Pensione di invalidità 2019: restituzione delle somme all’Inps. Quando e come avviene

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Quando si parla di pensione di invalidità, in realtà, non si fa esclusivamente riferimento all’assegno ordinario di invalidità (AOI) disciplinato dalla L. 12 giugno 1984, n. 222, ma si intendono una molteplicità di prestazioni riconosciute ai soggetti invalidi. Dunque, la pensione di invalidità può essere intesa come una macrocategoria nella quale includere:

  • l’assegno ordinario di invalidità, riconosciuto a coloro la cui capacità di lavoro sia ridotta a meno di un terzo,
  • la pensione di invalidità civile, erogata ai soggetti che hanno un’invalidità compresa tra il 74% e il 99%
  • la pensione di inabilità, erogata agli invalidi civili totali;
  • l’indennità di frequenza, riconosciuta ai minori di 18 anni che hanno difficoltà che ne ostacolano l’inserimento scolastico e sociale;
  • l’indennità di accompagnamento, che viene erogato ai soggetti affetti da gravi minorazioni fisiche o psichiche che li rendono non autosufficienti.

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In genere, minimo comune denominatore di tutte le prestazioni è la presenza di patologie che non consentono il normale svolgimento dell’attività lavorativa e quindi il proprio sostentamento. Tuttavia, esistono dei casi nei quali l’INPS può pretendere la restituzione di tutte le somme erogate, e dunque la revoca del beneficio stesso. Quando e come l’Inps può chiedere indietro le somme erogate a titolo di pensione di invalidità? Ecco cosa c’è da sapere.

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Pensione di invalidità ordinaria: come funziona 

Come precisato in premessa, la pensione di invalidità ordinaria è disciplinata dalla L. 12 giugno 1984, n. 222. In particolare, l’art. 1 specifica che:

  • Si considera invalido, ai fini del conseguimento del diritto ad assegno nell’assicurazione obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti dei lavoratori dipendenti ed autonomi gestita dall’Istituto nazionale della previdenza sociale, l’assicurato la cui capacità di lavoro, in occupazioni confacenti alle sue attitudini, sia ridotta in modo permanente a causa di infermità o difetto fisico o mentale a meno di un terzo“.

L’emolumento spetta, sia ai lavoratori dipendenti che autonomi, nonché ai lavoratori iscritti alla Gestione separata INPS. Per l’accesso è comunque richiesta la maturazione di almeno 260 contributi settimanali (cinque anni di contribuzione e assicurazione) di cui 156 (tre anni di contribuzione e assicurazione) nel quinquennio precedente la data in cui presenta la domanda.

Pensione di invalidità civile: cos’è e quando si ottiene

La pensione di invalidità civile, diversamente, è disciplinata dall’art. 12 della L. n. 118/1971 e spetta ai soggetti, con invalidità compresa tra il 74% e il 99%, che abbiano un’età compresa tra i 18 e i 67 anni. Per avere diritto all’emolumento non bisogna superare un certo limite di reddito, che per l’anno 2019 è pari a 4.906,72 euro.

Riepilogando, quindi, i requisiti della pensione d’invalidità civile sono i seguenti:

  • avere un’età compresa tra i 18 e i 67 anni;
  • avere una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 74% e il 99%;
  • essere cittadini italiani, europei o extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo;
  • avere un reddito annuo di importo fino a massimo euro 4.906,72;
  • essere disoccupato.

In caso di invalidità civile totale (100%), il limite di reddito personale annuo da non superare è di 16.814,34 euro.

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Pensione di invalidità: quando si perde

Venendo più specificatamente ai casi in cui è possibile perdere la pensione di invalidità, l’INPS ha più volte affermato che un motivo di revoca è la mancata conferma dell’assegno d’invalidità. Si ricorda, al riguardo, come la pensione di invalidità ordinaria deve essere confermata ogni tre anni dalla Commissione medica INPS, ai fini della verifica delle condizioni di salute che danno diritto al trattamento. Alla terza conferma, l’assegno è riconosciuto in automatico, salvo richiesta di revisione. Tuttavia, se l’interessato non si presenta a revisione le prime volte, perde la pensione. In ogni caso, si può perdere il trattamento previdenziale anche laddove i medici INPS non riscontrino le condizioni d’invalidità per il diritto alla prestazione.

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Altro motivo di revoca è il requisito economico.  Nei casi di erogazione di provvidenze che prevedono la sussistenza anche del requisito economico è previsto l’obbligo di comunicazione a carico dell’interessato di ogni variazione sopravvenuta nella propria situazione reddituale. Quindi, laddove nel corso dell’erogazione della provvidenza, il requisito economico del beneficiario venga meno, è disposta la revoca della pensione o dell’assegno.

L’aumento del reddito, cioè il venir meno del requisito economico, deve essere denunciato dallo stesso interessato, il quale nella domanda di pensione, o assegno, assume infatti l’obbligo di comunicare agli organi competenti ogni variazione che dovesse sopraggiungere nella propria situazione reddituale. A tal fine, il beneficiario si impegna a comunicare, entro 30 giorni dal suo verificarsi, qualsiasi variazione riguardante la propria situazione reddituale. In caso di dichiarazioni non conformi al vero e non tempestivamente comunicate in caso di variazione, si avrà, in ogni caso, oltre all’applicazione delle sanzioni di legge, anche il recupero delle somme che risultano indebitamente percepite.

Daniele Bonaddio

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