Avvocati: le spese per l’abbigliamento sono deducibili?

Redazione 03/11/15
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Sulle finanze degli avvocati incidono le spese per l’abbigliamento? Oltre ai costi previsti per la formazione, lo studio, l’assicurazione e le banche dati anche quelli per il guardaroba si possono dedurre?

Nonostante sull’argomento non ci siano punti chiari, il principio generale che si può applicare anche ai professionisti è che le spese deducibili sono quelle che si relazionano direttamente all’attività ricoperta. Contrariamente, non si possono dedurre i costi che si collegano unicamente a interessi personali del contribuente, ad eccezione di peculiari casistiche.

Al di là di alcuni capi, come ad esempio la toga, che risultano palesemente inerenti l’attività forense e dunque sono da ritenersi interamente deducibili, altri (vedi abiti o tailleur) sollevano dubbi da parte del Fisco circa la rispettiva possibile deduzione.

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Per gli avvocati le spese interamente deducibili (deduzione al 100%) riguardano la cancelleria, i valori bollati e postali, ma anche le spese per eventuali dipendenti, per i compensi ai collaboratori di studio o ai colleghi con cui si è cooperato, oltre ai costi per i contributi previdenziali e assistenziali versati per gli stessi dipendenti.

Risultano deducibili al 100% anche i corrispettivi pagati per la fruizione di marchi grafici di studi legali conosciuti e gli interessi passivi per finanziamento o dilazioni di pagamento inerenti l’attività professionale. A ciò si aggiungono, poi, le spese per libri, riviste, enciclopedie e beni strumentali, le imposte (escluse quelle sui redditi e quelle legalmente indeducibili), i premi di assicurazione per i rischi che concernono l’attività professionale, le bollette della luce, riscaldamento, acqua e utenze dello studio legale.

Ricade invece una deducibilità parziale, basata su percentuali  che mutano in base alla singola casistica, sulle spese di rappresentanza, quelle per convegni e per corsi di aggiornamento professionale. Sono infine deducibili parzialmente anche i costi relativi a hotel e ristoranti, l’IRAP, l’IMU per gli immobili strumentali e i costi per beni strumentali ad uso promiscuo.

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