Riforma pensioni, prelievi più salati. Esodati, speranze per altri 20mila

Redazione 27/05/13
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Era già apparso chiaro nella precedente legislatura, ma ormai è una certezza, oltre che l’unica via praticabile a breve termine: per trarre in salvo gli esodati ormai esposti alla mancata tutela pensionistica, bisognerà mettere mano alla legge Fornero ripartendo dalla proposta Damiano, il decreto 5103. Che questo intervento faccia parte della più complessa riforma delle pensioni annunciata dal ministro Giovannini, o, diversamente, finisca per costituire un provvedimento ad hoc, è ancora tutto da vedere. Nei mesi passati, è bene ricordare, era stata la Ragioneria di Stato a bocciare la soluzione di Cesare Damiano, ritenendola troppo esosa per le casse statali.

Sono in arrivo giornate decisive per i ritocchi alla riforma di Elsa Fornero che, inserita nel decreto salva Italia di fine 2011, nel bel mezzo della tempesta finanziaria, con le iene dei mercati internazionali che avevano accerchiato il sistema economico del nostro Paese, aveva messo in cantiere risparmi per circa 20 miliardi di euro da qui al 2020, generando, però, l’errore non calcolato della massa enorme e in continua espansione dei non salvaguardati, rimasti senza lavoro per accordi collettivi, individuali o per la congiuntura che ne aveva reso necessario il ricorso alla messa in mobilità, arrivando a contare quasi 400mila lavoratori esposti in totale.

Così, il primo intervento per favorire un rientro e coprire la falla esodati, sarà indubbiamente la maggior flessibilità per i criteri di accesso alla tutela previdenziale, che  la legge Fornero aveva ingessato. L’ipotesi più accreditata, come noto, è quella di inserire un criterio di penalizzazione per chi andrà in pensione tra i 62 e i 65 anni, e un corrispettivo di bonus per quei lavoratori anziani che scelgano di restare al lavoro anche tra i 65 e i 70. In entrambi i casi la quota in aggiunta o in deficit nell’assegno dovrebbe corrispondere al 2%, anche se non sono esclusi interventi più sostanziosi per assicurare una maggiore garanzia di riuscita ai piani del governo. Le ultimissime, infatti, accennano a un prelievo una tantum sull’assegno per chi scelga l’uscita anticipata dal lavoro in un range che potrebbe andare dall’8 al 15%.

Gli obiettivi, come ribadito nei giorni scorsi dal premier Letta e anche dal ministro del Lavoro Giovannini, hanno come assoluta priorità quella di porre fine al calvario di tutti gli esodati entro fine 2013. Parole che, con ogni probabilità, non saranno da tradurre come “salvaguardia anche per quelli non ancora inseriti nei processi di rientro”, ma in qualità di “chiusura delle procedure avviate per gli esodati già in essere”. IL che significa che entro fine anno dovrebbero essere erogate 130mila pensioni, come disposto dai 3 decreti esodati emanati dal governo precedente, ma non una di più.

L’unico spiraglio, come lasciato intendere dall’esecutivo, sarebbe quello di un allargamento della platea di altre 20mila posizioni, appena sufficienti a raggiungere, forse, la metà degli interessati complessivi, insieme a quelli attualmente già in attesa della pensione. Tra i possibili rientranti nella futura tranche di esodati presi in carico, un’altra porzione dei contributori volontari al 4 dicembre 2011 – giorno in cui la riforma è entrata in vigore -o, ancora, dei cosiddetti “cessati”.

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