Nelle scorse settimane, infatti, è stata bocciata dalla commissione Bilancio a Montecitorio la detrazione per gli sposi prevista in un emendamento al decreto Sostegni bis, mentre ha ottenuto l’approvazione il contributo a fondo perduto per gli operatori del settore wedding. Trai 500 emendamenti presentati al decreto Sostegni bis rientravano entrambi gli indennizzi per gli sposi e gli operatori del settore wedding, ma solo quest’ultimo ha ricevuto il via libera.
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Vediamo ora nel dettaglio in cosa consiste il contributo a fondo perduto per le imprese del settore matrimoni previsto dal nuovo Bonus matrimoni.
Bonus matrimoni: contributo per il settore wedding
Le forze politiche nelle ultime settimane hanno presentato una lista di 500 proposte emendative da applicare nel quadro del decreto Sostegni bis, in vista della sua approvazione parlamentare. Tra le varie richieste di sostegno ai cittadini ed alle imprese colpite dalla pandemia di Covid-19, sono stati stanziati 60 milioni di euro per i settori del wedding, dell’intrattenimento e dell’horeca (hotellerie-restaurant-catering).
Il 24 luglio è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la conversione in legge con modificazioni del decreto Sostegni bis. Una delle modificazioni adottate riguarda l’inserimento, dopo l’Articolo 1, dell’Articolo 1-ter, che introduce proprio i contributi richiesti per i settori del wedding, dell’intrattenimento e dell’HORECA.
Nell’Articolo 1 ter si legge che: “Al fine di mitigare la crisi economica derivante dall’emergenza epidemiologica da COVID-19 alle imprese operanti nei settori del wedding, dell’intrattenimento, dell’organizzazione di feste e cerimonie e dell’Hotellerie-Restaurant-Catering (HORECA), sono erogati contributi a fondo perduto per un importo complessivo di 60 milioni di euro per l’anno 2021, che costituisce limite massimo di spesa. A valere sullo stanziamento di cui al primo periodo, un importo pari a 10 milioni di euro per l’anno 2021 e’ destinato alle imprese operanti nel settore dell’HORECA e un importo pari a 10 milioni di euro e’ destinato alle imprese operanti nel settore, diverso dal wedding, dell’intrattenimento e dell’organizzazione di feste e cerimonie.”
Il Bonus matrimoni si tradurrebbe dunque in un contributo a fondo perduto destinato ai titolari di partita IVA, residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, che svolgono attività d’impresa, arte o professione all’interno del settore dei matrimoni.
Inoltre, la proposta prevede ance che l’Istat assegni al comparto un apposito codice Ateco per assegnare il contributo a fondo perduto: “In considerazione della necessità
di inquadrare, anche a livello statistico, le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati, l’Istituto nazionale di statistica definisce, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge, una
classificazione volta all’attribuzione di un codice ATECO specifico nell’ambito di ciascuna attività connessa al settore, mediante l’introduzione, nell’attuale classificazione alfanumerica delle attività economiche, di un elemento ulteriore, al fine di evidenziarne
il nesso con l’organizzazione di matrimoni ed eventi privati.”
Per ulteriori informazioni circa i criteri di applicazione di questo contributo a fondo perduto si dovrà attendere apposito decreto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per il momento, con la quasi totale certezza, per ricevere il Bonus matrimoni l’impresa deve:
- avere sede in Italia,
- dimostrare un calo di fatturato;
- presentare un’apposita domanda per certificare il codice ATECO di appartenenza ed attestare il possesso dei requisiti.
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Bonus matrimoni: detrazione per gli sposi
Per quanto riguarda gli sposi e le spese sostenute in Italia per i matrimoni, invece, l’emendamento bocciato in Commissione bilancio richiedeva una detrazione fiscale delle stesse nella misura del 25% per gli anni 2021, 2022 e 2023, fino ad ammontare complessivo non superiore a 25 mila euro. Una misura che prevedeva un finanziamento complessivo di 40 milioni di euro che non vedrà mai la luce.
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