Processo Mediaset, l’odissea di Berlusconi alla ricerca dell’impunità

Redazione 09/05/13
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Con la condanna in appello a quattro anni di Silvio Berlusconi – e 5 di interdizione dai pubblici uffici – viene posto un altro mattone in una vera e propria odissea giudiziaria, segnata da continui rinvii e rivendicazioni di legittimità. Un cammino che arriva, sì, alla sentenza di secondo grado, ma è ancora ben lungi dall’essere concluso. Chiuso il dibattimento in corte di Appello, infatti, ora le carte si sposteranno in Cassazione, nella corsa contro il tempo che si aprirà sui termini di prescrizione del reato, che scatteranno nel giugno 2014. E anche nel caso in cui la Suprema Corte dovesse confermare la sentenza, dovrà pronunciarsi anche la Giunta per le autorizzazioni del Senato. MA andiamo con ordine e ripercorriamo l’intera vicenda giudiziaria.

E’ nel giugno 2003, che si viene a conoscenza come la procura milanese si stia occupando dei fondi esteri di Fininvest. Dopo lo scoop su alcuni quotidiani, l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli bloccò la rogatoria richiesta dagli Usa. L’indagine è iniziata nel 2001, precisamente, e si riferiscono a reati commessi a partire dal 1988 da parte del Biscione. Per un anno ancora, però, le acque rimangono quasi ferme, fino al luglio 2004, quando la Guardia di Finanza perquisisce gli uffici dell’azienda televisiva. Anche per l’udienza preliminare i tempi si confermano dilatati: prevista per l’autunno, viene fatta slittare esattamente a dodici mesi più tardi, il novembre 2005. Intanto, viene respinta la richiesta dei legali di berlusconi per lo spostamento del processo a Brescia. Servono altri nove mesi, però, per arrivare al rinvio a giudizio del Cavaliere (falso in bilancio, appropriazione indebita e frode fiscale le ipotesi di reato) e altre dodici persone, tra cui l’attuale presidente Fedele Confalonieri, mentre le posizioni dei figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio, vengono archiviate.

Dunque, si arriva al 2007, quando il carico su Berlusconi si alleggerisce notevolmente: i reati ipotizzati fino al 1999 cadono in prescrizione, così come l’accusa di falso in bilancio, mentre resta in piedi quella di frode fiscale. Intanto, però, il presidente del Consiglio in carica ha già in serbo un altro salvacondotto: si tratta del Lodo Alfano, che resterà in piedi fino alla dichiarazione di incostituzionalità della Consulta facendo scorrere rapidamente altri giorni sul calendario. Siamo ormai a fine 2009, quando il processo riprende, anche se interviene il ricorso del premier al famoso “legittimo impedimento”, che terrà congelato il Tribunale per un altro anno, con sporadiche udienze nel weekend. Finalmente, l’aula riapre nella primavera 2011. Intanto, la difesa del Cavaliere ha sollevato il conflitto di attribuzione verso i giudici milanesi e, stavolta, la Corte costituzionale riconosce le ragioni del primo ministro. Dopo la caduta del governo, Berlusconi resta imputato, e nel giugno 2012 l’accusa chiede 3 anni e 8 mesi di condanna per il fondatore di Mediaset. Il 26 ottobre 2012, arriva la sentenza di primo grado, che condanna Berlusconi a 4 anni – di cui 3 indultati – più il macigno di cinque di interdizione dai pubblici uffici. Assolto Confalonieri.

L’Appello apre il faldone Mediaset nel gennaio 2013, i giudici respingono prima il rinvio a causa delle elezioni, ma accolgono poi l’impedimento manifestato da Berlusconi per una riunione col Pdl, di cui viene presentata una lettera apposita del segretario Angelino Alfano. Si arriva a marzo con la diagnosi a Berlusconi della famosa uveite, mentre legittimi impedimenti vengono respinti e accolti in sequenza, fino alla sentenza di ieri, che ha confermato in toto il giudizio di primo grado.

Ora, la palla passa alla Cassazione: entro l’autunno, le carte dovrebbero arrivare a Roma. Dunque, tecnicamente i tempi per una sentenza operativa potrebbero esserci, ma visti i precedenti è possibile che intervenga qualche artificio legale e vedere l’ombra della prescrizione avvicinarsi inevitabilmente.

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