Intrecci di royalties e partecipazioni societarie spiegano le ragioni economiche dell’accordo.
Roche produce e commercializza Avastin, farmaco destinato alla cura del tumore al retto, con effettivi collaterali positivi nella cura di alcune tra le più diffuse patologie oftalmiche dell’età senile.
Novartis lancia nel 2006 il farmaco Lucentis, specificamente brevettato ed immesso in commercio per la cura di malattie alla vista.
I due farmaci si basano su principi attivi molto simili, ciò che li distingue è il loro costo: 81 euro per un flacone di Avastin, 900 una singola iniezione di Lucentis.
Nonostante questo, nessuna concorrenza. Roche ha registrato Avastin come farmaco antitumorale e non intende chiedere una estensione del suo utilizzo. Per di più, ostacola la sua prescrizione per la cura di patologie alla vista, orientando medici e sistemi sanitari all’utilizzo del più costoso Lucentis, rimasto solo ed indisturbato sul mercato.
Malgrado le evidenze scientifiche dimostrassero la grande somiglianza tra i due farmaci e la loro sostanziale sostituibilità nella cura delle malattie alla vista, Roche non ha mai avviato le procedure amministrative necessarie per poter estendere l’uso del proprio farmaco al campo oftalmico.
Il ché va oltre ogni logica imprenditoriale e ben si comprende, invece, in una logica di collusione con la concorrente Novartis: Roche, rinunciava sì ad espandere l’utilizzo del proprio farmaco alla cura delle malattie oftalmiche e ad i relativi profitti, ma perché trovava una maggiore convenienza a godere delle royalties sulle vendite di Lucentis, versate da Novartis a Genentech, sua controllata.
Inoltre, la stessa Roche avrebbe contattato le agenzie di farmacovigilanza perché dissuadessero i medici dal prescrivere Avastin off-label (cioè, andando oltre l’elenco di patologie per la cura delle quali le autorità amministrative hanno autorizzato il commercio del farmaco).
L’obiettivo: indirizzare medici e sistemi sanitari all’utilizzo del più costoso farmaco Lucentis, per mezzo di falsi allarmismi sui rischi per salute dei pazienti.
Ciò che l’AGCM ha scorto dietro tali condotte non è stata una genuina preoccupazione per la salute, quanto la volontà dei due gruppi di massimizzare i propri profitti per mezzo di un’artificiale differenziazione di prodotti farmaceutici, in realtà, simili.
L’enorme danno provocato al Sistema Sanitario Nazionale, stimato in centinaia di milioni di euro, ha indotto l’autorità ad irrogare alle autrici dell’illecito antitrust una maxi sanzione di 180 mila euro complessivi.
Roche e Novartis annunciano il proprio ricorso davanti al TAR.
La procura di Roma, intanto, apre un fascicolo per i reati di aggiotaggio e turbativa del mercato.
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