NUOVA TECNOLOGIA A FAVORE DELL’INVECCHIAMENTO SANO: DI CHE COSA SI TRATTA?
Il progetto prevede la possibilità per le persone anziane di poter ottenere, tramite l’utilizzo di sensori e strumenti tecnologici, consigli e pratiche utili volti a prevenire patologie attraverso un’analisi quotidiana delle rispettive abitudini nonché ambienti di vita, e dunque a vivere meglio e più a lungo.
I consigli potrebbero essere, ad esempio, quando e come fare esercizio fisico, su cosa basare la propria alimentazione e quali cibi invece eliminare, come correggere le abitudini nocive. Questo, in sintesi, è il progetto a cui punta un team di ricerca internazionale, composto da scienziati e analisti provenienti da 16 diversi Paesi, tra Europa, Asia ed Australia, che ha quale obiettivo finale quello di lanciare una piattaforma basata sulle tecnologie dell’informazione e comunicazione (Ict), che aiuti le persone anziane a prevenire e contrastare la fragilità connessa all’invecchiamento.
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PROGETTO MY A-HA: LA NUOVA FRONTIERA DELLA TECNOLOGIA
Il progetto si chiama “my A-ha”, e sta per “My active and healthy ageing”, ossia “il mio invecchiamento sano e attivo”. A promuoverlo, l’Università di Torino, che grazie ad un finanziamento europeo sarà a capo per i prossimi 4 anni di una squadra composta da 16 gruppi di ricerca e varie aziende hi-tech, specializzate in diverse branche, dall’informatica alle medicina.
A coordinare i lavori sarà, invece, il Nit, Centro interdipartimentale di Neuroscienze dell’Università di Torino che nel corso dei prossimi mesi sperimenterà programmi di teleassistenza per la diagnosi precoce del rischio di fragilità, che hanno lo scopo di migliorare l’attività fisica, la funzione cognitiva, lo stato psicologico, le risorse sociali, la nutrizione, il sonno e il benessere generale.
OCCHIALI ELETTRONICI E SENSORI DIGITALI: NUOVI USI
Gli strumenti tecnologici di cui si serviranno i ricercatori saranno ausili da indossare oppure installare nelle abitazioni dei soggetti, tra cui gli occhiali elettronici della giapponese Jins e i sensori domotici, che rilevano informazioni su un dato ambiente, in questo caso relative al grado di salubrità.
Quando dall’analisi dei dati emergerà un rischio per la salute, my-AHA offrirà tutta una gamma di interventi mirati, anch’essi basati sulle tecnologie Ict. Secondo il team di ricerca dell’Università di Torino, un approccio simile dovrebbe tradursi in un notevole risparmio sui costi di assistenza sanitaria. Da quanto emerge dal rapporto “ICT and ageing” del 2012, infatti, anche l’Unione europea ha stimato come un utilizzo dei servizi di teleassistenza potrebbe abbassare di 12,5 milioni i giorni di ricovero ospedaliero e di oltre 40 milioni i ricoveri in istituti di lungo-degenza.
ALLA RICERCA DI 600 VOLONTARI: COME CANDIDARSI
Al fine di raggiungere gli obiettivi di my-AHA, il team di ricercatori sta cercando 600 soggetti volontari. I requisiti richiesti sono: avere più di 55 anni e vivere in uno dei Paesi coinvolti dal progetto, ossia Austria, Belgio, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna, Svezia, Australia, Corea del Sud, Giappone.
“Ai soggetti – ha spiegato Innocenzo Rainero, professore della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze Rita Levi Montalcini – chiederemo di indossare alcuni sensori come gli occhiali JINS MEME, un contapassi, un saturimetro e pulsimetro; e di utilizzare una piattaforma TV (Kinect) e un sensore del sonno (Beddit). In Italia il progetto è aperto a 40 volontari di entrambi i sessi”.
Chiunque fosse interessato ad inviare la propria candidature può contattare direttamente i referenti italiani del progetto all’indirizzo: myaha.project@gmail.com.
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Anziani – Salute e ambiente urbano
Nell’estate 2003 un’ondata di calore straordinaria ha investito l’Europa causando in poche settimane una mortalità impressionante. Alcuni studi parlano di decine di migliaia di decessi, soprattutto tra gli anziani oltre i 75 anni. Nell’inverno 2012 i paesi europei sono stati investiti da un’ondata di freddo eccezionale. È durata non pochi giorni con nevicate abbondanti e le cronache giornalistiche hanno riportato una sorta di bollettino di guerra, con difficoltà pesanti, patite soprattutto dagli anziani. Pur nella loro diversità, potrebbero essere considerati due casi di scuola per misurare l’adeguatezza dell’offerta dei servizi sociali e sanitari. La Comunità di Sant’Egidio, con il Programma Viva gli Anziani! ha provato a rispondere in modo nuovo ai problemi inediti che le strutture sociali vivono. Il Programma nasce nel 2004 a Roma, dopo la terribile estate dell’anno precedente, con un obiettivo semplice e ambizioso: non lasciare gli anziani da soli a fronteggiare gli eventi critici come il caldo, il freddo, una caduta, la perdita del coniuge, attraverso interventi diretti e campagne di informazione mirate nei periodi critici dell’anno, coinvolgendo e attivando le reti di prossimità esistenti in un quartiere. I vicini, i portieri, i negozianti, le assistenti a pagamento sono stati una risorsa preziosa in un quartiere e collegare insieme e attivare queste reti può produrre risultati sorprendenti in termini di benessere, qualità di vita, riduzione dell’ansia, sicurezza. Per affrontare i rischi dell’estate e dell’inverno, per evitare ricoveri inappropriati, per non finire in istituto e per tornare a casa dall’ospedale appena possibile con una dimissione protetta senza i tempi di attesa delle liste per l’assistenza domiciliare. Insomma, con strategie di intervento finalizzate a contrastare la solitudine degli anziani e coinvolgendo la trama relazionale del quartiere, è stato possibile ottenere ottimi risultati in termini di salute, con risorse molto contenute.
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