Pensione di vecchiaia ferma a 67 anni: i nuovi requisiti dal 2020. Novità e regole

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Buone notizie per milioni di italiani che intendono andare in pensione di vecchiaia nel 2020, 2021 e 2022: a differenza di quest’anno, che ha visto incrementare il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia di ben 5 mesi, nel 2020 e nel 2021 non si registra alcun aumento in tal senso: l’età di accesso alla bramata pensione di vecchiaia resta bloccata a 67 anni. 

Quindi, per la pensione di vecchiaia rimarrà fermo il requisito di 67 anni. Ma non solo. In base al recente Decreto Mef del 5 novembre 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 267 del 14 novembre 2019, non ci sarà alcun aumento della cosiddetto “speranza di vita” – indice stimato dall’Istat – in quanto è stato dimostrato che in media gli italiani non vivono abbastanza da far innalzare la soglia anagrafica.

Il requisiti di età ricomincerà a salire a partire dal 2023, quando per lasciare il lavoro naturalmente serviranno 67 anni e 3 mesi.

Cosa significa? Quali saranno i requisiti anagrafici da soddisfare negli anni futuri? Dobbiamo aspettarci nuovi aumenti o le condizioni rimangono come quelli attuali? E qualora fosse così, per quanto tempo è possibile pensionarsi a 67 anni? Ecco una sintesi delle principali novità e regole sulla pensione di vecchiaia.

Pensione di vecchiaia: cos’è la speranza di vita

Le tempistiche d’accesso alla pensione, specie per quella di vecchiaia, sono due:

  • l’età;
  • i contributi versati.

A differenza di quanto accadeva in passato, quando l’età veniva fissata per legge e non si poteva modificare se non per effetto di una nuova disposizione normativa, oggi le cose sono cambiate radicalmente. Attualmente, infatti, l’età d’accesso alla pensione di vecchiaia cambia in continuazione, e per la precisione ogni biennio, poiché vige il sistema della cd. “speranza di vita”. Si tratta di un indice stimato da parte dell’Istat che tiene conto della vita media degli italiani e adegua questo dato all’accesso alla pensione. Pertanto, più si alza la media della speranza di vita, ossia gli italiani vivono di più, e più aumenta il requisito anagrafico; viceversa, più si abbassa la media, e più diminuisce il requisito anagrafico.

Questo sistema è stato creato per tenere in equilibrio il bilancio previdenziale italiano, al fine di evitare di erogare in anticipo, quindi per più tempo, i trattamenti previdenziali.

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Pensione di vecchiaia ferma a 67 anni: requisiti congelati fino 2022

Con il Decreto del 5 novembre 2019, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che il requisito per l’accesso alla pensione di vecchiaia resta fissato a 67 anni anche nel biennio 2021-2022, ossia alle condizioni attuali. Infatti, come recita il testo del Decreto Ministeriale, dal 1° gennaio 2021 i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici non sono ulteriormente incrementati. Ciò in quanto l’aumento della speranza di vita è di 0,021 decimi di anno. Tale dato, trasformato in dodicesimi di anno, equivale a una variazione di 0,025 che, a sua volta arrotondato in mesi, corrisponde ad una variazione pari a 0.

Quindi, essendo gli adeguamenti biennali, il livello fissato resterà tale anche per tutto il 2022. Solo dopo, ossia dal 1° gennaio 2023 potrà scattare un nuovo adeguamento. Aumento, questo, che in ogni caso non può superare i 3 mesi alla volta.

Queste quanto decretato nel provvedimento: “A decorrere dal 1° gennaio 2021, i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici di cui all’art. 12, commi 12-bis e 12-quater, fermo restando quanto previsto dall’ultimo periodo del predetto comma 12-quater, del decreto-legge 30 luglio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e successive modificazioni e integrazioni, non sono ulteriormente incrementati”. 

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Pensione di vecchiaia: i requisiti di età fino al 2050

Alla luce del Decreto emanato dal Mef, lo scenario del requisito anagrafico della pensione di vecchiaia si modifica come di seguito descritto:

  • 2019-2020: 67 anni;
  • 2021-2022: 67 anni;
  • 2023-2024: 67 anni e 3 mesi;
  • 2025-2026: 67 anni e 6 mesi;
  • 2027-2028: 67 anni e 9 mesi;
  • 2029-2030: 68 anni;
  • 2031-2032: 68 anni e 1 mese;
  • 2033-2034: 68 anni e 3 mesi;
  • 2035-2036: 68 anni e 5 mesi;
  • 2037-2038: 68 anni e 7 mesi;
  • 2039-2040: 68 anni e 9 mesi;
  • 2041-2042: 68 anni e 11 mesi;
  • 2043-2044: 69 anni e 1 mesi;
  • 2045-2046: 69 anni e 3 mesi;
  • 2047-2048: 69 anni e 5 mesi;
  • 2049-2050: 69 anni e 7 mesi.

Da notare che i requisiti anagrafici appena elencati valgono sia per gli uomini che per le donne, in quanto i due sessi sono stati parificati dal 2018. Non ci sono quindi più differenze in termine di età pensionabile tra donne e uomini.

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Pensione di vecchiaia: requisito anagrafico nel sistema contributivo

Un particolare menzione merita l’accesso alla pensione di vecchia in base al sistema contributivo, ossia quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare e versare contributi dopo l’1 gennaio 1996. Tali soggetti, per potersi pensionare, oltre ai 20 anni di contributi devono soddisfare il requisito di avere un importo della pensione superiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (pari a 687 euro per l’anno 2019).

In caso contrario è possibile accedere al trattamento di vecchiaia al compimento di 71 anni di età con almeno 5 anni di contribuzione “effettiva” a prescindere dall’importo della pensione.

Pensione di vecchiaia: requisito contributivo e deroghe Amato

Non bisogna dimenticare che oltre all’età anagrafica è necessario maturare un minimo di 20 anni di contributi. Tuttavia, esistono delle deroghe che consentono in alcuni casi di accedere al trattamento previdenziale anche con 15 anni.

Le deroghe sono contenute nella cd. “Legge Amato”, disciplinata dal D.Lgs. n. 503/1992 che prevede tre possibilità per poter accedere alla pensione con soli 15 anni di contributi.

 

Daniele Bonaddio

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