Ad ammetterlo, lo stesso ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, in persona, a seguito dell’incontro di ieri con i vertici dell’Anci. Il problema, sarebbe del tutto simile a quello che ha provocato la decisione di chiedere ai cittadini il pagamento della mini Imu in questo mese di gennaio: la mancanza di gettito cronica da parte delle amministrazioni comunali che, di volta in volta, nonostante cambino le sigle delle imposte, vedono restringersi sempre più le risorse destinate ai servizi comunali.
A lanciare l’allarme, gli stessi sindaci che, al cospetto del ministro, hanno evidenziato come, volendo rendere la Tasi, cioè la parte della nuova Imposta unica comunale che sostituirà l’abolita Imu prima casa, di un peso vicino alla tassa che l’ha preceduta, e cioè con la finalità di non generare disparità tra un balzello e l’altro, il rischio di minori entrate è pari a un miliardo. Quantificando, oltre il doppio del mancato gettito da cui è derivata la mini Imu.
Attualmente, le aliquote in fatto di Tasi possono arrivare al 2,5 per mille sulle prime case e al 10,6 per mille sugli altri edifici: per ovviare alla scarsità di risorse lamentata dai Comuni, però, il governo potrebbe concedere un margine di manovra agli assessori, tra lo 0,1 e lo 0,8, secondo quanto emerge dall’incontro Mef-Anci.
Insomma, con la Tasi rischia di ripetersi pari pari il canovaccio già vissuto con l’Imu: lo Stato consente ai Comuni di alzare le aliquote e, poi, in futuro rischia di non essere in grado di ripianare le differenze accumulate, come accaduto nei mesi scorsi. La questione è di massima urgenza, dal momento che entro il 28 febbraio andranno chiusi i bilanci locali e, per questo, servono dati certi sul gettito Tasi 2014: ulteriori incontri sono in programma anche nei prossimi giorni.
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