Redditometro: Befera tira il freno e la Cassazione sta con i cittadini

Redazione 17/01/13
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Il redditometro, così come l’Imu, la Tares, è entrato a far parte del dibattito tra i rappresentanti degli schieramenti politici, perché è, di diritto, fra le tematiche elettorali grazie alle quali si possono persuadere i cittadini in vista del voto del 24 febbraio. L’Agenzia delle Entrate, però,  tira il freno e ricorda ancora una volta come garantire l’operatività concreta di questo meccanismo per la lotta all’evasione fiscale sarà un processo ancora lungo, o almeno non così immediato come poteva apparire fino a qualche giorno fa.

Non saranno tempi brevi, infatti, quelli in cui la sospirata circolare attesa per far partire il redditometro arriverà, lo ha affermato Marco di Capua, vicedirettore vicario dell’Agenzia delle Entrate, in occasione del Convegno su “l’anagrafe tributaria nella prospettiva del federalismo fiscale” organizzato a Roma dalla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria. Di Capua ha chiarito che “serve il tempo materiale per pensarla e scriverla (la circolare). Quando la circolare sarà diffusa potrà decollare il nuovo meccanismo per la lotta all’evasione fiscale”.

Quello che il vicedirettore ha sentito di specificare, per rassicurare i cittadini sinceramente allarmati, è che il redditometro si concentrerà su “forme di evasione spudorata e sui finti poveri e non è uno strumento di accertamento di massa”, lo dimostra il dato secondo cui saranno meno di 40 mila i controlli che verranno effettuati quest’anno. C’è di più, i controlli non ci saranno su scostamenti minimi, come possono essere mille euro al mese, per un totale di 12 mila euro l’anno, la vera sfida per il braccio operativo del fisco sarà quella di dare un’applicazione equilibrata e mirata  del redditometro.

Befera, tuttavia, difende l’efficienza della sua creatura e ha chiarito come dal 2008 sono oltre 1,8 milioni le rateazioni concesse per oltre 22 miliardi e pari a 72 rate. Somme che l’erario ancora non ha incassato ma che “stiamo recuperando, seppure lo faremo in un lasso di tempo lungo” ha detto Beferagrazie anche una cresciuta sensibilità dell’opinione pubblica rispetto all’evasione fiscale che tende a essere percepita in tutta la sua gravità”.

Il redditometro, rispetto al passato, ha abbandonato la presunzione della disponibilità di pochi beni e come ha spiegato Befera ora “l’analisi dell’infedeltà fiscale si concentra sulla compatibilità tra reddito consumato e dichiarato”, almeno questo è quello che vale per le persone fisiche. La creazione di liste selettive di contribuenti da sottoporre a controllo, inoltre, verrà fatta nell’ossequio della privacy e ciascun accesso sarà sempre tracciato dal sistema informativo, eppure la Corte dei Conti non pare persuasa sulla totale bontà di questo strumento.

Luigi Giampaolino, presidente della magistratura contabile, che è intervenuto al Convegno romano, ha richiesto una cautela maggiore nell’utilizzo del redditometro: “ è necessario evitare un uso disinvolto di informazioni disallineate e non verificate” ha dichiarato il presidente, evidenziando che come ogni strumento presuntivo, il redditometro necessita di cautela ed efficacia probatoria.

E’ necessario che le amministrazioni verifichino sempre i risultati – ha proseguito Giampaolinosoprattutto in quei casi in cui esistono situazioni in cui la titolarità formale di utenze e canoni non coincide con coloro che ne supportano l’onere finanziario. In questi casi sarà opportuno che gli uffici procedano con grande attenzione per arrivare all’effettiva titolarità soggettiva“.

Le dichiarazioni di Giampaolino, del resto, fanno eco alla pronuncia della Corte di Cassazione che con la sentenza n.23554/2012, in modo palese, ha dichiarato che la natura di presunzione semplice del redditometro, potrebbe, la maggior parte delle volte, alleviare gli oneri dei contribuenti nel dare elementi adatti a verificare che si sono prodotti redditi inferiori rispetto a quanto contestato. In qualsiasi circostanza in cui questo maggior reddito proviene dall’applicazione degli indici statistici dovrebbe ottenere, pena la censura in sede giudiziaria, che l’Ufficio anche dopo il contraddittorio, fornisca altri riscontri idonei a integrare il risultato dell’elaborazione statistica. 

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