Pensioni 2021: tutte le opzioni, criteri e trattamenti pensionistici

Quali sono i requisiti per accedere alle pensioni nel 2021? Come noto, l’accesso alla pensione è sempre un tema molto dibattuto in Italia, specie se le norme – come successo negli ultimi anni – sono in continua evoluzione. Pertanto è necessario fare più volte il punto della situazione, anche perché non esiste una risposta univoca alla predetta domanda.

Infatti, il trattamento previdenziale cambia a seconda della categoria del lavoratore. Quindi, per far luce sul sistema previdenziale del 2021, l’INPS ha individuato i “Criteri generali per la pensione”. In pratica, l’Istituto Previdenziale ha stilato un vero e proprio dossier – consultabile sul proprio sito – dove è possibile verificare con facilità quali sono i requisiti pensionistici necessari per quest’anno.

Vediamo quindi in dettaglio tutte le opzioni, criteri e trattamenti pensionistici per il 2021.

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Pensioni 2021: pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia è quella prestazione pensionistica erogata dall’Assicurazione generale obbligatoria (Ago), dai fondi ad essa sostitutivi, esclusivi o esonerativi nonché dalla Gestione separata dell’INPS al compimento di una determinata età anagrafica unitamente al possesso, di regola, di almeno 20 anni di contributi.

Dal 1° gennaio 2012, la c.d. “Riforma Fornero” (Legge n. 92/2012) ha previsto un innalzamento graduale dei requisiti anagrafici con l’obiettivo di parificare l’età pensionabile tra uomini e donne entro il 2018. L’innalzamento è avvenuto con due scatti nel 2014 e nel 2016 pari ciascuno ad un anno e sei mesi per le lavoratrici dipendenti, di un anno ciascuno per le autonome e le parasubordinate.

Nel 2019, come descritto nella seguente tabella, l’età anagrafica è aumentata di ulteriori 5 mesi, sia per uomini che per donne. Quindi, dal 2019, la pensione di vecchiaia è raggiungibile a 67 anni d’età.

Particolare è il caso dei soggetti che hanno versato il loro primo accredito contributivo a decorrere dal 1° gennaio 1996, ossia rientranti interamente nel metodo di calcolo “contributivo”. Dal 1° gennaio 2012, i soggetti per i quali il primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996, possono conseguire il diritto alla pensione di vecchiaia:

  • in presenza del requisito contributivo di 20 anni e del requisito anagrafico appena visto (67 anni), se l’importo della pensione risulta non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (c.d. importo soglia), pari a 690 euro;
  • al compimento dei 71 anni d’età con 5 anni di contribuzione “effettiva” (obbligatoria, volontaria, da riscatto), con esclusione della contribuzione accreditata figurativamente a qualsiasi titolo, a prescindere dall’importo della pensione.

Pensioni 2021: pensione anticipata

Passando alla pensione anticipata, a differenza della pensione di vecchiaia, essa può essere raggiunta al perfezionamento del solo requisito contributivo indipendentemente dall’età anagrafica del beneficiario. Si tratta di una prestazione economica a domanda, erogata nei confronti dei lavoratori iscritti all’Assicurazione generale obbligatoria (Ago), alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) ai fondi sostitutivi, esonerativi ed esclusivi della stessa nonché agli iscritti presso la Gestione separata dell’INPS (cioè verso la generalità dei lavoratori dipendenti del settore privato o pubblico nonché dei lavoratori autonomi).

È stata introdotta, a partire dal 1° gennaio 2012, dalla “Manovra Salva-Italia” (art. 24 della Legge n. 214/2011) in sostituzione dal medesimo anno della “pensione di anzianità”.

Anch’essa, come la pensione di vecchiaia è soggetto agli adeguamenti della speranza di vita stimata dall’Istat. Per l’anno 2021, la pensione anticipata può essere chiesta solamente al raggiungimento dei seguenti requisiti:

  • 42 anni e 10 mesi per gli uomini;
  • 41 anni e 10 mesi per le donne.

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Pensioni 2021: lavoratori precoci e attività gravose ed usuranti

Nell’ambito della pensione anticipata, esistono poi categorie di soggetti, considerati “svantaggiati”, che possono ottenere la pensione in anticipo versando meno contributi, vale a dire:

Per i primi, a decorrere dal 1° maggio 2017, l’articolo 1, comma 199 della Legge n. 232/2016 (Legge di Bilancio 2017) ha introdotto una riduzione del requisito contributivo a 41 anni (sempre a prescindere dall’età anagrafica del lavoratore) sia per gli uomini che per le donne che abbiano svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età e che si trovino in alcuni specifici profili meritevoli di una particolare tutela (disoccupati a seguito di licenziamento con esaurimento degli ammortizzatori sociali da almeno 3 mesi, invalidi civili con una invalidità non inferiore al 74%, soggetti che assistono disabili, addetti a lavori usuranti o a lavori gravosi).

