L’amianto che uccide e divide

Redazione 19/12/11
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È di questi giorni la notizia del riconoscimento da parte del Tribunale di Brescia della correlazione tra le lavorazioni fatte sulle navi della Marina militare e la patologia del tumore derivata da esposizione all’amianto. La Corte di Appello bresciana ha infatti riconosciuto come malattia professionale il tumore che causò la morte di un operaio che per trent’anni lavorò per il gruppo aziendale impegnato in manutenzioni navali militari.
Una piccola vittoria per le associazioni che da anni lottano per tante cause come questa che però negli ultimi giorni hanno assistito alla rinuncia da parte del Comune di Casale Monferrato a partecipare in qualità di parte civile al processo contro la multinazionale Eternit.  L’amministrazione comunale ha deciso di accettare l’offerta di 18 milioni di euro di risarcimento da parte di Stephan Schmidheiny,  titolare della multinazionale e imputato nel processo.
Il sindaco della cittadina piemontese ha dichiarato che “questa decisione non influenza in alcun modo il giudizio processuale e la condanna degli imputati. Il corso della giustizia proseguirà comunque senza modifiche nel capo di imputazione.
Il Comune rimane poi parte civile nei confronti dell’altro imputato, il belga Jean Louis De Cartier, e al fianco delle famiglie delle vittime dell’amianto nella loro lotta per ottenere giustizia”. “Ottenere subito il risarcimento economico dovuto – prosegue il Sindaco – evita di dover attendere la chiusura del processo e i diversi gradi di giudizio, e mette al riparo da future difficoltà di riscossione dovute alla nazionalità degli imputati, che non risiedono in Italia”.
“Per quanto riguarda l’uso dei fondi ricevuti, una parte importante sarà destinata ad aiutare la ricerca sul mesotelioma, in modo da dare qualche speranza in più agli ammalati e a coloro che dovessero ancora essere colpiti da questa grave forma tumorale. Inoltre, durante la seduta di ieri sera, è stato approvato un emendamento affinché si crei una commissione non politica che vigili sulla gestione e l’utilizzo dei fondi”.
Una parte dei fondi servirà a proseguire e velocizzare le operazioni di bonifica del nostro territorio, in aggiunta a quelli già garantiti dallo Stato e dalla Regione (recentemente sono stai stanziati 9 milioni di euro)”.
“Infine – aggiunge Demezzi – è arrivato il momento per la città di pensare a un futuro diverso e di puntare a una ripresa economica e sociale capace di offrire una speranza ai nostri figli, dando nuovo stimolo a quegli investimenti che finora sono stati frenati dall’etichetta di “città dell’amianto” che accompagna il nome di Casale”.
“Sarebbe stato molto più semplice dire “no” – prosegue il Sindaco – ma è nostro dovere governare questa città. E questo vuol dire anche saper prendere decisioni difficili e controcorrente, ma che hanno sempre e comunque come obiettivo primario il beneficio per l’intera comunità. Dire no alla proposta non porterebbe alcun vantaggio dal punto di vista dei tempi e delle modalità della giustizia nei confronti degli imputati, non offrirebbe garanzie né certezze sui tempi, sull’entità e sulla possibilità concreta di ottenimento di un futuro risarcimento, infine non avremmo a disposizione le risorse utili al risanamento ambientale definitivo del nostro territorio, alla ricerca contro il mesotelioma e al rilancio economico e sociale di Casale”.  “Ed è proprio pensando all’interesse della città – conclude Demezzi – per quello che è stato e per quello che dovrà essere, che questa Amministrazione ha deciso di accettare questa offerta. Siamo i primi a esigere giustizia per le vittime e a non voler dimenticare il dramma che la nostra città vive ormai da troppi anni, ma vogliamo anche che Casale possa guardare a un futuro diverso”.
La decisione del Comune ha suscitato polemiche da parte dei sindacati, della stessa cittadinanza e delle associazioni delle vittime dell’amianto che restano in attesa della sentenza prevista il 13 febbraio prossimo.

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