Decadenza Berlusconi; interviene Napolitano. 10 giorni per decidere

Redazione 11/09/13
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Oggi è l’11 settembre, una data che dal 2001 viene ricordata come nefasta per l’intera umanità visto che evoca l’attentato alle torri gemelle ed al World Trade Center. Una data che ha rischiato di acquisire una nota ancor più negativa per l’Italia che ieri è andata a dormire senza sapere se l’indomani avrebbe avuto un governo o meno, perché il Pdl era stato piuttosto chiaro, se Berlusconi decade il governo Letta farà altrettanto. Così però non è stato, o almeno non sarà, per i prossimi 7-10 giorni.

In pratica è stato l’intervento del presidente della repubblica Giorgio Napolitano a sbrogliare la matassa, o semplicemente a rinviarne lo scioglimenti; infatti il Colle prima che la Giunta si riunisse ha ricordato che “se non consolidiamo i pilastri della nostra convivenza nazionale tutto è a rischio”. Vista la filosofia togliattiana cui Napolitano non ha mai fatto mistero di ispirarsi, equivale a dire: il Pd deve convivere con il Pdl del Condannato di Arcore.

Il Cavaliere, quando ha appreso del rinvio di almeno una settimana, ha commentato soddisfatto coi falchi del Pdl quella che per lui è una vittoria “Il Pd si è genuflesso, se la sono fatta sotto”. Ad Arcore, infatti, la dichiarazione di Napolitano è stata interpretata come un richiamo rivolto soprattutto al Pd, a riprova di questo, ambienti del Quirinale non fanno mistero della “sorpresa” ed “l’irritazione” del capo dello Stato per la condotta tenuta dal Pd l’altra sera.

In sintesi questo è quanto accaduto di rilevante nella tumultuosa giornata politica che ha visto letteralmente Berlusconi risorgere dalle proprie ceneri. Adesso ogni giornata può diventare decisiva e come ha ricordato un ministro del Pdl “ogni giorno ha la sua pena”. Dunque zero a zero e palla al centro, Pd e Pdl, i due partiti su cui, de facto, si regge il governo delle larghe intese ripartono dall’inizio, azzerando quanto assodato fino ad ora.

Del resto il Pd potrebbe anche semplicemente restare in attesa e temporeggiare sulla decadenza di Berlusconi visto che comunque, ad ottobre, il Cavaliere si troverà a dover scegliere  se fare i servizi sociali per la condanna Mediaset oppure ritagliarsi un ruolo da martire e leader silenzioso agli arresti domiciliari.

La questione, tuttavia, sembra lontana dal trovare un compimento lineare; infatti già ieri sera, quando ormai era chiaro che la Giunta avrebbe optato per lo slittamento, fonti vicine al Cavaliere sostengono che abbia in serbo “un prossimo colpo geniale” e, visto il recente passato, c’è da crederci che Berlusconi abbia davvero qualche asso nella manica e non si sia presentato impreparato a quello che rischia di essere un passaggio cruciale della sua ventennale carriera politica.

Rimane di attualità, fra l’altro, la grazia per la quale le condizioni sono sempre le medesime, garanti le colombe del Pdl (Fedele Confalonieri, la figlia Marina, Gianni Letta, a seguire Alfano e gli altri): passo indietro da senatore, per evitare il voto sulla Giunta, e accettare il percorso della condanna con i servizi sociali.

Altre opzioni potrebbero determinare un nuovo scontro frontale, già visto in questi giorni, dove le tensioni non sono mancate. Con la trattativa riuscita di ieri, il Cavaliere ha dato di nuovo credito alle colombe del suo partito, naturalmente il tempo continua a giocare contro al Pdl ed al suo leader che spera in un segnale ancora più deciso da parte del Pd , possibilmente entro venerdì o non oltre questo fine settimana. Se questo non dovesse accadere facile pensare che ci saranno nuovi ultimatum come quelli che nei giorni scorsi sono stati pronunciati da Schifani e Brunetta; “Se il Pd vota per la decadenza la maggioranza si rompe”.

Anche il premier Letta ha avuto un ruolo decisivo nell’ambito della trattativa; costantemente collegato sia con il Colle che con lo zio Gianni, ambasciatore per il centrodestra, fino all’ora di pranzo. Letta ha pure confermato la sua partecipazione, insieme ad Alfano, a un convegno a Frascati, organizzato dalla scuola estiva di Magna Carta, la fondazione del ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello.

Convegno che poi è stato disertato sia da Letta che da Alfano, vista l’urgenza che c’era di dover rimanere a Roma a trattare. Il segretario del Pdl ha riunito i ministri del suo partito nel pomeriggio, per reiterare la minaccia delle dimissioni e fare un po’ di scenari (Letta bis, appoggio esterno). Poi Alfano ha visto “l’amico Enrico” e quest’ultimo ha sentenziato, in nome della responsabilità: “Si può andare avanti”.

La svolta vera e propria, comunque, è stato l’ennesimo intervento di Napolitano, in occasione dell’incontro con una delegazione di Barletta, guidata dal neosindaco Pasquale Cascella, già portavoce del capo dello Stato nel primo settennato. Nell’ora successiva Berlusconi ha deciso di revocare l’assemblea dei gruppi parlamentari del Pdl prevista per oggi alle tredici, evidente indice di disgelo delle tensioni e congelamento della situazione allo stesso tempo.

Tra soddisfazione provvisoria e rabbia per la condanna, il Cavaliere adesso ha una finestra di “riflessione” di almeno una settimana. L’altro giorno, di fronte alla quasi rottura, le colombe sono diventate falchi gridando al tradimento. Ieri è stato al contrario, ora non si aspetta che “il colpo geniale”, se ci sarà il tempo, il vero nemico di Berlusconi.

Redazione

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