Imu 2013: la svolta. Si paga solo sopra i 150 mq

Redazione 23/07/13
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Imu, forse è la volta buona. Dopo le numerose notizie, indiscrezioni, ipotesi e quant’altro abbia a che fare con l’empirico e la congettura, è notizia di questa mattina che gli uomini del ministero dell’Economia hanno una strategia concreta, ossia far pagare di più le pseudo case popolari, praticamente quei rustici in versione extra – lusso, in maniera tale che si possa esonerare il resto dei proprietari dall’imposta municipale unica.

Questa scelta sembra quella che irrita e divide meno i partiti ma dello stesso avviso non è il ministro degli Affari regionali Graziano Delrio che ha già preventivato “una situazione al limite della rabbia”, allineandosi in questo modo all’allarme lanciato dal cofondatore del M5S Gianroberto Casaleggio. “Non sposteranno di uno zero virgola il Pil del Paese” ha chiuso caustico il ministro.

Dunque nonostante l’incontro di ieri fra i tecnici dell’economia e la commissione costituita da Colaninno (Pd), Brunetta (Pdl) e Lanzillotta (Scelta Civica) sia stata interlocutoria è emersa una novità; l’Imu si pagherebbe a prescindere dalla classe catastale di appartenenza quando l’immobile supera i 10 vani, almeno 150 mq. Queste dimensioni sono state prese come riferimento perché si trovano solo in palazzine di lusso ma che  spesso il nostro catasto, che ha bisogno di essere riformato, classifica come di tipo economico se non popolare addirittura.

Quelle comprese nella categoria A2 delle più comuni abitazioni civili sarebbero all’incirca 700 mila, il 9,7% del totale, mentre quelle in A3, cioè di tipologia economica, sarebbero il 4,5% (329 mila), almeno queste sono le cifre riportate dalla Uil servizio politiche territoriali. Non è tutto; infatti sarebbero un obiettivo anche le abitazioni, spesso molto lussuose, dei centri storici delle città, che sono accatastate come popolari o ultrapopolari.

Il censimento per il loro reale valore di mercato lo ha già fatto l’ex agenzia del territorio ed anche loro potrebbero confluire, con le case extra-large nella nuova classe “super A2” dove l’Imu continuerebbe a colpire le prime case e inciderebbe ancor di più anche sulle seconde, o terze, con aliquote più alte delle attuali.  

In questo modo conti ben più rigidi degli attuali dovranno saldarli anche i proprietari di ville e villoni considerati come rustici e case rurali ma ristrutturati completamente. Oggi pagano poco pur essendo seconde case, se passasse questa norma potrebbero sborsare cifre pari a quelle dei proprietari di immobili extra – lusso. Censirli non è complesso perché, eccetto chi ha fatto lavori abusivi, tutti gli altri hanno dovuto indicare le ristrutturazioni all’agenzia del territorio in quanto sotto vincolo paesaggistico. L’ipotesi non è nuova ma fino ad ora è stata alla fine sempre lasciata in cantina visto la trasformazione in super abitazioni di rustici e casali è parecchio in voga nella nostra classe dirigente.

Questo per quanto concerne l’imposta sul mattone, che anche se rivista e migliorata per esentare le prime case non di lusso, terminerebbe in ogni caso per essere convogliata nella nuova “tassa Ics”, l’Imposta casa e servizi, che comprenderebbe anche la Tares sui rifiuti e l’addizionale Irpef. La nuova imposta comprenderebbe inoltre sconti per le famiglie più numerose nella sua componente di possesso immobiliare, mentre quella che si paga per i servizi, rifiuti in testa, sarebbe proporzionata ai metri quadri e al numero dei familiari. Nel senso che più si è e più si paga. Ci sono provvedimenti anche per capannoni industriali e negozi, che dovrebbero poter dedurre l’Imu dalla base imponibile dell’Ires.

Sussiste il nodo legato alle coperture, ma anche qui la soluzione sembra più vicina. Circa 400 milioni arriveranno dalla nuova “Imposta municipale secondaria” che coniuga canoni di pubblicità e occupazione di suolo pubblico. Molto di più si otterrà dallo spostamento di alcuni prodotti dall’Iva agevolata del 4 e del 10% verso quella ordinaria del 21 anche se la parte più rilevante del contributo arriverà dalla oramai imminente spending review tarata sui costi standard di tutta la pubblica amministrazione, ovvero da tagli alla spesa. Ora i partiti diranno la loro, poi sarà il governo a fare la sintesi.

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