Processo Mediaset, il testo della sentenza che condanna Berlusconi

Redazione 09/05/13
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“L’acquisizione dei diritti dalle majors…transitava attraverso società fittizie poste in paradisi fiscali, il tutto per conseguire la duplice utilità di far confluire i ricavi relativi alla commercializzazione all’estero e di esporre nella dichiarazione dei redditi passività inesistenti…” Così, il Tribunale di Milano si era espresso riguardo la vicenda dei diritti Mediaset, che aveva visto condannare in primo grado Silvio Berlusconi a 4 anni di reclusione, e 5 di interdizione dai pubblici uffici. Un impianto che, ieri, la Corte di Appello ha completamente confermato, anche se ancora non sono state depositate le motivazioni.

Dunque, viene confermata anche la quota una tantum di 10 milioni di euro da versare all’Agenzia delle Entrate – costituita parte civile – a copertura di un danno patrimoniale non estimabile per l’erario con esattezza.

Nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconi, naturalmente imputato illustre del processo, viene riconosciuta “la pacifica diretta riferibilità della ideazione, creazione e sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest e occulto”.

Nelle motivazioni addotte dalla Corte milanese, dunque, l’ex premier viene posto al vertice della piramide che avrebbe gestito il sistema volto a porre in essere “l’apertura di numerosissimi conti correnti…, la creazione di numerose società all’estero, la contestuale movimentazione di ingentissime somme di denaro”.

Insomma, spiega la sentenza, “si tratta di un preciso progetto di evasione, esplicato in un arco temporale molto ampio e con modalità molto sofisticate”. Dal canto suo, Berlusconi “ha lasciato che tutto proseguisse inalterato”. Il Cavaliere viene descritto nel testo della sentenza come “azionista di maggioranza e dominus indiscusso del gruppo”.

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