Intanto, è bene specificare che si tratta di pagamenti risalenti al 2012 e già arrivati in scadenza, il che, naturalmente, giustifica l’assoluta urgenza con cui l’uscente governo Monti arrivò alla sua approvazione, lo scorso 8 aprile. A ciò, è seguito un traccheggio complicato tra Aule e Commissioni – nel bel mezzo della crisi istituzionale per l’elezione del presidente della Repubblica e lo stallo del Parlamento – che però ha rallentato solo in parte l’iter del decreto, oggi infine arrivato al primo ok della Camera, con 450 voti a favore e la sola astensione del MoVimento 5 Stelle.
Allegato al testo del decreto, dunque, si trova il compendio con tutte le somme destinate a province e Comuni. Nel computo generale, il primo dato a saltare all’occhio è che, dei circa 90 miliardi di debiti certificati da Bankitalia che pendono sul capo della PA, al momento siano stati autorizzati i pagamenti di poco meno della metà necessaria.
Che la roncola governativa non abbia effettuato alcuna selezione tra gli enti più o meno meritevoli, emerge con chiarezza se si guarda a uno dei Comuni che ha battuto tutti sul tempo, sbloccando in autonomia i primi pagamenti in anticipo rispetto all’approvazione del decreto e a pochissimi giorni dal suo ok in Consiglio dei ministri.
Si tratta di Cesena, il cui Comune, ad appena 72 ore dal sì governativo al decreto, ha avviato le procedure per saldare 2 milioni e 800mila euro, di cui i primi 400mila con effetto immediato. Caso raro in Italia, che ha procurato alla città romagnola una fama improvvisa tra gli addetti ai lavori, frutto anche della consapevolezza di una situazione drammatica tanto per i committenti pubblici quanto per i privati in attesa degli agognati pagamenti. Così, appena lo scorso 12 aprile, il sindaco Paolo Lucchi affermava: “Abbiamo voluto accelerare al massimo i tempi, nella consapevolezza di quanto sia urgente per le nostre aziende incassare al più presto. Sentivamo tutto il peso di una situazione insostenibile che, pur non dipendendo da nostre scelte, ci ha costretto a ritardare i pagamenti a chi ha lavorato per noi, ben sapendo che in questo modo contribuivamo ad aggravarne le difficoltà.”
Nel frattempo, il decreto del governo è stato esaminato dalle Commissioni, con tempi per la verità soddisfacenti dati gli standard elefantiaci, che lo hanno affidato a Montecitorio proprio ieri, fino all’approvazione lampo di stamattina. Così, una volta ufficializzate le cifre, il Comune di Cesena ha scoperto di essere destinatario di poco meno di 7,5 milioni di euro per saldare le aziende creditrici, a fronte dei 21 milioni necessari per completare il passivo. In proporzione, insomma, il Comune di Cesena, nonostante avesse varato i pagamenti con una partenza sprint, si è visto accreditare meno della media dei pari grado.
A seguito del via libera al decreto, il primo cittadino ha preso carta e penna per scrivere le sue impressioni direttamente al presidente del Consiglio Enrico Letta, ma ha preferito non piangersi troppo addosso, allargando il campo al rebus Imu e Tares. Il sì al decreto pagamenti è “un’ottima notizia – ha precisato Lucchi – a Cesena da sempre siamo abituati a muoverci con rigore assoluto. Ma oggi il rigore da solo produce incertezze, paure, dubbi. L’Imu ha tuttora una impostazione centralista, sulla Tares grava incertezza: come saranno compensati i Comuni?” E ciò anche perché “di fronte ai dati attuali, il 2014 – ha aggiunto il sindaco – sarà ancora terribile”.
Al quesito, potrebbe aver fornito risposta il ministro per gli Affari Regionali ed ex sindaco anch’egli, Graziano Delrio, il quale ha assicurato che “non vi saranno problemi di liquidità per i Comuni”. Certo, una rassicurazione che suona quantomeno dovuta, ma se, intanto, si procedesse a riconoscere i meriti degli enti più esemplari, soprattutto in una simile congiuntura economica, il sistema non ne trarrebbe altro che giovamento.
Vai alle tabelle ministeriali con i dati di tutti i Comuni d’Italia
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