Caos nel Governo, Decreto Fiscale bloccato da Conte: ecco perché

Spunta il doppio scudo su case e conti. Di Maio: “testo manipolato”

Redazione 18/10/18
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Il Decreto fiscale collegato alla Legge di bilancio, che contiene all’interno la pace fiscale, con il relativo condono, approvato dal Governo nel Consiglio dei ministri di lunedì 15 ottobre, è stato bloccato dal premier Giuseppe Conte. Il Governo si è svegliato nel caos, a causa di quel provvedimento che punta a far emergere fino a 100 mila euro all’anno per singola imposta. È Luigi di Maio a sbottare durante la registrazione della puntata di Porta a Porta affermando: “non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato. Domani sarà depositata una denuncia alla Procura della Repubblica”.

Motivo? Di Maio si è accorto che nel testo depositato “che è arrivato al Quirinale c’è lo scudo fiscale per i capitali depositati all’estero e c’è la non punibilità per chi evade”. “Noi non scudiamo capitali di corrotti e mafiosi e non era questo il testo uscito dal Cdm”.

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Aggiunge anche “io questo testo non lo firmo e non andrà in Parlamento”. Il caso è scoppiato.

Intanto però il Quirinale smentisce che il testo del Decreto Fiscale sia mai giunto al Colle: “Il testo del decreto in materia fiscale non è ancora pervenuto”. Così Di Maio recplica: “Allora basterà lo stralcio”.

Freddo e al vetriolo il commento della Lega: “Noi siamo seri, non sappiamo di decreti truccati”. Mentre Palazzo Chigi fa sapere di aver bloccato l’invio. “il testo è stato anticipato al Colle solo in via informale”, dice una nota. E annuncia che il premier rivedrà il testo articolo per articolo.

“Venerdì torno a Roma e si chiude”, ha affermato il premier Giuseppe Conte rispondendo ai cronisti che lo attendevano in albergo sul caso. “Abbiamo approvato un testo in Cdm, quello deve essere”, spiega Conte ribadendo che, al suo ritorno dal Consiglio europeo e dal vertice Asem, “visionerà articolo per articolo” il decreto che contiene la misura della pace fiscale.

Caos decreto fiscale: scoppia il caso sull’articolo 9

Il giallo è scoppiato con l’articolo 9 dell’ultima bozza circolante del Decreto, che fissa le regole per chiudere i conti con il Fisco utilizzando lo sconto sulle imposte.

Le imposte citate sono quelle su Case e Conti. Si tratta di due mini-patrimoniali per chi possiede beni mobili e immobili all’estero, che erano state introdotte dal Governo Monti. Non si tratterebbe comunque di una sanatoria ex novo, ma di rettifica dei patrimoni già dichiarati al Fisco. Non una dichiarazione di nuovi patrimoni.

Sta di fatto che, secondo quanto denunciato da Di Maio, una manina avrebbe manomesso il testo, allargando le maglie della maxi sanatoria fiscale e contributiva: tetti più alti, possibilità di sanare anche l’Iva, e poi spuntano i capitali detenuti all’estero e il colpo di spugna su una serie di reati tributari e sulla disciplina del riciclaggio e dell’autoriciclaggio. Tutto nell’articolo 9 del testo dedicato alla cosiddetta “dichiarazione integrativa speciale”: quello citato da Di Maio.

Tetto dei 100 mila euro per singola imposta

Inoltre, stando alle prime bozze, il tetto di 100 mila euro massimo dell’imponibile che si può fare emergere nella misura del 30 per cento, non vale per l’intero pacchetto di imposte condonate, ma per ciascuna singola imposta. Ne viene fuori un effetto moltiplicazione del tetto massimo. L’articolo 9 che specifica come il tetto di 100 mila sia inteso per ogni singolo anno d’imposta, visto che gli anni recuperabili potrebbero essere cinque, si arriverebbe ad un tetto complessivo di imponibile emerso pari a 500 mila euro. Su tutto si paga il 20 per cento invece del 43 per cento.

Ora Conte precisa che vaglierà articolo per articolo e si chiuderà la faccenda. Entro venerdì.

Redazione

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