Salotto dei dipendenti pubblici

Giuseppe Vella 14/05/14
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Illustre Presidente Renzi,

Gentile Ministro Madia,

dopo aver analizzato, insieme ad amici e colleghi, il Suo appello ho deciso di partecipare alla “rivoluzione” della PA.

Analizzando i vari punti della Sua lettera si propone quanto segue.

È necessario però fare prima di ogni altra cosa alcune considerazioni propedeutiche ad ogni discorso.

La Sua “rivoluzione” è fondamentalmente una grande innovazione e noi per innovazione intendiamo la capacità del singolo di cambiare la propria amministrazione proponendo ad esempio risparmi o reperimento di fondi o semplicemente snellimento di qualsiasi procedura.

Costituisce innovazione una attività programmata con un preciso cronoprogramma il cui rispetto è l’oggetto di valutazione del merito con l’attribuzione del relativo premio.

È necessario arrivare al concetto di innovazione responsabile, ovvero al Merito di aver effettuato la propria attività con la diligenza del buon padre di famiglia raggiungendo un obiettivo tangibile che comporta il miglioramento della vita di tutti i cittadini.

Appare indispensabile ribadire l’ultimo comma dell’art. 97 della Costituzione: Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.

Sarebbe innovativo, se non rivoluzionario, che il reclutamento di nuovo personale avvenga esclusivamente tramite corso concorso. Come per la centrale unica degli acquisti ci sia anche la centrale unica dei concorsi nel pubblico impiego che deve valere anche per gli enti locali e territoriali. Le commissioni rigorosamente esterne e qualificate sulle tematiche della figura professionale da collocare. Le prove dovranno essere pubbliche e ai lavori della commissione potrà assistere una rappresentanza dei candidati.

Le prove, non predisposte da società di selezione, saranno sorteggiate tra le discipline studiate durante lo svolgimento del corso concorso.

Abolizione dei test attitudinali sostituiti con verifiche periodiche in ordine alle singole materie attinenti con la posizione da svolgere.

I commi 4 e 5 dell’art. 16 del dl 98/2011 parlano di piani triennali di razionalizzazione della spesa, facendo confluire il 50% dell’eventuale risparmio nel fondo per la produttività e la incentivazione al lavoro.

Che si sappia, pochissime PA hanno attivato i citati piani di razionalizzazione; gli amministratori vogliono spendere ed i dirigenti sono interessati ad accontentare i politici che gli affidano gli incarichi.

Forse sarebbe il caso di affidare agli stessi dipendenti la possibilità di segnalare, con un proprio progetto, una proposta di razionalizzazione della spesa, inviando, per pura conoscenza, copia di detto progetto alla Corte dei Conti. Ovviamente, l’amministrazione per rigettarlo lo dovrebbe motivare, se lo applica riconosce al “progettista” una percentuale del risparmio.

Avremmo così il “fannullone” che diventa “bounty squander” cacciatore di spreco.

Nulla dice la Sua lettera circa gli insegnanti.

Non sono dipendenti pubblici anche gli insegnanti?

Eppure guadagnano meno della media europea. I cervelli in fuga sono il frutto della scuola italiana o hanno tutti studiato all’estero?

Nulla si dice sulla sanità. Eppure, tutti i medici del dipendenti dal SSN sono inquadrati come dirigenti, anche quando dirigono solo se stessi.

Nulla si dice su una spesa sanitaria fortemente eterogenea tra le varie regioni.

Nulla si dice sulla razionalizzazione del personale sanitario, autonomia gestionale non significa autarchia gestionale.

Nulla dice la Sua lettera circa i dipendenti dell’agenzia dell’entrate, eppure, dovrebbero essere il cardine di ogni riforma o rivoluzione della PA.

Infatti, dall’incrocio dei dati in possesso dell’agenzia delle entrate, del PRA, i consumi di energia e gas, i metri quadri di case possedute, le partecipazioni azionarie ed il possesso di titoli di Stato potrebbero contribuire ad una valida caccia agli evasori fiscali.

La crisi, Signor Presidente, prima di essere economica è culturale, è stato dato ad ogni cosa un prezzo.

