Almeno, questa è l’opinione dei professionisti che sventolano la pronuncia del Consiglio di Stato, secondo cui i diplomati magistrali devono potersi iscrivere alle graduatorie per la scuola primaria e dell’infanzia.
La sentenza inaspettata. I giudici della sesta sezione di palazzo Spada hanno pronunciato un’ordinanza che assegna il diritto all’iscrizione, senza alcuna riserva – come avvenuto sino a oggi – nelle graduatorie ad esaurimento della scuola primaria e dell’infanzia di 3mila diplomati magistrali esclusi, proprio in forza di quella riserva, dalle immissioni in ruolo e dalle supplenze.
A presentare ricorso collettivo, le due associazioni, A.D.I.D.A e La Voce dei Giusti, sotto il patrocinio degli avvocati Michele Bonetti, Santi Delia e Umberto Cantelli. Secondo i giudici amministrativi “al di fuori del piano straordinario di assunzioni per l’anno scolastico 2015/2016, la generalizzazione di tale depotenziamento dell’iscrizione con riserva nelle graduatorie non sembra avere fondamento legislativo”.
Pertanto l’iscrizione dei diplomati magistrali in questione dovrebbe avvenire a pieno titolo. E secondo gli avvocati, coloro che sarebbero rientrati, in virtù del punteggio maturato, avrebbero titolo a parte dei posti già assegnati nelle assunzioni della cosiddetta fase “zero” e dovranno quindi ottenere l’immissione in ruolo.
Il dispositivo, inoltre, assegna al Miur 15 giorni di tempo per ottemperare agli effetti dell’ordinanza e, in caso contrario, nomina il prefetto di Milano in qualità di commissario ad acta per l’applicazione del provvedimento.
Ora, pare che la base da cui partire per tutte le assunzioni, non sia stata inclusa nel piano previsto dal Miur, per un totale di 36mila cattedre in balia degli eventi.
Le fasi successive del programma di inserimenti – A, B e C – dipendono strettamente dalla “fase zero”. Nella fase A,infatti, si trovano assegnate le cattedre avanzate dalla prima fase più altre 10mila docenze. E nella fase B, la prima in ambito nazionale che parte il due settembre, tutte le cattedre ancora vacanti.
Il ministero in ogni caso, come detto, esclude che si debbano ripetere le immissioni in ruolo della fase zero, cosa che effettivamente rimescolerebbe anche quelle delle fasi successive: in tutto 103mila posti. Il pericolo è che questo impasse mandi all’aria l’intero piano, obbligando il ministero a ripartire dal principio, e dovendo così rinunciare al maxi piano di assunzioni.
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