Sarebbero infatti 5mila con un piede già sulla porta, in procinto di abbandonare la professione, a fronte dell’obbligo di iscrizione alla cassa previdenziale professionale vicinissimo alla scadenza.
E’ il numero che corrisponde a quanti, entro l’inizio del mese di aprile, si troveranno costretti a formalizzare l’iscrizione alla previdenza pur non riuscendo a maturare ancora un reddito annuale congruo al pagamento dei contributi richiesti dalle condizioni espresse nel regolamento.
Il termine decorre dai 90 giorni successivi alla lettera di ricevimento da parte del presidente della Cassa forense, che ha chiesto ai colleghi iscritti all’Albo (ma non alla previdenza), di optare per la Cassa professionale o per le liste Inps. Così’, i giorni iniziano a ridursi per la decisione finale dei diretti interessati, che si sentono sempre più ostacolati a imporsi nella propria professione e in balia delle decisioni prese dall’alto.
La previsione, si ricorderà, è contenuta nella legge 247/2012, la riforma forense che, in attesa di completa attuazione da oltre due anni, sta rivoluzionando i cardini della professione della difesa legale.
Tra le novità più contestate che la legge sugli avvocati si è trovata a introdurre nei mesi scorsi, figura certamente l’obbligo stabilito nel provvedimento pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 20 agosto 2014, che pone in attuazione l’articolo 21 della riforma forense, quello relativo al vincolo di iscrizione alla Cassa.
Nonostante le piccole agevolazioni concesse a quanti seercitano la professione senza poter contare su fatturati stellari, sembra che un numero elevato dei nuovi entranti sia in procinto di lasciare l’Ordine per non sperperare i pochi euro incassati nelle scadenze previdenziali.
Si tratta di una legge che trae ispirazione dai dettami contenuti nella norma Fornero sulle pensioni, che ha contenuto alcune indicazioni di sorta anche per le categorie professionali, poi ribadite nei singoli disegni di legge approvati per il rinnovamento dei mestieri tutelati dai vari Ordini.
Così, tutti quei contribuenti che non riescono a superare le soglie di reddito minimo per il pagamento dei contributi, dovranno decidere entro breve se acconsentire alle richieste della legge oppure optare per un forzato abbandono del tesserino professionale.
Il prezzo per continuare a esercitare la professione, relativo all’annualità 2014, ammonta a circa 3500 euro, da aggiungere alla quota di iscrizione all’Albo richiesta regolarmente dall’Ordine.
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