Imu-Ici: la Chiesa deve 4 miliardi allo Stato

Redazione 27/09/13
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La Commissione europea lo scorso 19 dicembre ha chiuso dopo due anni l’indagine riguardante gli aiuti di Stato che l’Italia aveva garantito alla Chiesa esonerandola dal pagamento dell’Ici sugli immobili non di culto. In una scuola elementare Montessori della capitale e in un piccolo bed&breakfast di provincia, a pochi chilometri da Roma, sentendo questa notizia hanno sussultato visto che avevano aperto un contenzioso proprio a tale riguardo con la Chiesa.

Le autorità europee sono sempre state sfavorevoli agli aiuti di Stato ma hanno anche sempre affermato che tornare in possesso dell’Ici dovuta ma non pagata, tra il 2006 e il 2011, non sarebbe stato “assolutamente possibile”, perché in definitiva era questo che il Governo Monti aveva detto in materia. ” Alla luce delle circostanze eccezionali invocate dall’Italia, non deve essere disposto il recupero dell’aiuto, avendo l’Italia dimostrato l’impossibilità assoluta di darvi esecuzione“, spiegava Bruxelles.

Praticamente un unicum per quanto riguarda la giurisprudenza comunitaria, tanto che questa motivazione aveva sbalordito la suddetta scuola elementare e il bed&breakfast che si erano affidati a due avvocati per ricorrere contro la Corte di Giustizia europea per chiedere l’annullamento di quanto disposto dalla Commissione. I ricorrenti si chiedono quali siano i motivi dell’impossibilità assoluta visto che non sono mai stati provati, per questo dunque hanno fatto ricorso, perché ritengono sia possibile recuperare l’Ici pregressa.

La questione non è irrilevante; le stime Anci, infatti, valutavano gli introiti Ici su quegli immobili, riferibili ad enti non  profit e per la maggior parte alla Chiesa, pari a 600-800 milioni annui. Se si moltiplica questo dato per sei, ossia gli anni in cui doveva essere riscosso, la cifra che si ottiene si aggira sui 4 miliardi, una vera e propria manna dal cielo visto il periodo di coperture striminzite e praticamente assenti, a partire dal miliardo necessario per evitare il rincaro Iva.

Al di la dell’Iva potrebbero essere davvero tanti gli impieghi di questa ingente somma; a partire dal miliardo e mezzo che permetterebbe all’Italia di rientrare nei ranghi in relazione al rapporto tra deficit e Pil in modo da evitare di dover tornare alla procedura di infrazione europea per sbloccare altri soldi, circa 12 miliardi, da usare l’anno prossimo per generare investimenti ed occupazione.

Effettivamente il doppio ricorso depositato dalla Montessori e dal B&B il 16 aprile scorso, esaminato in questi giorni dalla Corte Ue, potrebbe anche riaprire l’indagine sull’Italia e forzare così il governo  a fare finalmente i calcoli del vantaggio che comporterebbe questa cifra.

Certo, chiedere in dietro 4 miliardi al Vaticano è praticamente impensabile anche perché, al di la di tutto, ci sono dei limiti pratici che renderebbero la cosa estremamente complicata, a partire dal fatto che non esiste un censimento degli immobili in questione, non solo ma il governo Monti, che di fatto ha messo in campo l’Imu e ne ha definito i nuovi contorni anche per questi enti no profit, non ne ha mai portato a termine le procedure attuative.

In un anno e mezzo né Monti né Letta sono stati in grado di ottenere dal Ministero dell’Economia un regolamento indispensabile per calcolare concretamente le porzioni commerciali da quelle non commerciali dei singoli immobili. In via Venti settembre assicurano che arriverà entro dicembre. Nel frattempo, nel 2012 e nel 2013, vista la confusione e le circolari criptiche, nessuno ha pagato l’Imu, o meglio; ha pagato chi versava a suo tempo l’Ici.

Gli altri stanno attendendo la burocrazia, pigra o pilotata, che arriva sempre dopo, a volte tardi con grandi pasticci per il Paese, come il recente caso Telecom insegna, neppure capace di proteggere la propria rete telefonica perché  nessun decreto attuativo l’ha ancora definita strategica.

Redazione

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