I dieci saggi: “No abolizione finanziamento ai partiti, priorità lavoro”

Redazione 12/04/13
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I dieci saggi nominati da Giorgio Napolitano per il periodo interlocutorio tra le consultazioni a vuoto di Pier  Luigi Bersani e l’elezione del prossimo presidente della Repubblica, hanno finalmente partorito le loro proposte.

Più che di interventi specifici e dettagliati, si tratta di linee guida che, a  parere delle due task force – quella politico istituzionale e quella economico sociale – andrebbero risolti con la massima urgenza. Le indicazioni spaziano, così, dall’ambito dello sviluppo a quello della libertà a vari livelli.

Trait d’union dei due ambiti – economia e parità di condizioni – è dunque quello del conflitto d’interessi, il quale, scrivono i saggi nella relazione consegnata in Quirinale, resta “un problema da prevenire” e in particolare attraverso una riforma che non sia figlia degli interessi di parte delle fazioni, ma sia animata da vero spirito egalitario. “Il Gruppo di lavoro – si legge – sostiene la necessità di una legge sulla materia costruita non sulle aspirazioni dell’una o dell’altra forza politica, ma su proposte che non possano essere identificate come mosse da spirito di parte”.

A questo proposito, vengono ripescati i suggerimenti che l’Antitrust aveva avanzato in tempi più o meno recenti per risolvere il problema del conflitto d’interessi che, secondo i saggi, ammorba la crescita del Paese. Inoltre, si propone un inasprimento sulla normativa anticorruzione, migliorando la legge del governo Monti sul fronte dei controlli della Pa.

Quindi, un altro punto di massima rilevanza, anche per l’eco che ha guadagnato nel dibattito delle ultime settimane, è quello del finanziamento pubblico ai partiti, il quale, scrivono gli esperti delle commissioni nominate da Napolitano “costituisce un fattore ineliminabile per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica”. Dunque, no all’abolizione in toto, come vorrebbe invece il MoVimento 5 Stelle, matteo Renzi e anche i Radicali, che hanno depositato in Cassazione un quesito referendario su questa tematica proprio nei giorni scorsi.

A proposito di consultazioni referendarie, i saggi invocano che i trucchi con i quali alcuni referendum sono stati aggirati in passato – esempio, proprio quello sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti – diventino vietati perlegge, tramite alcuni ritocchi ai paletti per l’ammissione dei quesiti.

Quindi, suona l’allarme rosso sul fronte occupazionale: “Ci spingiamo a formulare una raccomandazione: destinare qualunque sopravvenienza finanziaria possa manifestarsi nei prossimi mesi alla priorità dell’emergenza lavoro e del sostegno alle persone in grave difficoltà economica, nella forma di un alleggerimento dell’imposizione diretta sul lavoro, a partire dai giovani e dalle fasce di reddito più basso, e del sostegno alle famiglie più povere”. Insomma, i saggi chiedono allo Stato di fare la propria parte nel fronteggiare la crisi economica che non accenna a sparire e che, anzi, si acuisce in corrispondenza di una tassazione elevatissima sul lavoro dipendente.

A questo proposito, i saggi non scartano l’ipotesi di prendere in esame un reddito minimo di inserimento, a corredo di una riforma generale degli ammortizzatori, che dovrà tenere conto della necessità di coprire la Cig in deroga e di risolvere una volta per tutte la questione esodati.

A tutela degli enti pubblici, sempre a corto di risorse, le Commissioni, in linea con quanto propugnato dai rappresentanti delle amministrazioni comunali e non solo, propongono che si ripensino “le modalità attraverso cui opera il cosiddetto Patto di stabilità interno, utilizzato nel passato unicamente come forma di compartecipazione di Regioni ed enti locali allo sforzo di raggiungimento degli obiettivi europei”.

Quindi, la fase successiva alla spending review estiva, che avrebbe dovuto prevedere un piano di esternalizzazioni di immobili pubblici o di altri patrimoni fermi in mano statale, viene valutata con qualche riserva. “Vanno valutate con cautela le possibilità di procedere nel breve termine a vendite e dismissioni, da riprendere appena si determineranno condizioni più favorevoli di mercato”.

Ce n’è anche per la mai sostituita legge elettorale: nella visione dei saggi, si chiede di andare oltre il Porcellum, tornando a un sistema misto simile al Mattarellum – sia proporzionale che maggioritario, ma con eliminazione dello scorporo – ad alto sbarramento e “ragionevole premio di governabilità”.

Non resta fuori dalla lente delle due commissioni anche il Parlamento, e qui le istruzioni dei saggi si fanno ben più precise, con la soglia dei 480 deputati e 120 senatori, in proporzione alla densità abitativa delle singole regioni per palazzo Madama e un onorevole ogni 125mila abitanti a Montecitorio. Anche il cosiddetto bicameralismo perfetto richiederebbe qualche correttivo, e per questa ragione torna sul tavolo la vecchia proposta della Camera delle autonomie al posto dell’attuale Senato.

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