L’accordo definisce una volta per tutte quali devono essere le regole di certificazione della rappresentanza nelle aziende di Confindustria e quali sono i soggetti che partecipano alla trattativa sindacale.
In sostanza, dopo quest’accordo, possono partecipare alla vita sindacale aziendale tutti quei sindacati che superano la soglia del 5% della rappresentatività sui posti di lavoro, a prescindere dall’aver firmato o meno i contratti nazionali (CCNL).
La rappresentatività si misura dal rapporto fra iscritti con deleghe (e per questo i sindacati hanno attivato speciali rapporti con l’INPS) e risultati delle elezioni delle RSU. Le Rsu saranno elette secondo un meccanismo esclusivamente proporzionale per i tre terzi; si supera il “residuo” terzo riservato ai sindacati firmatari del contratto nazionale applicato nell’unità produttiva.
Perché quest’accordo è importante?
1) Perché sugella una serie di passaggi che hanno interessato i sindacati confederali e Confindustria attraverso almeno due accordi importanti quali quello del 28 giugno 2011 e del 31 maggio del 2013, dopo una serie di accordi separati lesivi dell’unità sindacale;
2) Perché si impegnano i sindacati e Confindustria a certificare gli iscritti attraverso CNEL ed INPS: questo renderà anche più agevole la certificazione della maggioranza del 50%+1 nel rinnovo degli accordi contrattuali.
Con il regolamento attuativo sulla rappresentanza «Cgil, Cisl, Uil e Confindustria dimostrano di sapersi rinnovare e di dare trasparenza e regole democratiche alla propria azione negoziale, di favorire la partecipazione dei lavoratori con il voto per i delegati e sugli accordi». Lo afferma il leader Cgil, Susanna Camusso, che aggiunge: «Mi auguro che presto anche con le altre associazioni datoriali si possa raggiungere questo importante traguardo che costituisce il modello per dare finalmente piena attuazione al dettato costituzionale»