FMI: sì dei Paesi emergenti al potenziamento del “firewall”

Redazione 19/06/12
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Il “firewall”, il “muro di fuoco” che dovrebbe proteggere come ultimo baluardo i debiti sovrani dall’assalto della speculazione, sarà potenziato. Dopo un braccio di ferro durato fino a poche ore fa al vertice del G20 in corso nella città messicana di Los Cabos, Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, ha incassato l’aumento degli stanziamenti complessivi per rafforzare il “firewall”. È arrivato alla fine un atteso (e fondamentale) via libera anche da parte dei “Brics”: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. L’ammontare del fondo posto a garanzia dei debiti pubblici nazionali arriva così ad ammontare a 456 miliardi di euro (43 miliardi stanziati dalla sola Cina), pari 26 miliardi di dollari in più di quanto era stato preventivato negli incontri di primavera, ma comunque molto meno di quanto auspicato dalla numero uno del Fondo: Christine Lagarde aveva infatti stabilito un obiettivo originario di 600 miliardi di euro.

L’attuale G20 fa registrare, in maniera sempre più eclatante, nuovi rapporti di forza su scala mondiale. I cosiddetti Paesi emergenti (in realtà, già emersi) ormai si muovono sempre più in sintonia tra loro, si riuniscono periodicamente, emettono comunicati e dettano l’agenda ai grandi Paesi industrializzati con le loro economie evolute, ma in affanno e piegate sotto il peso di enormi debiti pubblici. Gli aiuti attualmente stanziati dai Brics per il potenziamento del “firewall”, infatti, sono condizionati al fatto che verranno utilizzati solo come extrema ratio, quando saranno terminati gli altri contributi già decisi ad aprile 2012 (con circa 200 miliardi in arrivo dall’Europa), pari a 380 miliardi di euro.

Tuttavia al G20, con l’obiettivo del rafforzamento del Fondo ormai raggiunto, sembra essere tornata  a regnare un’atmosfera sostanzialmente ottimistica. Ai 456 miliardi di erogazioni dirette al Fmi, infatti, vanno aggiunte le due ulteriori “reti di protezione” costituite dall’Efsf (European financial stability facility), che può schierare 250 miliardi di euro, e dall’Esm (European stability mechanism), in procinto di rimpiazzare lo stesso Esfs a partire dal 1 luglio 2012 e in grado di mobilitare 500 miliardi di euro. Complessivamente, dunque, il “firewall” dispone di una potenza di fuoco superiore ai 1.100 miliardi di euro. Una cifra che dovrebbe essere sufficiente a tenere a freno l’impeto della speculazione internazionale. Così, almeno, si spera.

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