Tutto si vende e tutto si acquista, i soldi si guadagnano e si perdono, solo la dignità una volta perduta non è più riacquistabile.

La Sua “rivoluzione” per avere successo dovrà tendere ad una “rivoluzione culturale”, con buona pace di Mao Tze-tung.

Partiamo dal punto 1: abrogazione dell’istituto del trattenimento in servizio, sono oltre 10.000 posti in più per giovani nella p.a., a costo zero;

Siamo perfettamente d’accordo ma sarebbe necessario ed opportuno fare delle precisazioni.

LEGGE 335/1995 ART. 1 COMMA 6 stabilisce che: Ad ogni assicurato è inviato, con cadenza annuale, un estratto conto che indichi le contribuzioni effettuate, la progressione del montante contributivo e le notizie relative alla posizione assicurativa nonché  l’ammontare dei redditi di lavoro dipendente e delle relative ritenute indicati nelle dichiarazioni dei sostituti d’imposta.

L’INPDAP, ex ente previdenziale dei dipendenti pubblici, non ha mai inviato l’estratto conto previsto dalla legge, impedendo ai dipendenti pubblici la possibilità di conoscere la loro situazione contributiva, e poter ricorrere, se lo ritenevano, all’istituto della previdenza integrativa.

Enti dello Stato come l’INPDAP che non osservano le leggi dello Stato e hanno scarsa considerazione dell’oggetto del loro impegno lavorativo (i dipendenti pubblici).

Pensi, chiedere che la legge venga osservata diventa rivoluzionario!

Che si fa con quei dipendenti pubblici che avendo avuto una esistenza lavorativa “travagliata” e senza nessuna notifica da chi per legge avrebbe dovuto avvertirli circa il loro futuro, si ritrovano con una pensione da fame?

Teniamo conto che, come prescrive il comma 1 dell’articolo 98 della Costituzione, “i pubblici dipendenti sono al servizio esclusivo della nazione”. Pertanto, ai pubblici dipendenti è stato impedito di poter utilizzare liberamente il proprio tempo e fare un lavoro in più per migliorare sia le entrate nell’arco della vita lavorativa, sia il proprio montante contributivo.

Proposta: abbattere o tassare le rendite da pensione oltre i 4.000€ al mese e distribuire il risultato a chi non raggiunge i 1.000€ al mese.

Punto 2: modifica dell’istituto della mobilità volontaria e obbligatoria.

Nulla da aggiungere purché la scelta avvenga sulla base di parametri certi e non affidati alla discrezionalità di dirigenti e politici.

Punto 3: introduzione dell’esonero dal servizio.

Da un articolo del giornale “il Messaggero” sull’argomento, si legge: …….si parla dell’introduzione dell’esonero dal servizio, un meccanismo già ipotizzato nelle slides del Commissario alla spending review Carlo Cottarelli e che prevede che il lavoratore sia lasciato a casa in attesa di maturare i requisiti pensionistici con uno stipendio ridotto al 50-60 per cento. La variante allo studio del governo metterebbe in conto l’ipotesi di far lavorare questi «esonerati» anche poche ore la settimana facendo svolgere funzioni di pubblica utilità. 

Anche qui viene da chiedersi: sulla base di quali parametri certi e non affidati alla discrezionalità di dirigenti e politici, avverrebbe la individuazione degli esonerati?

Proposta per i punti 2 e 3: la creazione di un’anagrafe dei dipendenti pubblici presso il Ministero della PA che provvede anche ad individuare i parametri per la eventuale mobilità obbligatoria e l’eventuale esonero dal servizio.

Punto 4: agevolazione del part-time.

Se “agevolazione” vuol dire facilitare, eliminare le difficoltà, incentivare e lasciare l’uscita ed il rientro, alla discrezionalità del dipendente stiamo sulla strada giusta, diversamente potrebbe diventare strumento che crea solo ulteriore contenzioso.

Proposta: ammettere al part-time anche diminuzioni del 20% dell’orario di lavoro.

Punto 5: applicazione rigorosa delle norme sui limiti ai compensi che un singolo può percepire dalla pubblica amministrazione, compreso il cumulo con il reddito da pensione.

