Queste, le dure parole del segretario generale dell’ANF, Luigi Pansini, in merito alla posizione presa dall’Associazione Nazionale Forense durante il Consiglio Nazionale tenutosi a Rimini il 26 e 27 settembre scorsi, circa la decisione di impugnare il regolamento n° 144 del 12 agosto scorso del Ministero della Giustizia.
Pronunciandosi su uno degli aspetti dell’illegittimità del regolamento Pansini ha evidenzito come “La specializzazione non può essere ottenuta a seguito di un percorso esclusivamente teorico e culturale, ed è palese la diversità di trattamento ed il disvalore dell’effettiva esperienza professionale, anche con riferimento al mantenimento del titolo di specialista, rispetto all’attività di frequenza di corsi normativi”.
“Al contempo – ha continuato il segretario generale – la valutazione della qualità degli incarichi ai fini della comprovata esperienza non è ancorata ad alcun criterio oggettivo, ma rimessa ad un apprezzamento ingiustificatamente discrezionale. Nel settore dell’esecuzione forzata, la qualità ed il numero degli incarichi rende di fatto generica l’individuazione del settore di specializzazione e paradossali il conseguimento ed il mantenimento del titolo di specialista dovendo l’avvocato escludere, per dimostrare la comprovata esperienza, gli incarichi aventi ad oggetto le medesime questioni giuridiche e che necessitano un’analoga attività difensiva”.
Ulteriori elementi critici del regolamento, secondo Pansini, sono la generica specializzazione in diritto penale, da un lato, e il numero molto alto di titoli specialisti nell’ambito del diritto civile, dall’altro. Lo stesso sembra poi valere per il diritto amministrativo. Dubbi sono stati sollevati anche sulle norme in materia di concorrenza, sulla frequenza dei corsi obbligatori per il mantenimento del titolo e sul potere del Consiglio Nazionale Forense di riconoscere le associazione specialistiche
“Queste e tutte le altre criticità erano state portate all’attenzione della politica, delle istituzioni forensi e del Ministero della Giustizia anche nel corso dell’ultimo congresso nazionale dell’Avvocatura di Venezia del mese di ottobre 2014, con due mozioni approvate dalla massima assise dell’Avvocatura, evidentemente rimaste lettera morta”, ha così motivato Pansini la decisione inevitabile di ricorrere al giudice.
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