A fronte della maggioranza dei due terzi di 672 elettori, dunque, Marini può contare su una base di consenso nominale di ben 789 voti, che lo porterebbe a essere uno dei Capi dello Stato eletti a maggioranza più ampia dal 1948. Ad appoggiare il candidato ex presidente del Senato, infatti, sarebbero Pd, Pdl, Lega Nord, Scelta civica: dunque, un arco amplissimo, ma non a prova di bomba.
Rodotà, invece, ha dalla sua l’appoggio consolidato del MoVimento 5 Stelle, con i suoi 163 parlamentari, più i 45 sicuri anche di Sinistra, Ecologia e Libertà.
Soprattutto sulla figura di Marini, però, grava il sospetto dei franchi tiratori, che potrebbero fare scendere le preferenze di un centinaio di unità, tra renziani, giovani dissidenti del Pd e altri perplessi sulla scelta dell’ex sindacalista 80enne.
Comunque, al momento, prima dello spoglio, la situazione ufficiale è riassunta da una grafica di Sky Tg24, che, però, rappresenta solo le adesioni formali dei partiti ai candidati e non i voti veri che usciranno dallo scrutinio, verosimilmente molto inferiori – ma non si sa di quanto – proprio per Marini, mentre Rodotà potrebbe guadagnare qualche rappresentante del Pd “in fuga”.
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