Perfettamente d’accordo, a condizione che detto limite colpisca i redditi medio/alti partendo da un minimo di reddito complessivo di 50.000€.

Punto 6: possibilità di affidare mansioni assimilabili quale alternativa opzionale per il lavoratore in esubero.

Anche qui vale quanto detto per i punti 2 e 3: creazione di un’anagrafe dei dipendenti pubblici presso il Ministero della PA che individua anche i criteri per l’affidamento a mansioni assimilabili.

Punto 7: semplificazione e maggiore flessibilità delle regole sul turn over fermo restando il vincolo sulle risorse per tutte le amministrazioni.

Perfettamente d’accordo.

Punto 8: riduzione del 50% del monte ore dei permessi sindacali nel pubblico impiego.

Proposta: utilizzo dei social network e di skype multiutente per comunicazioni ed incontri sindacali.

Non rieleggibilità, dopo due mandati, per chi ha svolto il ruolo di rappresentante RSU.

Punto 9: introduzione del ruolo unico della dirigenza.

Perfettamente d’accordo a condizione che avvenga su scala nazionale. Non si diventa dirigenti del Comune di …….. o della Regione …………. ma si diventa dirigenti dello Stato e utilizzati in ogni PA.

Punto 10: abolizione delle fasce per la dirigenza, carriera basata su incarichi a termine.

Perfettamente d’accordo.

Punto 11: possibilità di licenziamento per il dirigente che rimane privo di incarico, oltre un termine.

Perfettamente d’accordo a condizione che i parametri per dichiarare un dirigente “privo d’incarico” siano certi e regolamentati su scala nazionale.

Punto 12: valutazione dei risultati fatta seriamente e retribuzione di risultato erogata anche in funzione

dell’andamento dell’economia.

Perfettamente d’accordo.

Punto 13: abolizione della figura del segretario comunale.

Il segretario comunale, dipendente del Ministero degli Interni, era una figura di raccordo tra lo Stato e l’ente locale. Il notaio degli atti. Dopo l’abolizione dei Co.Re.Co. chi controlla la legittimità degli atti degli enti locali?

Proposta: uffici provinciali della Corte dei Conti con funzioni di controllo della legittimità della spesa degli enti locali. Affidamento ai segretari comunali di detti uffici.

Punto 14: rendere più rigoroso il sistema di incompatibilità dei magistrati amministrativi.

Perfettamente d’accordo.

Punto 15: conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, asili nido nelle amministrazioni.

Proposta: rivedere l’insieme del sistema di benessere nei luoghi di lavoro.

Tagli agli sprechi e riorganizzazione dell’Amministrazione.

Punto 16: riorganizzazione strategica della ricerca pubblica, aggregando gli oltre 20 enti che svolgono

funzioni simili, per dare vita a centri di eccellenza.

Proposta: affidare i fondi per la ricerca ai centri di eccellenza lasciando alle regioni il potere di solo controllo della spesa e dei risultati.

Proposta 17: gestione associata dei servizi di supporto per le amministrazioni centrali e locali (ufficio per il personale, per la contabilità, per gli acquisti, ecc.)

Perfettamente d’accordo.

Punto 18: riorganizzazione del sistema delle autorità indipendenti.

Perfettamente d’accordo

Punto 19: soppressione della Commissione di vigilanza sui fondi pensione e attribuzione delle funzioni alla Banca d’Italia.

Perfettamente d’accordo.

Punto 20: centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia.

Perfettamente d’accordo.

Punto 21: abolizione del concerto e dei pareri tra ministeri, un solo rappresentante dello Stato nelle

conferenze di servizi, con tempi certi.

Perfettamente d’accordo.

Punto 22: leggi auto-applicative; decreti attuativi, da emanare entro tempi certi, solo se strettamente

necessari.

Perfettamente d’accordo.

Punto 23: controllo della Ragioneria generale dello Stato solo sui profili di spesa.

Da verificare.

Punto 24: divieto di sospendere il procedimento amministrativo e di chiedere pareri facoltativi salvo casi

gravi, sanzioni per i funzionari che lo violano.

Perfettamente d’accordo.

