Caos esodati: sono 400 mila, ma l’Inps ne manda in pensione solo 65 mila

Redazione 12/06/12
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Altro che presidenzialismo alla francese o semi-presidenzialismo, “qua” ci sono più di 390 mila lavoratori esodati dei quali, però, solo 65 mila avranno la matematica certezza di andare in pensione con le vecchie (e care, per molti) regole. Dopo i conti fatti in una giornata piuttosto convulsa, il ministro Elsa Fornero ha convocato i sindacati per fare il punto della situazione: in realtà, però, pare che questa stima non sia una sorpresa stile uovo di Pasqua, ma fosse contenuta in una precisa relazione tecnica trasmessa dall’Inps al Ministero del Lavoro lo scorso 22 maggio. La differenza di circa 325 mila unità, quindi, continua a creare tensioni tra Previdenza Sociale, Governo e ovviamente parti sociali, con polemiche furenti da parte degli esponenti politici.

Ora, però, la collettività vorrebbe sapere il perché di una tale discrepanza. In soldoni, la stima di 390.200 comprende tutti coloro che hanno fatto un accordo per l’uscita dal lavoro e ora sono a rischio di restare senza occupazione e senza pensione per l’aumento dell’età pensionabile prevista dalla riforma Fornero. Per cui non ci si limita ai numeri del decreto: le ‘platee’ che alzano sensibilmente il numero, secondo l’Inps, sono solo causate dai prosecutori volontari (133.000 persone autorizzate ai versamenti volontari nati dopo il 1946 e con un ultimo versamento contributivo antecedente il 6 dicembre 2011)  e i cosiddetti “cessati”, ovvero quelli che sono usciti dal lavoro per dimissioni, licenziamento o altre cause tra il 2009 e il 2011 che hanno più di 53 anni e che non si sono rioccupati (180mila secondo l’Inps). Per queste due categorie il decreto del Governo prevedeva rispettivamente 10.250 e 6.890 salvaguardati.

In tutto ciò, c’è anche l’importanza del 4 dicembre come data fissata a priori entro la quale il ‘vecchio’ lavoratore potrà andare in pensione solo se, entro quel termine, è uscito dal lavoro e pertanto si trova in mobilità. Cosa che, ovviamente, sarebbe stata molto diversa se si fosse considerata la data del contratto con l’azienda. Un bel caos, dentro il quale la Fornero è insorta contro l’Inps (“deploro la parziale e non ufficiale diffusione di informazioni che provoca disagio sociale”), mentre Bonanni, segretario della Cisl, e Bersani, rincarano la dose sostenendo di aver fatto presente molto tempo addietro il problema.

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