Trattativa Stato-mafia: Napolitano chiamato a testimoniare sugli “accordi indicibili”

Luisa Camboni 23/10/13
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Napolitano teste? Eh sì, proprio così! E’ questa la notizia che rimbomba negli ambienti politici e, soprattutto, al Colle. Una notizia che fa clamore. Difatti, non è da tutti i giorni che un Capo di Stato sia chiamato a deporre come testimone e, per di più, a deporre al processo trattativa Stato-boss.

Qual è l’argomento oggetto di deposizione sul quale il nostro Capo di Stato sarà chiamato a rispondere?

L’argomento è stato ben definito, circoscritto dalla Corte d’Assise di Palermo nei limiti fissati dalla sentenza della Corte Costituzionale del 4 dicembre 2012. In detta sentenza la Corte ha puntualizzato, in maniera precisa, che anche le attività informali connesse all’esercizio delle funzioni del Capo dello Stato sono coperte da riserbo. E di questo ne tiene conto anche l’ordinanza della Corte d’Assise.

Sarà chiamato a rispondere sui dubbi sollevati dal Consigliere giuridico Loris D’Ambrosio in una missiva inviatagli nel giugno 2012; e, più precisamente, sui sospetti evidenziati dallo stesso D’Ambrosio sugli “indicibili accordi” nel periodo delle stragi.

Questa convocazione è un fatto che ha suscitato e suscita perplessità. Molti i commenti di incertezza; tra questi quello del Ministro della Giustizia Cancellieri che lo ha definito “inusuale”. “Inusuale” perché? Forse perché è chiamato il Capo di Stato a deporre? Forse perché l’argomento è assai delicato? Forse perché si riapre quella pagina nera del periodo delle stragi che vuole trovare risposta, verità parlando di trattative fra uomini delle istituzioni e uomini della mafia?…

Ma una convocazione del tutto legittima perché la testimonianza del Presidente della Repubblica è espressamente prevista dal nostro codice di procedura penale, ex art. 205, comma 1 c.p.p.. L’unica differenza? E’ il luogo dove la testimonianza del Capo dello Stato deve essere assunta e, cioè la sede in cui egli esercita la sua funzione: il Palazzo del Quirinale.

Altri dubbi sovrastano l’argomento: Rifiuterà di testimoniare? Se deciderà di deporre che cosa risponderà? Solleverà un nuovo conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato? Tutti interrogativi che, al momento, restano senza una risposta. Nessuna notizia certa trapela dal Palazzo del Quirinale. Senza dubbio, questo chiamata non ha impedito al Capo dello Stato di continuare a svolgere l’Altissimo ruolo istituzionale di cui è investito.

Certamente, non appena arriverà l’ordinanza, il team giuridico del Quirinale si metterà a lavoro per valutarla nel massimo rispetto istituzionale e, in quel momento, si conosceranno le risposte ai tanti dubbi sollevati.

Nonostante i vari interrogativi, chi scrive chiude con una riflessione personale: rifiutare di deporre configurerebbe un comportamento non in linea con i principi democratici e metterebbe in forse i concetti di trasparenza e coerenza propri dell’altissima funzione del Presidente della Repubblica.

Luisa Camboni

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