Coronavirus, spostamenti vietati: come fare se si assistono familiari malati o invalidi

Spostamenti vietati in tutta Italia: ecco le regole e il fac simile dell’autodichiarazione per chi deve muoversi per assistere un familiare malato, invalido, disabile

Chiara Arroi 11/03/20
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L’emergenza Coronavirus ha costretto il Governo a trasformare l’Italia intera in zona rossa, vietando gli spostamenti non necessari di tutti i cittadini. Lo ha fatto emanando il Decreto 9 marzo 2020, conosciuto ormai come Decreto Io Resto a Casa, che ha esteso i divieti e gli obblighi, prima riservati alle zone arancioni, a tutto il Paese. Niente più scuse quindi, a meno che non sia strettamente necessario il Governo chiede a tutti di restare a casa.

Misure che hanno gettato nel panico molte persone, che tutti i giorni solitamente viaggiano e si spostano per diverse esigenze. Ci si chiede cosa vuol dire “vietato spostarsi” se non si possa uscire di casa per alcun motivo, se si possa andare a fare la spesa, se si può uscire a passeggiare col cane o andare a prendere un caffè. Ma soprattutto, ci sono persone che si chiedono come fare a spostarsi dal momento che si prendono cura di persone malate. Sono figli e familiari di disabili e invalidi, di persone che ogni giorno necessitano di assistenza, cure, accompagnamento in ospedale: sono i caregiver.

> Lo speciale Coronavirus <

Diciamo subito che per questi motivi non ci sono divieti di spostamento. E’ sempre possibile uscire di casa per prendersi cura di un familiare malato o bisognoso di cure e assistenza.

I divieti di spostamento imposti dal Governo infatti prevedono eccezioni, casi particolari per cui si può comunque prendere l’auto e uscire dal proprio Comune.

Vediamo in dettaglio cosa prevede il divieto di spostamento previsto dal Decreto Io resto a casa, per chi vale, le eccezioni e come fare a provare che si sta uscendo di casa per prendersi cura di un familiare malato.

Coronavirus: cosa significa stop a spostamenti e uscite 

Il Decreto 9 marzo 2020 ha esteso regole restrittive e divieti a tutto il Paese, trasformando l’Italia in zona protetta, all’interno della quale non è possibile spostarsi liberamente da un Comune ad un altro a meno che non si abbiano specifiche necessità.

Stop agli spostamenti significa:

  • limitare il più possibile le uscite da casa,
  • non spostarsi con l’auto, bici, moto da un Comune all’altro (a meno che non abbiano necessità specifiche)
  • se si esce per necessità specifiche, queste devono essere motivate mediante una specifica autocertificazione da compilare ed esibire ai controlli
  • quando si esce occorre farlo rispettando semplici regole: mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro, non affollare i locali, rispettare i divieti imposti da commercianti e gestori di attività

In pratica si deve evitare di uscire di casa per quanto possibile.

Coronavirus: quando non sono vietati gli spostamenti 

Il divieto di uscire di casa non è sempre valido. Il divieto di spostamento vale sempre, a meno che non ci siano:

  • specifiche necessità,
  • motivi di salute
  • motivi di lavoro.

In questi casi gli spostamenti sono concessi. In pratica, si deve evitare per quanto possibile di spostarsi dalla propria abitazione, ma si può uscire per:

  • andare a lavorare
  • andare a fare la spesa con specifiche regole 
  • andare in ospedali
  • andare in farmacia per acquistare medicine e prodotti per la salute
  • acquistare beni essenziali (ad esempio se si fulmina una lampadina posso uscire per acquistarla)

Si deve comunque essere in grado di provare le necessità che hanno spinto ad uscire di casa, anche mediante autodichiarazione che potrà essere resa su moduli prestampati già in dotazione alle forze di polizia statali e locali.

Coronavirus: come fare se si assistono familiari malati 

Appurato che esistono necessità impellenti per cui è possibile spostarsi, diventa chiaro come si possa uscire di casa, prendere l’auto e muoversi per prendersi cura di un familiare malato, invalido o disabile.

