Boiano: evasione fiscale agevolata dal caos nelle nomine dirigenziali

Redazione 18/01/19
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Come se non bastasse il problema endemico nel nostro sistema, l’evasione fiscale in Italia è agevolata anche da un altro fattore: il caos creato dalle nomine dirigenziali all’interno delle agenzie fiscali. Fattore che non fa altro che ostacolare e causare problemi e intoppi alla lotta all’evasione. È la forte opinione espressa da Pietro Paolo Boiano, segretario aggiunto di Dirstat, Federazione indipendente di associazioni e di sindacati operanti nel pubblico impiego, nel corso di un’intervista al giornale La Voce dei Cittadini.

Pubblichiamo di seguito uno stralcio dell’intervista rilasciata al giornale.

Come mai nelle agenzie fiscali non si riesce a risolvere il problema dei dirigenti nominati senza concorso?

“Quando si è insediato il cosiddetto governo del cambiamento la Dirstat, attraverso il sottoscritto, ha rappresentato con note scritte alla Presidenza del Consiglio ed ai Ministri dell’Economia e Finanze e della Pubblica Amministrazione quale era la situazione di caos venutasi a creare all’interno delle agenzie fiscali a seguito delle nomine discrezionali. A dispetto delle rassicurazioni, non è successo praticamente nulla, nel senso che sono cambiati i vertici delle agenzie ma non è mutato affatto il modus operandi”.

È deluso?

“Sono amareggiato, ma non mi arrendo, perché la Dirstat continuerà la sua battaglia nell’intento di ripristinare la legalità e la trasparenza nell’amministrazione finanziaria. Ricordo che, quando erano all’opposizione, i rappresentanti del Movimento 5 Stelle tuonavano quotidianamente contro le scelte scellerate degli avversari politici, tant’è che sono state presentate una serie di interrogazioni parlamentari al riguardo. A sette mesi dall’insediamento dell’esecutivo giallo – verde nulla è cambiato. Del resto la precarietà nella pubblica amministrazione fa gola a tutti”.

In che senso?

“La politica ha tutto l’interesse a puntare su una schiera di incaricati dirigenziali nominati discrezionalmente per poter meglio gestire i rapporti di forza. Ovviamente il tutto in barba alla sentenza 25 marzo 2015 n.37, con cui la Corte costituzionale ha negato che l’attribuzione di tali incarichi rispondesse effettivamente ad urgenti e indifferibili esigenze di funzionamento, ed ha indicato la strada obbligatoria di futuri concorsi realmente pubblici. Siamo passati da un sistema nel quale era riscontrabile un rispetto assoluto delle norme ad un altro in cui le nomine non avvengono in base a criteri meritocratici”.

L’intervista completa è reperibile sul sito La Voce dei Cittadini.

Redazione

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