Proroga Tasi 2014, data attuale al 16 giugno. I Comuni pensano al voto

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Giugno, meglio settembre, o forse no, facciamo luglio. E’ caos completo sulle date del primo acconto Tasi 2014, la tassa che sostituirà l’Imu sulle prime case in tutta Italia. Ora, l’ipotesi più accreditata è che il calendario resterà quello prefissato, ma, ancora, è presto per mettere la parola fine alla querelle in pieno svolgimento tra Comuni e istituzioni centrali.

Nei giorni scorsi, si sono rincorse diverse voci di una proroga sulla prima rata della Tasi perché i Comuni stanno arrivando impreparati all’appuntamento con l’imposta sulla casa, introdotta dalla legge di stabilità 2014.

Dopo le difficoltà delle prime settimane dell’anno, in cui ai contribuenti è stato richiesto l’esborso extra della mini Imu, con relative accesissime polemiche visti i precedenti annunci del governo Letta, sembrava che l’avvento del nuovo balzello fosse lontanissimo, con, in mezzo, il baratro elettorale. Addirittura, la Tasi è progressivamente sparita dalle cronache, quasi che il nuovo governo ne avesse cancellato l’obbligo impositivo. Tutt’altro, invece: l’imposta sulla casa è sempre al suo posto e presto busserà alla porta dei contribuenti.

Eccoci qui, dunque, impegnati a seguire le ultime diatribe tra Renzi e Grillo, a pochissime settimane dalla data stabilita per il primo acconto, che, del resto, coincide con quella relativa all’Imu in vigore fino allo scorso anno: il 16 giugno.

Peccato, però, che, prima di passare a riscuotere, i Comuni debbano definire le aliquote della nuova tassa e il margine, in proposito, è davvero stretto, essendo fissato al prossimo venerdì 23 maggio.

Dunque, manca meno di una settimana di tempo per fissare, Comune per Comune, le aliquote dell’imposta sui servizi indivisibili, la parte della Iuc, nuova sigla fiscale sugli immobili, che andrà a finanziare le prestazioni essenziali offerte dagli enti comunali.

Proprio per questa ragione, dunque, l’Anci ha protestato duramente contro la possibilità di una proroga alla Tasi, opponendosi agli emendamenti arrivati sul decreto Irpef dei famosi 80 euro di Matteo Renzi che aprivano alla proroga.

Visti i tempi così accorciati, i tecnici del ministero avevano addirittura pensato, dapprima, a una proroga a settembre, proprio come fece un anno fa il governo di Enrico Letta. Poi, a seguito delle rimostranze dei Comuni, si era preferito accennare come possibile scadenza al 16 luglio, cioè un mese esatto dopo la data iniziale. Ciò, avrebbe consentito, da una parte, una deliberazione più agevole ai Comuni ancora inadempienti e, dall’altra, una stesura dei bilanci locali più tranquilla (fissata, quest’ultima, al 31 luglio).

Va ricordato, del resto, che sono appena mille le realtà locali che hanno svolto “i compiti a casa” di fissare con congruo anticipo le aliquote. E, al contempo, sono ben 4mila i municipi che cambieranno guida a partire dal prossimo 25 maggio: forse, davvero, i sindaci uscenti hanno prestato troppa attenzione alla campagna elettorale, senza concentrarsi sui calendari fiscali e amministrativi.

Intanto, il governo continua a sostenere la linea del rinvio, l’Anci, in rappresentanza dei Comuni, piange miseria, ma nei municipi l’attenzione rimane tutta rivolta alle urne. Il rischio è che quando si verificherà questo risveglio collettivo, sarà troppo tardi e le aliquote rimarranno invariate sui valori del 2013.

Francesco Maltoni

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