Depenalizzazione: addio al reato di ingiuria. Ora come difendersi?

Redazione 20/01/16
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Tra l’ampio pacchetto di reati depenalizzati grazie al decreto legislativo sulla depenalizzazione, approvato venerdì scorso dal Governo, figura anche il reato dell’ingiuria.

In questo caso, però, non si tratta soltanto di una penalizzazione in quanto è stata sancita una vera e propria estinzione dell’illecito che, dunque, ora diventa impossibile da punire sia in sede penale che civile.

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Si dovrebbe trattare, si ipotizza, di un problema causato dal vuoto legislativo lasciato dal legislatore che in questo modo fa sì che, d’ora in poi, chiunque sarà libero di poter offendere impunemente un’altra persona, senza il pericolo di incorrere né in un procedimento penale né tanto meno, come invece dovrebbe essere, in una condanna civile al risarcimento del danno.

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REATO DI INGIURIA: DI CHE COSA SI TRATTA?

Si tratta dell’offesa formulata da un soggetto nei confronti ed alla presenza della vittima a cui la medesima offesa è rivolta, in assenza di altri soggetti. La situazione inversa, infatti, ossia l’assenza della vittima e la presenza di terzi comporterebbe il diverso reato di diffamazione.

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REATO DI INGIURIA: COME PROVARLO?

Si tratta, come anticipato sopra, di un reato di norma consumato alla sola presenza del soggetto reo e della vittima, così come ad esempio quello di violenza sessuale o di estorsione.

In questo modo, la giurisprudenza ai fini di infliggere punizioni a tali illeciti, che in altro modo non avrebbero conferme del fatto, ha ammesso, esclusivamente nel processo penale, che possa valere anche la testimonianza della vittima, senza ulteriori elementi di riscontro.

La stessa cosa, tuttavia, non può applicarsi nel processo civile, dove la testimonianza dell’attore, ossia il soggetto responsabile dell’avvio della causa per tutelare il proprio diritto, non viene mai ammessa, nonostante rappresenti il solo elemento comprovante la lesione subita.

DEPENALIZZAZIONI: ADDIO AL REATO DI INGIURIA?

Grazie al recente decreto legislativo sulla depenalizzazione, l’ingiuria non è più reato, uscendo definitivamente dal perimetro del processo penale.

In questo modo, quindi, il soggetto che risulta essere offeso potrà difendersi soltanto aprendo una causa civile, per ottenere l’indennizzo e la multa, anche se quest’ultima a favore dello Stato.

In sostanza, mediante l’ultimo intervento, il legislatore non si è limitato soltanto a cancellare il reato, ma anche l’illecito e di conseguenza il risarcimento del danno che in tal modo non si potrà più ottenere.

DEPENALIZZAZIONI, REATO DI INGIURIA: COME CAMBIANO LE PROVE?

Infatti, quello che ora ci si chiede è come si potrà provare di aver subito l’offesa, da momento che le dichiarazioni della vittima, così come è invece avvenuto sino a ieri nella sfera del giudizio penale, non sono ammesse in sede civile?

Da qui, appunto, la conclusione conseguente che nei casi in cui l’ingiuria venga consumata soltanto alla presenza del reo e della vittima, senza cioè altre persone nelle vicinanze quali possibili testimoni in un eventuale processo, diventerà non più punibile.

DEPENALIZZAZIONI, REATO DI INGIURIA: CHE COS’E’ L’INGIURIA AGGRAVATA?

Si presenta come la sola fattispecie di ingiuria punibile in sede processuale civile. Si tratta, infatti, dell’ingiuria commessa alla presenza di più persone.

Per tutti gli altri casi, invece, la persona offesa sarà costretta a rinunciare a difendere i propri diritti a meno che non riesca a procurarsi una registrazione delle conversazioni avvenute.

Attenzione, però, perché anche in quest’ultimo caso tali registrazioni non sempre sono possibili, non soltanto perché è difficile prevedere anticipatamente ciò che verrà detto nel corso di una determinata conversazione, ma anche perché ci sono precisi luoghi dove è vietato adoperare il registratore senza il previo consenso del soggetto intercettato, ad esempio, la casa e gli altri luoghi di sua privata dimora.

Ecco perché è attesa, al più presto, una nuova correzione da parte del Parlamento.

Redazione

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