Riforma fiscale: ipotesi nuovi scaglioni Irpef, Irap e novità

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Il dibattito sulla necessità di una riforma fiscale ha occupato per mesi un posto di rilievo nell’ambito della politica economica del Governo ormai passato, e certamente sarà presente nell’agenda di quello futuro. La necessità di avviare un intervento in materia, è stata prevista anche dalla Legge di Bilancio 2021 con la creazione di un apposito fondo per dare inizio alla riforma.

L’obiettivo dell’intervento, è tra gli altri, quello di superare l’attuale struttura dell’imposta Irpef (presenza di aliquote marginali elevate ed irregolari in corrispondenza di redditi medi e medio-bassi, erosione della base imponibile e dell’imposta, scarsa trasparenza, complessità, evasione dei redditi).

Ci si dovrà anche occupare delle criticità che emergono dal sistema impositivo nel complesso, tenendo sempre presente l’esigenza della sostenibilità dei conti pubblici, e quella di favorire la crescita riducendo anche il costo del lavoro.

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Riforma fiscale: i punti fondamentali

L’Agenzia delle Entrate è la prima che ravvisa la necessità di una riforma organica del sistema impositivo in particolare per l’Irpef.

Di recente lo stesso direttore Ernesto Maria Ruffini ha evidenziato quelli che sono i punti principali che una riforma sul sistema impositivo dovrebbe perseguire, nello specifico viene fatto riferimento:

  • alla trasparenza, attualmente la presenza di un sistema articolato di calcolo dell’imposta, rende di fatto al contribuente difficile capire come calcolare il suo effettivo e personale livello di imposizione, questo si traduce in una scarsa trasparenza dell’imposta;
  • all’efficienza, poiché l’attuale sistema tende a disincentivare l’offerta di lavoro a causa delle aliquote marginali elevate sui redditi bassi e delle detrazioni (in particolare quelle per lavoro dipendente) decrescenti al crescere del reddito. Con l’attuale configurazione si genera sui redditi sotto i 55mila euro, il cosiddetto salto di aliquota. Il sistema delle detrazioni e delle deduzioni ha inoltre modificato il sistema della progressività dell’imposta, e un conseguente disincentivo a lavorare e guadagnare di più già a livelli bassi di reddito;
  • all’equità, il sistema presenta una progressività molto elevata per livelli bassi di reddito imponibile (entro i 40mila euro), cui corrisponde un’imposta più alta da versare, tale progressività si riduce molto per i livelli elevati di reddito.

Riforma fiscale: la frammentazione delle norme

Un altro problema che viene evidenziato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, è la frammentazione della legislazione tributaria, ci sono troppe norme non coordinate. Con riferimento all’Irpef, vi è un elevato numero di disposizioni che “disciplinano” le imposte sui redditi, e che non sono contenute nel TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).

Il riferimento è alle norme sulle detrazioni per la ristrutturazione, ai bonus energetici, alla cedolare secca, alle locazioni brevi, poi vi è la tassazione dei redditi di capitale, le addizionali comunali, provinciali e regionali, i crediti di imposta e in generale, a tutte le agevolazioni aggiunte o complementari al TUIR.

La riforma dovrebbe prevedere una raccolta dell’intera legislazione fiscale, attraverso la definizione di un testo unico, integrato e coordinato con le disposizioni normative speciali, da far a sua volta confluire in un unico codice tributario. Si tratterebbe cosi di realizzare una semplificazione del sistema, attuando una maggiore certezza del diritto.

Riforma fiscale: criticità sull’Irpef

L’imposta sulle persone fisiche, è oggi divisa in cinque scaglioni e presenta tra il secondo ed il terzo, un aumento dell’aliquota di undici punti percentuali rispetto all’aliquota precedente, con il 38% per i redditi compresi tra i 28 e i 55 mila euro.