Punto 25: censimento di tutti gli enti pubblici.

Perfettamente d’accordo.

Punto 26: una sola scuola nazionale dell’Amministrazione

Perfettamente d’accordo.

Punto 27: accorpamento di Aci, Pra e Motorizzazione civile.

Perfettamente d’accordo.

Punto 28: riorganizzazione della presenza dello Stato sul territorio (es. ragionerie provinciali e sedi regionali Istat) e riduzione delle Prefetture a non più di 40 (nei capoluoghi di regione e nelle zone più strategiche per la criminalità organizzata)

Il territorio dello Stato è nato con una strutturazione per province. Tutto l’ordinamento amministrativo dell’Italia fa riferimento alle province. Non solo prefetture ma ospedali, uffici del territorio, agenzia delle entrate, INPS, questure e comando Carabinieri e Guardia di Finanza hanno connotazione per province.

Il governo non vuole più un suo ufficio rappresentante in ogni provincia?

Lo Stato, già abbastanza assente sul territorio, oggi rinuncia alle Prefetture, domani potrebbe rinunciare alle Questure, ecc..

Unico ufficio che sicuramente resterà e sarà ampliato, l’Agenzia delle Entrate con annessa depandance per Equitalia.

Proposta: sedi provinciali della Corte dei Conti. E’ chi gestisce i soldi dei cittadini che deve essere più controllato.

Punto 29: eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle camere di commercio.

Dove si andranno a chiedere le visure camerali? Chi ci dirà se i soci di una società sono in “odore” di mafia?

Vogliamo transitare da un civil low (camera di commercio come ente pubblico) ad un common low (camera di commercio come ente privato) di provenienza anglosassone. Abbiamo la maturità civile degli anglosassoni?

Punto 30: accorpamento delle sovrintendenze e gestione manageriale dei poli museali.

Perfettamente d’accordo.

Punto 31: razionalizzazione delle autorità portuali.

Perfettamente d’accordo.

Punto 32: modifica del codice degli appalti pubblici.

Perfettamente d’accordo.

Punto 33: inasprimento delle sanzioni, nelle controversie amministrative, a carico dei ricorrenti e degli

avvocati per le liti temerarie.

In linea di principio perfettamente d’accordo. Da considerare che spesso i ricorrenti sono i più deboli, quelli che subiscono angherie e soprusi dai superiori. Una norma del genere li ridurrebbe allo stato di silenzio da paura.

Proposta: sanzione o licenziamento del superiore che perde una causa instaurata, per motivi di lavoro, da un sottoposto.

Punto 34: modifica alla disciplina della sospensione cautelare nel processo amministrativo, udienza di merito entro 30 giorni in caso di sospensione cautelare negli appalti pubblici, condanna automatica alle spese nel giudizio cautelare se il ricorso non è accolto.

Da verificare.

Punto 35: riforma delle funzioni e degli onorari dell’Avvocatura generale dello Stato.

Perfettamente d’accordo.

Punto 36: riduzione delle aziende municipalizzate.

Perfettamente d’accordo.

Gli Open Data come strumento di trasparenza. Semplificazione e digitalizzazione dei servizi.

Da premettere che l’informatica è diventata la prima fonte di spreco occulto. Ogni anno paghiamo a Microsoft circa un miliardo di euro in licenze e svariate centinaia di milioni li paghiamo in licenze ad altre grosse case di software (oracle, cisco, ecc…) tutto questo per non usare il software libero.

Il corriere della comunicazione riporta i dati Assinform sulla spesa ICT nella PA italiana dell’anno 2013.
Con l’esclusione della sanità la spesa complessiva ammonta a circa 5,5 miliardi di euro.

Dice Assinform: “si conferma l’elevata frammentazione dei Data Center che, come emerge anche dalla rilevazione AGID sono circa 4.000 su tutto il territorio italiano”.

Sembra che l’housing sia sconosciuto alla PA italiana e che sparsi per la penisola ci sia un esercito di dipendenti pubblici atti ogni giorno a giocare, nei centri elaborazione dati della PA, come bambini con il trenino regalato dalla befana.  Dove sono i servizi?

