La cartella esattoriale è illegittima senza il calcolo degli interessi

Fisco: la cartella esattoriale è nulla se non sono indicati chiaramente i metodi di calcolo delle somme da pagare.

Redazione 24/04/17
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La cartella di pagamento che non indica chiaramente il metodo di calcolo degli interessi è nulla. Come tutti i provvedimenti amministrativi, infatti, le cartelle esattoriali devono essere motivate in modo congruo intellegibile; in caso contrario, sono illegittime. Questa l’importantissimo principio ribadito pochi giorni fa dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 9799/2017.

Ottime notizie, dunque, per tutti i contribuenti: le numerosissime cartelle di pagamento che vengono notificate senza una chiara indicazione degli interessi sono, per legge, da annullare e possono essere contestate di fronte al giudice. Vediamo quando e in che modo.

 

In quali casi la cartella esattoriale è nulla?

La cartella esattoriale che contiene solo il riferimento all’importo totale da pagare al Fisco, senza indicazione dei motivi per i quali è stata emessa e soprattutto senza spiegazione del metodo di calcolo utilizzato per arrivare alla cifra da corrispondere, è nulla. Almeno, stando alla sentenza della Cassazione, quando la cartella non è stata preceduta da un avviso di accertamento.

La Legge infatti, come accennato, stabilisce che tutti gli atti della pubblica amministrazione devono essere motivati in maniera completa e chiara, in modo che il cittadino possa comprenderli ed eventualmente difendersi e impugnare l’atto. A nulla vale il fatto che l’ufficio competente provveda poi a fornire spiegazioni una volta interpellato: non si può pretendere dal contribuente, di principio, il possesso di conoscenze giuridiche e fiscali alle quali non è tenuto.

Cosa succede quando manca il calcolo degli interessi?

Nel caso di specie, la Suprema Corte ha dichiarato illegittima una cartella esattoriale che non indicava il tasso e la decorrenza del pagamento degli interessi richiesti. Il contribuente, in questo caso, non è dunque stato posto nella condizione di verificare la correttezza del calcolo degli interessi operato dall’Agenzia.

La sentenza in esame della Corte di Cassazione è particolarmente importante, soprattutto se confrontata con la simile decisione n. 24933 del 2016. Moltissime delle cartelle esattoriali notificate ai contribuenti, infatti, non riportano il calcolo degli interessi in chiaro, limitandosi a indicare l’importo già comprensivo di tutti gli addebiti.

In questi casi il cittadino può impugnare l’atto dinanzi al giudice, generalmente entro 60 giorni dalla notifica.

Quali sono gli interessi dovuti sulla cartella?

I contribuenti che ricevono una cartella esattoriale, ricordiamo, devono pagare il capitale, gli interessi di mora e gli oneri di riscossione.

Mentre il capitale rappresenta il tributo o la sanzione vera e propria, “di base“, sul quale sono già stati calcolati gli interessi maturati prima dell’iscrizione a ruolo, gli interessi di mora si pagano quando la cartella esattoriale viene pagata oltre i 60 giorni dalla notifica. Il tasso degli interessi di mora passerà dal 4,13% al 3,50% il prossimo 15 maggio.

Gli oneri di riscossione, infine, sostituiscono il vecchio aggio e sono dovuti per il funzionamento del servizio nazionale di riscossione. In caso di pagamento effettuato entro 60 giorni dalla notifica della cartella, tali oneri sono pari al 3% delle somme riscosse; se il pagamento viene invece effettuato dopo i 60 giorni, gli oneri di riscossione aumentano fino al 6% dell’importo dovuto.

 

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