Tra sanità e dietrofront: la spending review è esercizio da equilibristi

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Mentre il presidente di Confindustria Squinzi si affretta nel discolparsi per la salita infermabile dello spread, che fra l’altro ha aperto questa mattina a 477, e a smentire chiunque – o solo Mario Monti – lo accusi di inciuci con la Cgil (Confindustria e Cgil insieme effettivamente suona un po’ strano, ma nell’era della spending review tutto è possibile sull’onda del risparmio di risorse e dell’accorpamento degli Istituti…), il Ministro della Salute Balduzzi cerca di tranquillizzare un Paese che è sempre stato all’avanguardia nei settori sociale e sanitario che, tutto sommato, le sforbiciate previste di qui a breve non sono poi così devastanti.

Difficile credergli: i 7 mila posti in meno negli ospedali italiani a partire dal 2013 non sono poca cosa, anche se probabilmente questa parte della spending review andrà rivista, considerando i timori che questi tagli rendano ingestibile la situazione con le Regioni. Per questo, lo stesso Ministro ha già cominciato opera di mediazione, difendendo si le scelte del Governo che secondo lui non sono “tagli lineari ma un definanziamento orientato alla riduzione di sprechi e inefficienze e a una riorganizzazione complessiva del sistema” ma aprendo la porta alle regioni virtuose, che poi sarebbero quelle sin d’ora in linea con i nuovi paletti stabiliti dalla spending review e che, proprio per questo, saranno anche premiate.

Tecnicamente parlando, sul capitolo posti letto, giusto per fare chiarezza, il decreto prevede che si raggiunga lo standard di 3,7 posti per mille abitanti, gradualmente e attraverso gli atti di programmazione che le Regioni dovranno mettere a punto entro novembre. Ora siamo a una media di 3,9: contando anche le strutture private accreditate, anche loro sottoposte ad austerity, il totale del taglio dovrebbe assestarsi attorno ai 12 mila. Già da queste ore, comunque, Balduzzi si opererà per fissare una base di colloquio che punta a definire il nuovo Patto della Salute, da chiudere entro il 31 luglio. Chissà se alla fine Balduzzi e Monti riusciranno a convincere ospedali, farmacisti e direttori di Asl che qui non si sta sparando sul mucchio (come teme Bersani ma non solo lui) ma che si hanno le ‘mani di forbice’ come il cario e vecchio Edward di Tim Burton, uno che tagliava talmente bene che non ti accorgevi nemmeno delle potature. Nel Paese dove tirare il sasso e nascondere la mano è lo sport quotidiano (“le mie parole sono state decontestualizzate, il senso era completamente diverso”, giusto per ricordare le dichiarazioni di Squinzi neppure 24 ore dopo aver testualmente detto “no a macelleria sociale” commentando la neo-legge spending review) non è sempre facile crederci. Oppure basta aspettare domattina e vedere se lo spread scenderà…

Matteo Peppucci

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