Non parliamo dei costi di ogni sito internet della PA. Una PA in circa 6 anni ha fatto produrre 136 siti internet al costo medio che varia tra i 3 ed i 5 milioni di euro cadauno.

Chi controlla quanto costa il software applicativo?

Chi controlla quanta banda di rete consuma realmente un data center pubblico?

Una razionalizzazione vera dell’informatica pubblica produrrebbe un risparmio di almeno 3 miliardi di euro l’anno.

Vogliamo parlare di mancate entrate?

Come viene calcolata dai Comuni la tassa di occupazione di suolo pubblico che le aziende che gestiscono la rete di fonia e dati, dovrebbero pagare?

Quasi nessun Comune possiede le mappe della citata rete quindi ogni azienda dichiara e paga quello che vuole.

Vogliamo parlare del commercio online e dei siti di giochi?

Se la Cina blocca ciò che entra ed esce dalla sua rete internet, è possibile che noi non possiamo controllare ciò che viaggia verso i soli siti di e-commerce e di giochi online e far pagare il dovuto?

Inoltre, così come per le opere pubbliche, si deve esporre il cartellone con la realizzanda opera, il costo, il progettista, il direttore dei lavori, ecc… all’interno della pagina “trasparenza” si deve inserire, obbligatoriamente, pena l’oscuramento del sito, una pagina dove si riporta sinteticamente:

  • L’obiettivo che quel sito intende raggiungere anche in tema di aspettativa e di numero di visitatori mensili;

  • L’atto di indicazione politica che richiede la realizzazione del sito;

  • Il nome del progettista, del direttore dei lavori o di chi fa il monitoraggio della realizzazione, il collaudatore ed il Responsabile Unico del Procedimento;

  • Il costo di realizzazione, suddiviso in hardware, software e personale impegnato, il costo della manutenzione annuale ed il costo delle licenze d’uso;

  • La ditta che ha realizzato il sito ed il contratto stipulato;

  • I server che ospitano il sito, distinguendo se di proprietà dell’ente o noleggiati da apposite ditte esterne;

  • Se il territorio del Comune che ospita la PA realizzatrice del sito è dotato di banda larga, se è in possesso delle mappe di distribuzione della rete, consegnate all’ufficio tecnico del Comune dalle ditte che commercializzano la trasmissione dati ed il costo che queste pagano al Comune per l’utilizzo del suolo pubblico;

  • Il tempo di attività, il numero di visitatori ed il gradimento del visitatore, l’elenco dei siti internet della stessa amministrazione e la spesa annuale complessiva per l’informatizzazione.

Se si costruisce un’autostrada che nessuno percorre la gente la vede e qualcuno si indigna, se si realizzano siti internet che hanno lo stesso costo dell’autostrada e non servono al cittadino, nessuno vede e nessuno si indigna.

Punto 37: introduzione del Pin del cittadino: dobbiamo garantire a tutti l’accesso a qualsiasi servizio pubblico attraverso un’unica identità digitale.

Perfettamente d’accordo purché sia visionabile la spesa per l’infrastruttura che gestisce il pin del cittadino.

Punto 38: trasparenza nell’uso delle risorse pubbliche: il sistema Siope diventa “open data”.

Perfettamente d’accordo.

Punto 39: unificazione e standardizzazione della modulistica in materia di edilizia ed ambiente.

Perfettamente d’accordo.

Punto 40: concreta attuazione del sistema della fatturazione elettronica per tutte le amministrazioni.

Perfettamente d’accordo purché sia visionabile la spesa.

Punto 41: unificazione e interoperabilità delle banche dati (es. società partecipate).

Perfettamente d’accordo purché sia visionabile la spesa.

Punto 42: dematerializzazione dei documenti amministrativi e loro pubblicazione in formato aperto.

Perfettamente d’accordo purché sia visionabile la spesa.

Punto 43: accelerazione della riforma fiscale e delle relative misure di semplificazione.

Perfettamente d’accordo.

Punto 44: obbligo di trasparenza da parte dei sindacati: ogni spesa online.

Perfettamente d’accordo.

Grazie, a chi per Lei, avrà avuto la pazienza di leggere.

Giuseppe Vella

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