Il nostro Paese sta nel mezzo della bagarre.
A fronte di tutto ciò gli organismi comunitari hanno preso, solo da ultimo, a reagire, dopo avere commesso grandi errori di sottovalutazione delle brutte abitudini, consolidatesi in numerosi Stati aderenti, di vivere impunemente al sopra delle loro possibilità, solo perché così pretendevano i loro governi, complici le opposizioni, divenute pressoché inutili se non complici.
E’ stato facile, per esempio, per Germania e Francia, interessati a prevalere, comunque, su tutti gli altri e ad imporre (sopratutto la prima) i loro dicta.
Sono lì, in via definizione, due Trattati, protesi a modificare strutturalmente la convivenza comunitaria.
Certo e’ che tutto questo non toglie peso alle responsabilità pregresse, che hanno determinato numerosi errori di intervento nei confronti dei comportamenti dei diversi Stati membri, rei di avere disperso al vento le loro economie. Errori questi che si pagano, soprattutto in termini di esigibilità dei diritti fondamentali da parte dei cittadini, vittime delle loro scelte di politica interna.
Ne e’ prova la Grecia, trascurata per anni e abbandonata alla sua malapolitica, che ha saccheggiato impunemente il denaro pubblico. Oggi la si vede lì, che appena respira come una fiera morente tra la minaccia di un paventato neoterrorismo e la commozione della comunità internazionale. Con un intero pianeta meravigliato per ciò che le sta succedendo, memore di quanto la stessa abbia dato per costruire la civiltà moderna, con la sua storia e la sua cultura che hanno insegnato al mondo la democrazia.
Una sensazione terribile, specie se la si considera verosimilmente estensibile ad altri Stati comunitari, impoveriti e indebitati dalle trascorse politiche, dalle quali sono in tanti ad avere la sfrontatezza di chiamarsi fuori, specie nel dibattito nostrano.
Molte le facce di ieri che si riciclano sotto mentite spoglie, all’insegna del cambiamento e del sostegno ad oltranza al governo Monti.
In Italia. Un debito pubblico del quale non si è parlato per decenni, così come invece si doveva, che vede oggi impegnati nelle soluzioni gli stessi che lo hanno creato o, quantomeno, colpevolmente trascurato per decenni. Gli stessi che riescono a vestire i panni degli eroi di oggi solo perché ne riescono diffusamente a parlare con un appiglio preoccupato, ma anche con una grande faccia tosta.
Anche qui il paventato rischio di default. C’è chi rema contro il governo Monti e le politiche di risanamento, volte a riportare il Paese verso una povertà normale. Sarà, infatti, molto difficile fare di più, tenendo conto che la crescita del Pil è affidata alla previsione di 5.000 farmacie in più (e 3.000 parasanitarie in meno), di qualche giornalaio che non ci sarà e una licenza taxi per condominio.
Si diceva, c’è qualcuno che rema contro. Si arguisce anche chi ci sia dietro la finanza internazionale, impegnata a testa bassa contro l’euro, con l’aspettativa di impadronirsi dei nostri tesori, città d’arte comprese.
Una manovra, questa, che lascia presupporre l’esistenza di un novello Goldfinger impegnato a collezionare, dopo il Partenone e il Pantheon, anche il Colosseo. Peccato non avere un James Bond nel Consiglio dei Ministri.
I segni dell’aggressione al nostro sistema sono più che evidenti. Anche le autonomie nel mirino. I guastatori hanno iniziato la loro opera di demolizione interna, dopo la missione rivolta al declassamento a portata internazionale. Dunque, il sistema autonomistico aggredito, a turno strategico, dalle società di rating. Le stesse che hanno certificato sino al mese prima del loro default la Parmalat e Lehman Brothers.
Insomma, si sta consentendo ovunque, ma principalmente nel nostro Paese, una sorta di gioco pericoloso e destabilizzante, senza che le difese istituzionali facciano alcunché per evitare il gol dell’ultimo minuto.
Si quasi accetta la regola che la S&P, piuttosto che la Fitch e la Mood’s, arrivino a sottrarci definitivamente l’affidabilità.
Persino, nelle nostre case. Regioni, province e comuni sono infatti minacciati dai loro giudizi negativi, tanto da non renderli ovunque credibili.
Ciò accade perché (per un assurdo) sono gli stessi a richiedere di essere valutati, nell’assoluta incoscienza, ma anche nella loro assoluta inconsapevolezza delle condizioni di ricchezza/povertà vissute. In definitiva, il solito autogol.
Dalla Grecia, un esempio da non imitare e un vecchio monito, dagli ellenici (ahiloro!) trascurato: “conosci te stesso”. Una prassi che deve diventare regola nel sapere chi si è e cosa fare nell’interesse nazionale. Soprattutto nella sanità, ove alla luce di ciò che è accaduto a Roma, con la povera signora legata al letto nel pronto soccorso, si rischia persino di morire di rating, ovverosia a causa di spendere per una migliore salute nel Paese.
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