Province dimezzate, miniospedali risparmiati: primi effetti di spending review

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E’ un “giardinaggio” da professionista, non un colpo di motosega stile “Non aprite quella porta”. La spending review di Mario Monti, che adesso è legge, comincia subito il suo iter puntando forte sulle linee guida che già in precedenza il capo del Governo e i suoi collaboratori avevano indicato. Province, sanità, Iva: su questo tris d’assi, si è concentrato il Cdm fiume di ieri dal quale, poi, è stata varata la seconda rata di interventi.

Trattasi di una vera e propria missione, per usare le parole del presidente del Consiglio, pensata per i cittadini – chissà cosa ne pensano i diretti interessati, soprattutto i dipendenti delle province tagliate – che per i prossimi sei mesi del 2012 comporterà tagli per 4,5 miliardi, che per il 2013 salgono a 10,5 e a per il 2014 a 11. Un escalation progressiva che non si dimentica, appunto, del dimezzamento delle Province: entro fine 2012 dovranno scendere a quota 50, costi quel che costi.

In particolare, la razionalizzazione degli enti intermedi verrà eseguita seguendo due criteri di base: il primo è la dimensione territoriale, il secondo è la popolazione. La definizione esatta dei due parametri sarà completata entro 10 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, con apposito provvedimento del Consiglio dei Ministri. Tutto qui? No, perché la pubblica amministrazione non può essere trattata a compartimenti stagni, visto che le province sono collegate alle regioni, e tutte e due ai comuni, seppur negli ultimi 30-40 anni vi sia stata una forte tendenza al decentramento.

Ecco perché, per ora, i comuni capoluogo sono esclusi dagli interventi di accorpamento e riduzione e ai principali del Paese verranno demandate tutte le altre competenze che finora lo Stato aveva attribuito alle province: si tratta delle cosiddette città metropolitane, ovvero Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, che resteranno comuni ma di fatto ingloberanno tante delle funzioni provinciali, in un’evidente ottica di efficienza dei servizi che comunque rispetti e tuteli i lavoratori di ogni settore. Dimenticavamo le province risparmiate dalla scure, pardon, dal bisturi della spending review: si occuperanno di ambiente (soprattutto per il settore discariche); trasporti e viabilità (costruzione, classificazione e gestione delle strade).

Tutto questo, ed è notizia ufficiale, ci risparmierà dall’aumento immediato di altri due punti percentuali di Iva, che comunque è rinviato al 2013, mentre sono salvi i miniospedali: la misura iniziale, che comportava risparmi per circa 200 milioni di euro, non è entrata nella versione definitiva del decreto legge ed è stata compensata con l’abbassamento del tetto di spesa per i dispositivi medici al 4,8%. “Nessuna chiusura da Roma dei piccoli ospedali – promette il ministro Balduzzi – ma razionalizzazione obbligatoria della rete ospedaliera”. Zuccherino? Forse si, ma siamo solo all’inizio. E i caffè amari da ingoiare, sull’altare di un ritorno alla giusta spesa, saranno parecchi.

Matteo Peppucci

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