Abolizione Imu 2013: torna l’Irpef sulle seconde case, ma il governo tace

Redazione 30/08/13
La frittata è completa. I trionfalismi per l’abolizione dell’Imu si sono spenti in fretta: a meno di 48 ore dagli annunci vittoriosi di Letta e Alfano, c’è già più di una ragione per rimpiangere la vecchia tassa, almeno per una buona fetta di contribuenti.

Come diffuso a ruota del Consiglio dei ministri di mercoledì, l‘esenzione dall’Imu 2013 riguarda i possessori di prime case, terreni agricoli e fabbricati rurali. Cancellata la rata di giugno, a suo tempo posticipata a settembre, e quella di dicembre, in attesa che, con l’anno nuovo, l’imposta scompaia del tutto dalle coordinate tributarie.

E questa dipartita della tassa più contestata degli ultimi tempi, comporterà il già certo debutto della cosiddetta Service Tax, una nuova imposta di riscossione locale, che servirà a finanziare i servizi pubblici gestiti dai Comuni. In questi termini, dunque, sostituirà tanto l’Imu quanto la Tares, la tassa per la gestione dei rifiuti. E in quanto il livello di qualità dei servizi incide sia sul valore dell’immobile, che sugli inquilini che eventualmente lo abitano, a doversi sobbarcare il costo della tassa dovranno essere tanto i proprietari quanto gli affittuari.

Fin qui, i mali certi e risaputi. Un ulteriore neo sorto a seguito dell’abolizione Imu, riguarda certamente anche l’Iva. Il programmato aumento di un punto percentuale dal 21 al 22%, slittato da luglio a ottobre, sembra ormai un’amara certezza, almeno a sentire le parole a caldo dopo il decreto Imu, pronunciate dal viceministro dell’Economia Stefano Fassina, che ha anticipato l’incremento come un passo “inevitabile”.

Ma spunta già un altro “effetto collaterale” dell’addio all’Imu, nascosto tra le pieghe del provvedimento approvato in Cdm. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, infatti, si ripresenterebbe il quadro fiscale antecedente all’introduzione dell’Imposta municipale unica, rendendo la vita assai difficile ai proprietari di seconde case.

All’articolo 6 del testo, infatti, viene specificato chiaramente il “Ripristino parziale dell’imponibiltà ai fini Irpef dei redditi derivanti da unità immobiliari non locate”. In sostanza, si tratta del ritorno della vecchia norma secondo cui, anche se disabitato, un immobile viene considerato come possibile fonte di reddito e, in quanto tale, soggetto a margine imponibile. Previsione già resa inerme dall’effetto Imu, risultando di fatto compresa nel nuovo quadro dell’era Monti, ma che, ora, andrà a fare il paio con la futura Service Tax, per una combinazione davvero letale a partire dal 2014.

Il problema, per tutti gli interessati – si calcolano oltre sei milioni di immobili – è, però, più imminente di quanto sembra: mentre l’Imu sparirà ufficialmente dall’anno a venire, l’imposta sulle seconde case tornerà a farsi sentire già a ottobre, quando i proprietari dovranno elencare i possedimenti in denuncia dei redditi. E l’impatto, per le casse statali, sarebbe davvero notevole: un miliardo e 300 milioni di euro di gettito fresco, una nota passata in secondo piano dagli annunci un po’ troppo esultanti del governo.

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