Mega Conspirancy, le ragioni dei Giudici

Redazione 07/02/12
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Nelle ultime settimane in Rete – e fuori dalla Rete – si è discusso molto della vicenda giudiziaria a stelle e strisce che ha portato all’arresto, da parte dell’FBI – circostanza, quest’ultima di per sé sufficiente, specie nel vecchio continente affezionato alle serie TV americane, a vestire l’intera storia di un appeal mediatico senza eguali – di Kim Dotcom ed alla chiusura di siti come Megaupload e Megavideo.

In questo vivace dibattito, opinione pubblica, giornalisti e professionisti del diritto hanno spesso ipotizzato – talvolta, occorre darne atto con toni catastrofici ed apocalittici – che quanto accaduto era il frutto della reazione dell’industria di Hollywood allo “sciopero della Rete”, proclamato ed attuato dai più grandi fornitori di servizi online per protestare contro l’approvazione del SOPA – il famigerato disegno di legge anti-pirateria la cui approvazione da parte del congresso USA appariva all’epoca imminente – e che si trattava di un segnale forte e chiaro che l’industria audiovisiva stava inviando agli internet Service provider – intermediari della comunicazione – di tutto il mondo per avvertirli che, nulla, dal giorno dopo, sarebbe stato uguale al passato e che la loro attività avrebbe potuto fare la fine di quella del Mega-clan appena smantellato.

Allora anche i servizi come YouTube sono a rischio? Si è persino domandato qualcuno, probabilmente spinto da alcune suggestive profezie secondo le quali il 2012 oltre che l’anno della fine del mondo secondo la profezia Maya, sarebbe anche quello del Copyright, come se gli ultimi dieci anni non abbiano meritato analogo titolo e “riconoscimento”.

La lettura delle oltre settanta pagine del provvedimento [n.d.r. l’indictement è, nella sostanza, un atto di accusa] della Corte distrettuale della Virginia all’origine dell’arresto del Boss della Mega-Conspirancy – per dirla con le parole, di per sé significative dei Giudici – nella quale pochi commentatori si sono, probabilmente, sin qui avventurati, consente, in realtà [n.d.r. a condizione, ovviamente, di sgombrare la mente da ogni preconcetto e di voler resistere alla tentazione di perseguire facili sensazionalismi] di acquisire una visione più chiara di quanto realmente accaduto e di ponderare meglio certe previsioni e profezie sull’impatto che la decisione potrebbe avere sull’universo degli intermediari della comunicazione.
Qui la versione integrale del commento e qui il provvedimento della Corte.

Redazione

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