Rischio ferie per i parlamentari, la rivolta passa dalla Camera al web

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Cosa ci tocca sentire?

Poi dicono che gli italiani sono prevenuti contro la classe politica: prendete la giornata di ieri e la querelle (se così la vogliamo chiamare, visto che il termine giusto sarebbe cabaret) relativa ai decreti in scadenza a metà agosto e al rischio che la Camera si trovi senza maggioranza ‘causa ferie’.

Effettivamente, per circa 10.000 euro al mese lordi di media, il sacrificio ferragostiano è eccessivo: “se ci volete far stare qui fino al 12-13 agosto, sono problemi vostri, non ci sarà nessun altro”.

Mah.

Nel dubbio, torniamo indietro: il problema, ovvero l’alto numero di decreti da ‘smazzare’, è evidentemente nuovo, il che forse è anche più inquietante della battuta dell’onorevole Fabrizio Cicchitto al ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Per la serie: ma rappresentare un Paese è come sedersi alla scrivania per aggiornare qualsiasi banca dati? E ancora? Negli ultimi ‘enne’ anni, non è mai capitato di lavorare ad agosto a Montecitorio e dintorni? E, infine: in Germania, Regno Unito, Olanda e Stati Uniti, ci si porrebbe solamente il problema?

Poi, ovviamente, è arrivato il classico dietrofront parziale di Cicchitto (“al netto del fraintendimento totale di ciò che è stato detto scherzosamente tra Giarda e me, la preoccupazione vera è la sovrapposizione di un numero straripante di decreti che rischiano di intasare i lavori della Camera tra luglio, agosto e settembre”) successivo allo scatenarsi delle reazioni più o meno serie che, ancora una volta (e questo è probabilmente l’unica vera nota positiva del tutto), hanno usato i social network come mezzo di comunicazione. “Altro che vacanze! Per me si può rimanere alla Camera anche a Ferragosto”, ha scritto il leader Udc, Pier Ferdinando Casini, su Twitter. Dopo di lui, ecco Antonio De Poli dell’Udc. “I politici così non vanno in ferie? Neppure tanti italiani, a causa della crisi”. Ehm, si, va beh, non è proprio la stessa cosa. Bersani, invece, è stato al solito signorile: “sono due anni che non andiamo in ferie. Finché si deve votare, staremo qui, anche se c’è gente che ha famiglia e farebbe volentieri due giorni di ferie. Però così si passa il segno”.

Il segno, il limite, la riga, il vaso traboccante: la sensazione è che sia ‘passato’ da un pezzo, per dirla alla bolognese. E mentre sui social cominciavano ad esprimere le proprie opinioni pure i comuni (cittadini) mortali (“andate in ferie per sempre” il più gettonato e/o educato), alla Camera ci pensava Gianfranco Fini a chiudere una volta per tutte la questione. “Visto l’alto numero di decreti in scadenza, i lavori potranno continuare anche nelle settimane successive alla prima e seconda di agosto e si potrà prevedere di votare anche lunedì e venerdì ed in notturna”. Sarà mica perché Europei ed Olimpiadi all’epoca saranno conclusi e non ci si perderà nulla?


Matteo Peppucci

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