Scatola nera in auto: conviene?

Gli automobilisti scelgono sempre più spesso di montare il dispositivo GPS delle compagnie nella propria auto. Ma siamo proprio sicuri che sia un vantaggio averlo?

Massimo Quezel 06/05/17
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Nei primi giorni di aprile l’IVASS (l’istituto per la vigilanza sulle assiurazioni) ha pubblicato i risultati dell’indagine sul mercato assicurativo riguardante l’ultimo trimestre del 2016, dai quali emerge un dato molto significativo, ovvero il decisivo aumento di automobilisti che scelgono di installare la cosiddetta “scatola nera” all’interno del proprio veicolo per poter avere uno sconto sul premio assicurativo. A livello nazionale si parla di un 19% di contratti assicurativi RCA stipulati tra ottobre e dicembre 2016 che prevedono l’inserimento della black box.

E’ al meridione, in particolare, che il dispositivo sta riscuotendo grande successo: a Napoli e a Caserta sono più del 50% le polizze RCA che prevedono la scatola nera, mentre in città come Salerno, Foggia, Catania, Reggio Calabria, Palermo e Bari oltre il 40% dei veicoli ne sono muniti. Si tratta di zone dove il costo della RCA è notoriamente molto alto, pertanto risulta comprensibile che gli automobilisti sfruttino ogni opportunità per avere uno sconto sul premio annuale.

Cos’è la scatola nera

Si tratta di un dispositivo dotato di tecnologia GPS (in inglese: Global Positioning System) che, mediante la ricezione di un segnale radio proveniente da un satellite artificiale in orbita nello spazio, è in grado di registrare tutta una serie di dati riferiti al veicolo sul quale è montato, come, ad esempio, la velocità e le coordinate spaziali nelle quali il veicolo si trova in tempo reale. Le compagnie hanno particolarmente a cuore questa tecnologia in quanto permetterebbe, in teoria, di avere dati certi e incontrovertibili sulla condotta degli automobilisti in caso di sinistro, riducendo drasticamente, se non annullando del tutto, le possibilità di truffe.

I pro…

Come già detto, il vantaggio più immediato per l’automobilista che sceglie di montare la scatola nera nel proprio veicolo dovrebbe essere lo sconto sul premio. Usiamo il condizionale perchè in realtà tale vantaggio è molto relativo, ed inoltre è lasciato alle singole compagnie decidere il prezzo finale da prevedere. In media possiamo parlare di uno scorporo di circa il 10% del premio normalmente previsto. Nella maggior parte dei casi, quindi, poche decine di euro.

La scatola nera, inoltre, è in grado di fornire servizi aggiuntivi come l’assistenza satellitare, la chiamata ai soccorsi in automatico in caso di bisogno tramite un tasto di emergenza e, mediante l’attivazione di eventuali opzioni a pagamento, sistemi di antifurto satellitare.

…e i contro

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Partiamo da una semplice, quasi scontata osservazione: perchè le compagnie di assicurazione dovrebbero fornire un dispositivo così sofisticato e ricco di funzioni senza alcun costo aggiuntivo per l’utilizzatore e, anzi, addirittura garantendo uno sconto sul premio annuale?

Evidentemente se le compagnie incentivano gli automobilisti a montare la scatola nera significa che esse stesse hanno un vantaggio nella diffusione di questi dispositivi.

Velocità, rispetto dei limiti, periodi di maggiore utilizzazione del mezzo, tragitti percorsi con più frequenza, percorrenza abituale di zone maggiormente a rischio sinistro, ecc… tutti dati preziosissimi che le assicurazioni, grazie alla black box, avranno a disposizione in tempo reale. Si fa presto a comprendere come un maggiore conoscibilità dello stile di guida dell’utilizzatore del veicolo possa garantire alle compagnie la possibilità di profilare in maniera certosina ciascun cliente, rilevando soggetti con comportamenti più “rischiosi” e prevedendo magari per questi ultimi costi e maggiorazioni del premio ad hoc.

Si è detto poco sopra che uno degli obiettivi che le compagnie mirano a perseguire è quello di smascherare possibili truffe o sinistri organizzati a tavolino. Finalità, per altro, assolutamente condivisibile. C’è da dire, però, che è facile comprendere come ogni appiglio possibile per spostare la responsabilità dell’accaduto verso il soggetto che richiede il risarcimento verrà puntualmente utilizzato dalle compagnie al fine di non pagare, o di ridurre l’importo dovuto al minimo possibile. Così, ad esempio, se in caso di sinistro la scatola nera dovesse rilevare una velocità anche di pochissimo superiore al limite consentito in certo tratto di strada, la compagnia potrà quantomeno pretendere che venga stabilito un concorso di colpa, anche magari a fronte di una violazione del codice della strada ben più grave imputabile alla controparte (ad esempio una mancata precedenza).

Resta poi l’incognita di un eventuale malfunzionamento del dispositivo. Se, a quanto pare, i problemi tecnici che spesso si riscontravano in passato sono stati in gran parte risolti dalle scatole nere di ultima generazione (incompatibilità con le centraline, scaricamento rapido della batteria dell’auto, ecc.) non si può certo dire che si tratti di un apparecchio in grado di dare risultati certi in ogni circostanza. I motivi che possono determinare un errore nella rilevazione, oltre al guasto del dispositivo, possono essere anche dovuti ad una temporanea perdita del segnale GPS, un po’ come avviene con i navigatori satellitari in zone dove la ricezione del segnale è più scarsa. Evidentemente se la scatola nera rileva il veicolo in una posizione che non corrisponde al luogo dove si presume si avvenuto un sinistro, spetterà al danneggiato dimostrare che il dato registrato è errato, ricorrendo a perizie e, con ogni probabilità, dovendo ricorrere ad un giudice.

E, probabilmente, rimpiangendo i pochi euro risparmiati sul premio.

Massimo Quezel

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