San Francesco torna festa nazionale, ed entra in busta paga: ecco gli effetti e da quando

Gli effetti sullo stipendio si avrebbero dal 2027.

Redazione 19/09/25

Buona notizia per i lavoratori e le lavoratrici italiane: il 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, tornerà a essere festa nazionale.

Sui tavoli del Parlamento c’è infatti una proposta di legge presentata da più partiti e già approvata in Commissione affari costituzionali.

Dopo il sì della Camera, previsto inizialmente per giovedì 18 settembre ma rimandato, a causa della bagarre scatenata dal voto sulla separazione delle carriere dei giudici, la palla passerà al Senato, per l’approvazione definitiva.

La questione non riguarda solo la dimensione simbolica – pace, fraternità, tutela dell’ambiente – legata alla figura del Santo di Assisi, ma anche conseguenze pratiche, che si rifletteranno direttamente nella busta paga dei dipendenti.

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Indice

San Francesco torna festa nazionale

Dopo decenni di assenza dal calendario ufficiale, il 4 ottobre si prepara a tornare festa nazionale. L’aula della Camera ha avviato la discussione sul disegno di legge, già approvato all’unanimità dalla commissione Affari costituzionali.

La scelta non è casuale: nel 2026 cadrà l’ottavo centenario della morte di San Francesco e il provvedimento mira a sottolineare i valori che la sua figura rappresenta, come la pace, la fraternità e la solidarietà. L’iniziativa è stata sostenuta da Noi Moderati con Maurizio Lupi e da Fratelli d’Italia, ma ha raccolto ampio appoggio trasversale nella maggioranza parlamentare.

Perché era stata abrogata e cosa cambia adesso

La festa di San Francesco non è una novità assoluta. Già nel 1958 era stata riconosciuta come solennità civile, con bandiere esposte negli edifici pubblici e riduzione dell’orario di lavoro. Tuttavia, nel 1977, in pieno periodo di austerità economica, molte ricorrenze furono eliminate dal calendario con la Legge 5 marzo 1977, n. 54, per contenere i costi e aumentare la produttività. Tra queste, anche il 4 ottobre, insieme ad altre come l’Epifania e il Corpus Domini.

Negli anni successivi, la ricorrenza è rimasta come “giornata della Pace” con celebrazioni nelle scuole, ma senza effetti concreti sul lavoro o sugli stipendi. Con la nuova legge, invece, il 4 ottobre ritroverà lo status di vera e propria festa nazionale, con conseguenze anche sul piano retributivo per chi lavora in aziende pubbliche e private.

Effetti in busta paga

Il ritorno di San Francesco tra le festività nazionali non è soltanto una questione simbolica. In busta paga, infatti, una giornata di festa in più significa che lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore privato troveranno in busta paga una nuova giornata di festività retribuita, come se fosse stata lavorata. Succede così per il Natale e Santo Stefano, per Pasqua, per l’immacolata. E dal 2027 anche per San Francesco. Lavoratori e lavoratrici avranno quindi diritto a:

  • riposo retribuito: i lavoratori dipendenti avranno diritto alla normale paga giornaliera anche senza prestare servizio, esattamente come avviene per Natale, Pasqua o Ferragosto.
  • straordinari più remunerati: chi dovrà lavorare il 4 ottobre, ad esempio nel settore sanitario, nelle Forze dell’ordine o nei servizi essenziali, riceverà la maggiorazione prevista dai contratti collettivi per i festivi.
  • turni e indennità: per chi lavora su turni, la festività comporterà calcoli specifici su permessi e indennità, con un onere stimato in oltre 10 milioni di euro l’anno a carico dello Stato per coprire straordinari e indennità nei comparti pubblici.

Il governo ha già previsto che la copertura dei costi scatterà dal 2027, perché nel 2026 il 4 ottobre cadrà di domenica e non produrrà effetti aggiuntivi. In questo modo, lavoratori e aziende avranno un anno di tempo per organizzarsi ai nuovi meccanismi.

Chi saranno i lavoratori più coinvolti

Tutti beneficeranno del 4 ottobre festa nazionale di San Francesco. Essendo, appunto, nazionale, avrà effetti su tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati. In particolare:

  • sul settore pubblico, con scuole e uffici che resteranno chiusi, salvo eccezioni legate a servizi essenziali.
  • nella sanità e nei servizi di sicurezza, dove il lavoro non può fermarsi: medici, infermieri, poliziotti, vigili del fuoco e militari saranno chiamati a garantire la continuità dei servizi, ricevendo però le relative maggiorazioni di stipendio.
  • sul settore privato, le aziende dovranno adeguarsi alla normativa, garantendo ai lavoratori il riposo retribuito o, in caso di attività obbligatoria, la paga festiva maggiorata.

La misura interesserà dunque milioni di lavoratori, sia nel pubblico che nel privato, ma con un impatto diverso a seconda delle mansioni svolte e dei contratti collettivi applicati.

Gli step di approvazione

Il disegno di legge, già approvato in commissione e in discussione alla Camera, dovrà ora completare l’iter parlamentare con il voto definitivo del Senato. Nonostante alcune osservazioni della commissione Bilancio – che ha imposto che le celebrazioni siano facoltative per non gravare su scuole e amministrazioni locali – l’approvazione appare scontata vista la compattezza della maggioranza.

Il ritorno effettivo della festività avverrà a partire dal 2027, quando il 4 ottobre cadrà di lunedì. Solo allora si potrà vedere il primo impatto concreto in busta paga, con un giorno di riposo retribuito in più per la maggior parte dei dipendenti e con indennità aggiuntive per chi lavorerà.

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Foto copertina: istock/gerville

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