Per quanto concerne, invece, i lavori gravosi ed usuranti il 26 febbraio 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 47, il Decreto 5 febbraio 2018 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali contenente l’elenco aggiornato e dettagliato delle attività gravose che, a partire dal 1° gennaio 2018, hanno diritto di ritirarsi con la pensione anticipata al raggiungimento di 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

Pensioni 2021: quota 100

La pensione “quota 100”, introdotta dall’art. 14 del D.L. n. 4/2019, convertito con modificazioni in Legge n. 26/2019, in via sperimentale per il triennio “2019-2021” prevede la possibilità – in deroga i requisiti ordinari – di conseguire il diritto alla pensione anticipata al ricorrere delle seguenti condizioni:

  • età anagrafica non inferiore a 62 anni;
  • anzianità contributiva non inferiore a 38 anni.

I requisiti pensionistici possono essere raggiunti anche cumulando i periodi assicurativi non coincidenti presenti in due o più gestioni tra quelle indicate dalla norma e amministrate dall’INPS.

Pensioni 2021: opzione donna

Altro metodo di pensionamento, riservato unicamente alle quote rosa, è l’opzione donna. Si tratta di uno strumento, disciplinato dall’art. 1, co. 9 dalla Legge n. 243/2004 (Legge Maroni), che consente alle lavoratrici – sia autonome che subordinate – di andare in pensione in maniera anticipata rispetto ai trattamenti previdenziali ordinari, ossia la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata.

La Legge di Bilancio 2020 (Legge n. 160/2019) all’art. 1, co. 476 ha disposto la proroga dell’opzione donna per l’anno 2020 e, in seguito, è stata riproposta anche per il 2021. Quindi, possono accedere alla predetta misura le lavoratrici, dei settori pubblico e privato, dipendenti o autonome, che entro il 31 dicembre 2020 compiranno 58 anni (59 anni se autonome) in presenza di almeno 35 anni di contributi.

Pensioni 2021: Ape sociale

L’Ape sociale (Anticipo pensionistico sociale), originariamente disciplinato dall’art. 1, co. 179 della Legge n. 232/2016 (Legge di Bilancio 2017), è un sussidio economico (cd. “reddito ponte”), rivolto ad alcune categorie di lavoratori meritevoli di una particolare tutela da parte del legislatore e che accompagna il pensionato fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia (per il 2021 pari a 67 anni).

L’anticipo pensionistico sociale può essere richiesto a condizione di aver raggiunto 63 anni di età. Inoltre, il richiedente deve:

  • aver maturato entro il 31 dicembre 2020 almeno 30 anni (o 36 anni di contributi per i lavori gravosi), a seconda della categoria di appartenenza, con un massimo di 2 anni di sconto per le donne;
  • aver cessato l’attività lavorativa;
  • essere residenti in Italia;
  • essere privo di una pensione diretta in Italia o all’estero;
  • maturare una pensione di vecchiaia di importo non inferiore a 1,4 volte l’importo della pensione minima dell’INPS (718,20 euro circa).

Pensioni 2021: isopensione

L’isopensione, inizialmente introdotta dalla Riforma Fornero (Legge n. 92/2012), e successivamente modificata dall’art. 1, comma 160, della Legge n. 205/2017 (Legge di Bilancio 2018), consente alle aziende e ai lavoratori di anticipare, di comune accordo, la risoluzione del rapporto di lavoro. Tale facoltà è rivolta esclusivamente alle aziende con un organico medio che superi i 15 dipendenti. Inoltre, è assolutamente necessario che tra azienda, INPS e sindacati sia raggiunto un accordo di esodo.

Per il 2021, lo scivolo pensionistico dovrebbe rimanere di 7 anni, per poi tornare a 4 anni nel 2022. Conti alla mano, considerato che per quest’anno la pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni d’età, teoricamente possono aderirvi i lavoratori con età pari o superiore a 61 anni.

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Pensioni 2021: scivolo pensionistico nel contratto di espansione

Infine, nel cd. “Decreto Crescita” (D.L. n. 34/2019, convertito con modificazioni in Legge n. 58/2019) è stato introdotto un nuovo scivolo pensionistico per le aziende che ricorrono al “contratto di espansione”. Per poter esercitare lo “scivolo pensionistico” il lavoratore deve:

  • non trovarsi a più di 5 anni dal conseguimento della pensione di vecchiaia;
  • aver maturato il requisito minimo contributivo;
  • non trovarsi a più di 5 anni dal conseguimento della pensione anticipata.

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Daniele Bonaddio

Laureato nel 2011 presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro in Economia Aziendale, svolge ormai da diversi anni la professione di redattore presso numerose testate giornalistiche online, occupandosi di temi riguardanti il diritto del lavoro e della previdenza sociale. Ha f…Continua a leggere

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