L’unica cosa che chiede il Governo con queste misure stringenti è di poter provare le esigenze che hanno spinto il caregiver a spostarsi. Lo si può tranquillamente fare compilando un’autocertificazione, ed esibendola in caso di controlli.

Si tratta di un modulo prestampato su cui il familiare che si prende cura del malato dichiara sotto la propria responsabilità la motivazione per cui è uscito di casa e si è spostato

Coronavirus: il modulo di autocertificazione per spostamenti 

Il modulo prestampato si può scaricare qui, dal sito del Viminale,ed è già in dotazione presso le forze di polizia incaricate di effettuare i controlli sugli spostamenti dei cittadini.

Spostamento per assistere familiare disabile: esempio di autodichiarazione

Su questo modulo il caregiver che si prende cura del malato può dichiarare il motivo del proprio spostamento. Ecco un esempio preso dal fac simile del modulo di autocertificazione:

Il sottoscritto _____________________________________, nato il _________ a
____________, residente in ___________________, via__________________________,
identificato a mezzo __________________ nr. _____________________ utenza telefonica
_________________, consapevole delle conseguenze penali previste in caso di
dichiarazioni mendaci a pubblico ufficiale (art 495 c.p.)

DICHIARA SOTTO LA PROPRIA RESPONSABILITÀ

 Di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio di cui all’art. 1,
comma 1, del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020
concernenti lo spostamento delle persone fisiche all’interno di tutto il territorio
nazionale, nonché delle sanzioni previste dall’art. 4, comma 1, del Decreto del
Presidente del Consiglio dei Ministri dell’ 8 marzo 2020 in caso di
inottemperanza (art. 650 C.P. salvo che il fatto non costituisca più grave reato);

 Che lo spostamento è determinato da:
o comprovate esigenze lavorative;
o situazioni di necessità;
o motivi di salute;
o rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.

A questo riguardo, dichiara che ___DEVE ACCOMPAGNARE PROPRIO FIGLIO IN OSPEDALE PER UNA VISITA ONCOLOGICA oppure DEVE ACCOMPAGNARE IL PADRE AD EFFETTUARE UNA TAC. 

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La storia ci insegna che da sempre le società umane combattono, ciclicamente, la loro guerra contro le epidemie, questo nemico astuto, insidioso, implacabile, e soprattutto, privo di emozioni e scrupoli. Eppure, le società umane hanno sempre vinto. Oggi il progresso scientifico e tecnologico sembra librarsi ad altezze vertiginose. Ma, nella guerra contro le epidemie, le armi dell’umanità sono e saranno probabilmente le stesse di quelle che avevamo a disposizione quando questo inarrestabile progresso aveva appena cominciato a svilupparsi, come nel XV secolo della Repubblica di Venezia, nell’800, nei primi anni del ’900. Oggi, è vero, la comunità internazionale può contare su un’incrementata capacità di sorveglianza epidemiologica, su una solida esperienza nella collaborazione tra Stati, su laboratori in grado di identificare i virus e fare diagnosi, su conoscenze scientifiche in continuo progresso, su servizi sanitari sempre migliori, su agenzie internazionali come l’OMS, l’ISS italiano e il CDC americano. Ma oltre alle conoscenze, ai vaccini e ai farmaci, all’organizzazione dei servizi sanitari, per affrontare con successo le epidemie è molto importante il senso di appartenenza alla comunità, la solidarietà sociale e l’aiuto reciproco fra persone. Di fronte ad una minaccia sanitaria, la fiducia nello Stato e nelle scelte delle autorità sanitarie, la consapevolezza del rischio e la solidarietà umana possono aver la meglio sull’ignoranza, l’irrazionalità, il panico, la fuga e il prevalere dell’egoismo che in tutti gli eventi epidemici della storia hanno avuto grande rilevanza.     Walter Pasiniè un esperto di sanità internazionale e di Travel Medicine. Ha diretto dal 1988 al 2008 il primo Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Travel Medicine.

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Chiara Arroi

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