Festività: niente spostamenti di data, almeno per ora

Luigi Oliveri 22/12/11
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Le festività civili per ora rimangono fissate alle date canoniche. Come si ricorda, la manovra “estiva” aveva stabilito che con un decreto del Presidente del Consiglio il lunedì di Pasqua, il 26 dicembre e la festività del Santo patrono potessero essere spostate al lunedì o alla domenica o al venerdì precedenti.

Scopo dichiarato: evitare il cosiddetto “ponte lungo” e garantire un incremento al Pil nazionale, con un aumento delle giornate di lavoro.

Su Italia Oggi del 21.12.2011 un articolo inneggia alla decisione del premier spagnolo, che ha annunciato l’intenzione di spostare tutti i giorni di festa al lunedì. Simmetricamente, l’articolo va giù duro con le critiche al Governo che non ha adottato nei termini previsti, cioè il 30 novembre scorso, il decreto col quale spostare le festività 2012 anche in Italia.

Sul punto, non si può fare a meno di evidenziare qualche nota. In primo luogo, stupirsi che entro il 30 novembre il presidente del Consiglio non abbia emanato il decreto appare quanto meno strano. Proprio in quei giorni il Governo neo costituito era impegnato in problemi e questioni oggettivamente “un po’” (solo un po’…) più importanti dello spostamento delle festività. Non tenere conto di questa situazione per criticare l’inerzia del Governo nell’adottare il provvedimento, mentre l’Italia intera rischiava di cadere vittima della crisi, appare quanto meno riduttivo.

Lo spostamento delle feste era, probabilmente e giustamente, l’ultimo dei pensieri del nuovo esecutivo.

Seconda considerazione: si afferma che la conservazione in naftalina del decreto segnerebbe la vittoria del “partito dei pontieri”, di coloro, cioè, che vogliono salvaguardare il “ponte” festivo, al contrario della virtuosissima Spagna.

A parte il fatto che in terra iberica si è ancora nella fase dell’annuncio dell’intenzione di spostare al lunedì le feste e non si è ancora capito quali, sembra piuttosto evidente che se le feste si spostano al lunedì il ponte viene effettuato lo stesso. L’unico modo per evitarlo è accorparle alla domenica. Che abbia vinto il “partito dei pontieri” anche in Spagna, a sua insaputa?

Ma, poi, oggettivamente la Spagna, come del resto l’Italia, è liberissima di decidere quando concedere le festività. Un piccolo particolare forse sfugge all’analisi dell’opportunità di intervenire sul tema: il ponte lungo può essere certamente una fonte di riduzione della produttività per un pezzo del Pil nazionale. Tuttavia, è, al contrario, un’occasione strepitosa di incremento della produttività e della ricchezza per un’altra parte significativa: tutto l’insieme delle imprese impegnate nei settori del turismo e del commercio. L’Italia, nel breve volgere di 30 anni, è passata dal primo al quinto posto tra i Paesi più visitati da turisti. Eliminiamo anche i ponti lunghi, per essere “europei”. Ma rischiamo di ritrovarci ancora più marginali e provinciali proprio nella risorsa fondamentale, il turismo, che dovrebbe essere la leva fondamentale per il rilancio del Paese.

A proposito: la Spagna può, forse, consentirsi la manovra sulle festività. Ci ha, purtroppo, superato da tempo e di gran lunga proprio sulle presenze dei turisti…

Luigi Oliveri

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