E nel tormentato dilemma: sì ad un Governo tecnico di transizione!

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Nel gustare il sospiro di gioia per quello che ormai si appresta a diventare un sogno uscito da un incubo – l’agognata dipartita politica di Silvio Berlusconi – la domanda seria diventa: chi dopo di lui?

Bagarre aperta tra chi reclama le elezioni immediate, chi pretende la scelta di un premier di partito secondo gli usuali meccanismi di scelta partitica, chi suggerisce strade innovative, chi spera in un “governo tecnico”.

Chiariamo subito che il problema non è “cosa può piacere di più o di meno”, ma: “cosa deve necessariamente evitarsi e cosa deve necessariamente piacerci”.

Per farla breve: qui si tratta, ormai, solo di optare per il male minore.

La nostra attuale situazione nazionale non è quella di un malato che ha il naso un pochino intasato ed è indeciso se prendere la vitamina C o un buon decotto di timo.

Noi siamo al capezzale di un moribondo per il quale bisogna solo stabilire quale salvavita può fare meno danno. Al resto, a rimetterlo in sesto per fargli recuperare colorito, forza e gagliardia, ci si potrà pensare solo in fase di convalescenza e di successiva guarigione.

L’Italia oggi è su quel letto, con il prete pronto a darle l’estrema unzione.

Ha solo bisogno di sopravvivere, almeno sino a quando potrà arrivare – al momento giusto ed a pericolo di vita scampato – a nuove elezioni, indette con una legge elettorale diversa, organizzate e gestite con la serenità e la calma che merita una competizione democratica così decisiva.

. è oggi che l’Italia deve sopravvivere, non tra due mesi ….

L’Italia guarita avrebbe bisogno di tante cose:

– di una classe politica diversa, con la sonora epurazione di tanti avanzi di galera;

– di spietati controlli sulla moralità dei parlamentari e sulle loro condotte di “eletti mantenuti dai cittadini”;

– di una legge che regolamenti ex novo i costi e le spese degli stessi parlamentari e dell’indotto che vi gira intorno;

– di una riforma della giustizia vera ed integrale, basata sui problemi reali e non già sulla corsa alla salvezza processuale di un singolo. Una riforma da affidare: ai più autorevoli e riconosciuti giuristi che si assumano la responsabilità di ri-analizzare e ri-studiare l’attuale contesto storico e sociale al fine di individuare tutte le possibili situazioni rimaste scoperte dal punto di vista sanzionatorio; a dipendenti e funzionari degli uffici giudiziari che conoscano dal di dentro la miriade di disfunzioni e di carenze strutturali da affrontare e sanare; a tecnici che indichino le concrete necessità materiali della macchina Giustizia;

– di una riforma dello Stato sociale che riesca a garantire i servizi prioritari del cittadino (salute, istruzione, ricerca scientifica, tutela delle categorie deboli, solo per citarne qualcuno), quali realmente “bene pubblicoda gestire e controllare all’insegna della più assoluta trasparenza ed efficienza;

– di una riforma dei rapporti istituzionali, veri e non già di facciata, da tenere – prendendone in considerazione apporti, idee, suggerimenti ed aiuti – con la società civile, con i gruppi giovanili, con i sindacati, con i quartieri cittadini, con il mondo del volontariato, con il popolo del web, con il cittadino;

– di… vogliamo continuare?

 è oggi che l’Italia deve sopravvivere. Non tra due mesi…

Oggi abbiamo necessità di un medico serio e competente, fuori dalla mischia, non avvicinabile e non corruttibile, che metta bene il laccio emostatico e ci attacchi una flebo salvavita.

Nessuno dei nostri uomini di partito, alla luce della nostra attuale situazione politica, può farlo.

Che ci piaccia o no – oggi e non tra due mesi! – la nostra salvezza e la nostra sopravvivenza sono legate ad un governo tecnico di transizione.

Sarà bello progettare insieme un futuro diverso. Dopo. 

Franzina Bilardo

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