Napolitano, Consulta accoglie ricorso contro Procura

Redazione 04/12/12
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La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso del Quirinale nei confronti della procura di Palermo per le intercettazioni indirette di alcune conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con l’ex ministro Nicola Mancino, le sui utenze erano state messe sotto controllo su mandato dei pm palermitani che indagano sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Le conversazioni registrato in modo fortuito nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia saranno adesso distrutte.

“La Corte costituzionale – informa la Consulta nel comunicato stampa – in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal Presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell’ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione ai sensi dell’articolo 271, 3 comma, c.p.p. e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti”.

Nell’udienza di oggi l’avvocatura di stato ha sostenuto che «La Procura di Palermo ha trattato queste intercettazioni come normali intercettazioni, non ha tenuto presente il fatto che siano intercettazioni illegittime», creando un «vulnus nella riservatezza del Presidente». Hanno pertanto chiesto che le intercettazioni vengano distrutte e non divulgate. Alessandro Pace, uno dei legali della Procura di Palermo, ha sostenuto che il ricorso dell’avvocatura dello Stato prospetta un surplus di garanzia per il Presidente della Repubblica. «Se venisse intercettata casualmente una conversazione del Capo dello Stato dalle quale si evince che sta ordendo un colpo di stato, la Procura cosa dovrebbe fare? Distruggere i file? Distruggere le intercettazioni?», ha chiesto Pace, ribadendo che «non è il caso attuale è solo un’ipotesi». Bisogna chiedersi, però secondo Alessandro Pace, perché di questo surplus non debbano godere anche il presidente del Consiglio e i ministri. E soprattutto, ha ribadito Pace, bisogna chiedersi che conseguenze avrebbe per la nostra Repubblica se quest’ambito di garanzia aumentasse e si allargasse in questo modo. «I magistrati dovrebbero astenersi da disporre intercettazioni a carico di moltissimi soggetti»: la conclusione paradossale del magistrato.

Leggi il testo integrale del ricorso e la memoria della Procura.

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