Le proposte di modifica vanno nella direzione di rimodulare la pressione fiscale sui redditi del “ceto medio”, ad esempio come propongono i Commercialisti frazionando il terzo scaglione, con due aliquote una del 32% per i redditi dai 28 mila ai 40 mila euro, e una del 38% per i redditi dai 40 mila ai 55 mila euro.

Si dovrebbe inserire anche una razionalizzazione del sistema di deduzioni e detrazioni, una introduzione di un meccanismo di calcolo dell’imposta più chiaro, coordinando la stessa riforma Irpef con gli strumenti di contrasto alla povertà, e semplificando il sistema delle addizionali regionali e comunali.

Altro elemento da prendere in considerazione nella direzione della semplificazione e della trasparenza nel calcolo dell’imposta, potrebbe essere il reddito minimo esente sul modello spagnolo, variabile in base alla composizione della famiglia, in luogo delle detrazioni per tipo di lavoro e componenti familiari, decrescenti al crescere del reddito.

Riforma fiscale: quali sono le altre proposte

Tra le opzioni di riforma messe in campo, vi è anche un riferimento al regime forfettario introdotto nel 2019 per i professionisti e imprenditori individuali con ricavi fino a 65mila euro, una vera e propria detassazione che riguarda circa il 60% dei lavoratori autonomi e imprenditori individuali e che comunque crea iniquità nel sistema, frenando la crescita dimensionale delle imprese e incentivando la sotto-fatturazione dei ricavi. Tra le soluzioni al vaglio vi sarebbe una imposta sul reddito d’impresa, con aliquota unica al 24%, la stessa prevista per le società di capitali.

Una modifica potrebbe riguardare le locazioni e in particolare la cedolare secca. I redditi da locazione potrebbero essere riportati all’interno dell’Irpef (abbandonando l’opzione della cedolare secca), oppure potrebbe essere mantenuto l’attuale sistema di tassazione, uniformando l’aliquota dei diversi regimi sostitutivi e cedolari a un livello almeno pari a quello del primo scaglione dell’Irpef.

Riforma fiscale: abolizione dell’Irap

Per rispondere a esigenze di semplificazione, gli stessi Commercialisti hanno ipotizzato anche l’abolizione dell’Irap (Imposta Regionale sulle Attività Produttive), imposta considerata iniqua e penalizzante per le imprese, tuttavia non si dovrà aggravare ulteriormente il bilancio dello Stato, e questa potrebbe essere sostituita con addizionali regionali dell’Ires e dell’Irpef.

Riforma fiscale: la dichiarazione precompilata

Puntando sulla semplificazione sul tema dell’Irpef, la dichiarazione precompilata rimane lo strumento di maggiore efficacia messo a disposizione dei contribuenti e l’intento dell’Agenzia delle Entrate (tuttavia già in corso) è quello di realizzare la progressiva dematerializzazione dei diversi modelli di dichiarazione.

Già in via sperimentale, con riferimento all’anno d’imposta 2021 (grazie anche al completamento del flusso dei corrispettivi telematici), l’Agenzia renderà disponibili ai soggetti passivi Iva in un’apposita area riservata del sito internet dell’Agenzia, le bozze dei seguenti documenti:

  • i registri relativi alle fatture emesse e ricevute, nonché alle bollette doganali per i beni e i servizi acquistati o importati;
  • la liquidazione periodica Iva;
  • la dichiarazione annuale Iva.

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Riforma fiscale: tassazione per cassa

Altro tema allo studio è la tassazione per cassa, e secondo l’Agenzia si potrebbe vagliare la possibilità di consentire l’immediata deducibilità degli investimenti per le imprese, in luogo di quella rateizzata tramite gli ammortamenti. Si potrebbe anche arrivare ad un sistema che abbini ai pagamenti mensili o trimestrali dell’Iva anche quelli dell’Irpef, superando la ritenuta d’acconto per i professionisti e quello di acconti e saldi per le imprese. Tale situazione potrebbe consentire anche di estendere ad una platea più ampia di partite iva la dichiarazione dei redditi.

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Giuseppe Moschella

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