Buone pratiche per gestire le persone

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Quando pensiamo alle relazioni integenerazionali nei luoghi di lavoro tendiamo a focalizzarci sull’aspetto intergenerazionale della questione.
Ma si tratta pur sempre di relazioni e le buone pratiche per gestirle rimangono valide, anzi, sono ancora più importanti.
Comprendere le preferenze nello stile di comunicazione dell’interlocutore e andargli incontro.

Esistono vari modelli che segmentano le persone sulla base di come preferiscono comunicare, né elencano i tratti identificativi più evidenti in modo da renderli più facilmente riconoscibili e danno suggerimenti utili per sintonizzarsi al meglio.
Ad esempio, con alcune persone è consigliato dedicare un poco di tempo alle chiacchiere iniziali prima di parlare di lavoro, mentre con altri bisogna non perdere tempo e andare diritti al punto.
Con qualcuna è meglio entrare nei dettagli, con qualcun’altra e opportuno dare solo la visione d’insieme.
Sembra banale, ma la verità è che noi tendiamo a usare il nostro stile preferito e non quello gradito a chi abbiamo davanti.
Il punto è questo: la comunicazione con persone di differenti generazioni e già complicata da diversi vissuti, motivazioni e valori. Cercare di andare incontro allo stile preferito dell’altro, magari per trovarsi a metà strada, può evitare molte frizioni inutili.
Date feedback a regola d’arte.

Nonostante i numerosi corsi che da decadi riempiono i calendari formativi aziendali, dare feedback negativi nel modo giusto rimane un obiettivo parecchio elusivo. Come mai?
Perché non è facile e spesso le emozioni ci prendono in ostaggio.
Dato che tra generazioni diverse avviene spesso che ci si urti o non ci si capisca, è utile conoscere alcune regole e usarle.
Date feedback costruttivi (se non vi state solo sfogando) cioè aiutate la persona a capire come agire diversamente.
• Meglio ancora, offritevi come risorsa per supportare il cambiamento.
• Siate molto precisi nel descrivere il comportamento che non avete gradito e le conseguenze provocate, che possono essere materiali (es. “quello che hai detto ha indisposto il cliente) o emotive (es. “quello che hai detto mi ha ferito).
• Tra soggetti con sensibilità differenti come tra diverse generazioni, dare per scontato l’altra persona capisca cosa ha sbagliato e quali conseguenze ha provocato è un errore.
Non attaccati male la persona, prendetevela con ciò che non va. Per esempio, non dite: “sei incapace di scrivere in italiano” ma piuttosto “i testi che scrivi contengono errori di grammatica e sintassi”.
Date feedback e a ridosso dei fatti. Se si lascia passare del tempo nessuno si ricorderà precisamente ciò che è avvenuto.
• Usate un tono assertivo e non aggressivo, Non mancate mai di rispetto e ascoltate quello che l’altra persona ha da dire. Quando si dà un feedback negativo, conta molto il come quasi quanto il cosa.

Cristiano Gallinelli

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