Conguaglio in busta paga: come evitare brutte sorprese

Paolo Ballanti 15/01/19
Sei un lavoratore dipendente e hai notato che lo stipendio di dicembre è stranamente inferiore a quanto guadagni di solito? Il motivo è tutto nel conguaglio Irpef. Un’operazione matematica che confronta le tasse pagate in anticipo durante l’anno con quanto effettivamente dovuto allo Stato.

Il calcolo può essere fatto a partire dalla busta paga di dicembre, dal momento che solo in questa sede è noto l’ammontare definitivo delle retribuzioni percepite nell’anno.

Da gennaio a novembre, invece, la tassazione che il dipendente vede trattenersi in ogni cedolino è parziale. In occasione della busta paga di febbraio, ad esempio, il datore simula quale sarà il reddito annuo e su questo calcola le tasse da trattenere nel mese specifico. E così via.

I risultati delle operazioni di conguaglio sono essenzialmente due:

  • Conguaglio a credito, si ha quando le tasse anticipate nell’anno sono superiori a quanto in realtà dovuto all’Erario, in tal caso l’Irpef pagata in più viene restituita al dipendente con rimborso in busta paga di dicembre;
  • Conguaglio a debito, si verifica quando le tasse anticipate nell’anno sono inferiori a quanto effettivamente dovuto, con conseguente recupero della differenza in busta paga di dicembre.

È quest’ultimo il frangente che naturalmente crea maggiori problemi ai dipendenti perché può portare a ingenti recuperi fino ad arrivare, nei casi limite, ad un netto di poche centinaia di euro se non addirittura a saldo zero.

Vediamo quali sono gli accorgimenti per evitare il prossimo anno brutte sorprese in sede di conguaglio.

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Evitare brutte sorprese al conguaglio: aliquota fissa

Il conguaglio negativo potrebbe dipendere da minori tasse pagate in certi periodi dell’anno. Questo può accadere a chi svolge mansioni con picchi stagionali in cui si fa largo uso dello straordinario (e di conseguenza si alza il reddito), a fronte di mesi a retribuzione normale (si pensi ai periodi estivi di non attività con utilizzo delle ferie).

Considerato che la tassazione è su base annuale con l’applicazione di scaglioni di reddito (riparametrati su base mensile dividendo il valore per 12) cui corrispondono altrettante aliquote:

  • Reddito complessivo fino a 15 mila euro aliquota al 23%;
  • Reddito complessivo compreso tra 15 mila e 28 mila euro aliquota del 27%;
  • Reddito complessivo compreso tra 28 mila e 55 mila euro aliquota del 38%;
  • Reddito complessivo compreso tra 55 mila e 75 mila euro aliquota del 41%;
  • Reddito complessivo oltre 75 mila euro aliquota del 43%.

Può accadere che nei primi mesi dell’anno il dipendente abbia svolto lavoro ordinario con tassazione mensile anticipata pari al 23%. Ipotizziamo che da aprile il suo reddito sia aumentato a fronte di un livello di inquadramento superiore, del lavoro su turni e del ricorso allo straordinario. In sede di conguaglio il suo reddito si colloca nello scaglione 28 – 55 mila con aliquota al 38%, con conseguente recupero delle tasse non pagate nei mesi in cui la tassazione è stata al 23%.

Leggi anche “Busta paga, come leggerla: la retribuzione”

Per ovviare a questi inconvenienti il dipendente può richiedere un’aliquota fissa da applicarsi a prescindere dal reddito mensile. Una scelta oculata che deve tener conto di quale sarà il reddito complessivo dell’anno.

Evitare brutte sorprese al conguaglio: le detrazioni da lavoro dipendente

Le detrazioni da lavoro dipendente hanno la funzione di abbassare le tasse dovute. Al pari delle aliquote, anche l’ammontare definitivo delle detrazioni spettanti è stabilito a fine anno sulla base del reddito complessivo (maggiore è il reddito minori sono le detrazioni). A livello mensile, le detrazioni vengono calcolate simulando quello che potrebbe essere il reddito complessivo. Riprendendo l’esempio precedente, può accadere che nei mesi in cui la retribuzione è stata bassa il dipendente ha goduto di detrazioni superiori rispetto a periodi dove il compenso è aumentato e di conseguenza sono calate le detrazioni.

Periodo Gennaio – Marzo 2018:

Imposta lorda 1.000,00 – Detrazioni 350,00 = 650,00 euro di imposta netta

Periodo Aprile – Dicembre 2018:

Imposta lorda 8.000,00 – Detrazioni 500,00 = 7.500,00 euro di imposta netta

Totale 2018:

  • Imposta lorda 9.000;
  • Detrazioni 850,00;
  • Imposta netta 8.150.

Ipotizziamo che in base al reddito complessivo dell’anno le detrazioni spettanti siano pari a 650 euro. Di conseguenza si procederà al recupero di euro 200 a titolo di tasse non pagate.

Per far fronte al conguaglio negativo, il dipendente può chiedere che durante l’anno le detrazioni vengano calcolate avendo a riferimento un determinato reddito complessivo, a prescindere da qualsiasi calcolo mensile.

Evitare brutte sorprese in sede di conguaglio: bonus 80 euro

L’effettiva spettanza del bonus 80 euro è stabilita a fine anno, ma il suo importo è anticipato mese per mese.

L’ammontare annuo del bonus è legato ai seguenti scaglioni:

  • Fino a 24.600 euro spettano 960 euro all’anno;
  • Per i redditi superiori a 24.600 e fino a 26.600 il bonus è riproporzionato in base alla seguente formula [960 * (26.600 – reddito complessivo) / 2000];
  • Per i redditi superiori a 26.600 il bonus non spetta.

Se ad esempio in sede di conguaglio si accerta che il reddito dell’anno ha superato i 26.600 euro l’intero bonus anticipato al dipendente (fino a 960 euro) dovrà essere recuperato in busta paga.

Per scongiurare questo rischio si può richiedere, preferibilmente a inizio anno, la non applicazione del bonus ovvero il suo riconoscimento direttamente in sede di conguaglio senza che venga anticipato mensilmente. Ultima strada è quella di comunicare un reddito presunto su cui calcolare l’ammontare del bonus.

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Paolo Ballanti

Dopo la laurea in Consulente del Lavoro, conseguita all’Università di Bologna nel 2012, dal 2014 si occupa di consulenza giuslavoristica ed elaborazione buste paga presso un’associazione di categoria in Ravenna. Negli anni successivi alla laurea ha frequentato tre master: El…Continua a leggere

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