Aumento Iva: aliquota bloccata fino al 31 dicembre

Redazione 23/09/13
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Iva bloccata al 21% fino al 31 dicembre; più che le idee poterono le dimissioni del ministro Saccomanni. Questo è quello che ha spinto il premier Letta a prendere una decisione che i cittadini aspettavano con ansia, anche se questa mossa costa un miliardo di euro ma permette alla maggioranza di tenersi ancora in equilibrio allontanandola così dal baratro in cui l’eventuale incremento iva l’avrebbe sicuramente gettata.

Lo step successivo, alla luce di questa decisione, è innanzitutto il rinnovo della fiducia a Saccomanni, con il quale Letta si è sentito per telefono, garantedogli pieno supporto politico, ma soprattutto l’obiettivo principale rimane assicurare, tanto al Governo quanto all’Europa, il rientro al 3% nel rapporto deficit/pil.

Per l’Iva è previsto un piano che ridisegni complessivamente la selva delle aliquote che diventerà operativo a cominciare dal primo gennaio 2014 e che servirà ad allontanare definitivamente l’aumento di quella maggiore. Nel frattempo, dopo una riunione segreta venerdì pomeriggio, oggi ci sarà un’altra riunione ristretta di governo – alla presenza di Saccomanni e con i tecnici della Ragioneria – permetterà di apporre la bollinatura finale sulle coperture per scongiurare l’incremento del primo ottobre. “Il famoso miliardo lo abbiamo trovato”, annuncia trionfante un ministro del Pdl in serata, “ma adesso sarebbe bene che i nostri e quelli del Pd evitassero la gara per attribuirsene il merito”. 

Certo, l’aver coperto il miliardo per posticipare l’aumento dell’Iva non rende la legge di Stabilità meno pesante. “I partiti possono fare tutto quello che vogliono – ripete in queste ore Fabrizio Saccomanni – ma non mi possono chiedere di sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil“. Un impegno non irrisorio visto che per correggere lo scostamento dello 0,1 per cento (attualmente il rapporto è al 3,1 bisogna reperire un altro miliardo e 600 milioni di euro da qui a fine anno).

Nonostante dopo la tempesta generata dall’ultimatum del ministro dell’Economia, sia arrivato il sereno nella maggioranza, la strada per Letta resta tutta in salita. I problemi stavolta non vengono solo dal Pdl, dove i falchi intravedono la possibilità di dare la spallata finale all’esecutivo, ma anche dallo stesso partito democratico.

Nel Pd infatti è diffusa prende sempre più piede la corrente che Saccomanni assomigli sempre di più a Monti, regalando così un vantaggio tattico a Berlusconi. “Se dopo avergli intestato lo stop dell’Imu – si sfogava ieri mattina un autorevole esponente democratico alla lettura dell’intervista del ministro dell’Economia – consentiamo al Cavaliere di addossarci l’aumento dell’Iva, gli stiamo regalando la campagna elettorale. E stavolta rischia anche di vincere”. 

Per mettere il Pdl alle strette e costringere ognuno ad assumersi le proprie responsabilità, Letta ha scelto quindi di giocare d’anticipo. Anzi, come ha detto in conferenza stampa, “all’attacco”. Cosa abbia in mente lo ha anticipato venerdì a Mario Monti, salito al primo piano di palazzo Chigi per perorare nuovamente quel “patto di coalizione” richiesto invano a luglio. Si tratta in sostanza di procedere a un Letta bis senza crisi di governo.

“Anziché morire di agonia – gli ha suggerito Monti – perché non metti nero su bianco un nuovo programma di governo impegnativo per tutti?”. “È quanto intendo fare – gli ha risposto Letta – e poi mi presenterò in Parlamento per chiedere ai partiti una nuova fiducia. Perché in questo modo non si può più andare avanti”. Una ripartenza insomma, un nuova spinta che lo tolga dalla palude in cui sembra piombato in questi giorni. Un nuovo programma che faccia perno sulla legge di stabilità.

Anche perché Letta non vuole avere lo stesso epilogo politico di Monti. Sabato il Professore era a Yalta, invitato a una conferenza internazionale, e incrociando Dominique Strauss-Kahn si è sentito soprannominare “Montroeder”. “Il Montroeder, unione di Monti e Schroeder, è quell’animale politico che fa le riforme giuste e poi perde le elezioni”. 

Dall’altra parte del fiume il Cavaliere attende paziente che il Pd si faccia saltare i nervi e ponga fine all’esperienza Letta. Anche se i pensieri di Berlusconi sono ancora concentrati, più che sull’Iva, sulla questione decadenza. Il leader di Forza Italia vede avvicinarsi la scadenza fatidica della cessazione dello scudo senatoriale e teme che dalla procura di Bari possa arrivare un nuovo tsunami. Per questo, raccontano, il Cavaliere ieri è tornato ad accarezzare l’idea di andare in televisione e raccontare la sua “verità”. Su tutto: da Ruby ai diritti Mediaset, da Tarantini alle escort.

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