Pensioni: nel 2014 stop al ritiro anticipato per le donne

Redazione 26/08/14
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Colpo di scena sul fronte delle pensioni: l’Inps, con una mossa a sorpresa, anticipa i termini della cosiddetta “opzione donna” e, ora, il rischio è che molte lavoratrici siano costrette a rimanere al lavoro per altri anni, non avendo ancora maturato i requisiti minimi.

Si tratta della via d’uscita assicurata dall’allora ministro Roberto Maroni nel 2004, e che la legge Fornero in vigore dal 2012 ha esplicitamente mantenuto in vigore. La disposizione, cioè, secondo cui le donne che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi e 57 di età – 58 per le autonome – potessero ritirarsi dal lavoro, pur con una penalizzazione del 20 o 30 percento sull’assegno, il quale, oltretutto, verrebbe calcolato con metodo contributivo.

Si tratta di una possibilità vigente dal 2009, che ha permesso a circa 16mila donne di anticipare i termini di ritiro dalla vita lavorativa, pur con un minore introito mensile a fronte del malus imposto dalla legge

Ora, però, tutto questo rischia di vanificarsi dopo che, ormai due anni or sono, l’Inps ha diramato due circolari che anticipano il possesso dei requisiti al 2014 anziché all’anno prossimo, con opzione di pensionabilità a giugno per le dipendenti e ad agosto per le autonome.

Una previsione che obbligherà moltissime donne a rimanere al lavoro per ulteriori annualità, talvolta anche sei o sette, prima di maturare i requisiti minimi per la pensione.

A portare l’Inps all’anticipo dei requisiti, sarebbe il calcolo secondo cui non ci sarebbe disponibilità di risorse a sufficienza per assicurare tutte le pensioni tra 12 mesi. 

Eppure, denunciano le organizzazioni, il mantenimento dell’opzione Donna in vigore dal 2004 assicurerebbe risparmi per 200 milioni grazie al rientro previdenziale di tipo contributivo di circa 6mila donne, che supererebbe, secondo le stime, il miliardo di euro nei prossimi 25 anni nei quali le dirette interessate potrebbero incassare la pensione.

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