Quale futuro per il SISTRI?

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Sulla storia (un po’ criminale, un po’ da soap opera, un po’ quale cartina di tornasole di un certo modo di amministrare la pubblica amministrazione, e altro ancora) ci si permette rinviare, senza ulteriormente tediare il lettore, agli scritti sui quali (nel lungo tempo di gestazione e della sempre imminente operatività del SISTRI) ci siamo sforzati di argomentare intorno alla problematica della galassia del SISTRI1 e al…suo…“diritto profano”2 .

Dalle ultimissime “rivelazioni” apparse l’altro giorno (10 maggio 2012) nel sito del quotidiano la Repubblica (e subito rimbalzate nella rete degli operatori che si scambiavano la informazione tra sms, mails, twitter, etc.) e pure dalla breve, ma densissima, ricostruzione fattane nel programma televisivo (Rai3) di Report del 13 maggio 2012, assieme alla lettura del famoso (e mai fino ad ora reso noto) contratto secretato tra la Selex e il Ministero dell’Ambiente (leggibile nel citato sito de “La Repubblica”) emergono ulteriori (invero, per noi, “satellitari”) considerazioni da farsi.

Giova ricordare come il segreto di Stato apposto già nel 2007 (dal Ministero dell’epoca3 ) sul progetto istitutivo del SISTRI, segreto veniva ulteriormente “blindato” nel 2008 (con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri4 ), tanto da consentire (nel suo presupposto e/o richiamo) che l’avvio delle procedure di aggiudicazione o di individuazione del contraente con la PA venivano svolte senza le consuete procedure di evidenza pubblica (bensì, come pare, con l’affidamento diretto, ex art.17 del codice degli appalti, sulla base, appunto, della sola riservatezza) e, quind’anche la contrattazione per le modalità esecutive del servizio di cui alla stipula del contratto con l’affidatario Selex-Sema (e, capitolo delicatissimo, dei subappaltatori vari, dotati – tra altro – del nulla osta sulla sicurezza, etc.).

L’apposizione del segreto (prima di Stato, poi – in un certo senso – “riservato”, di natura amministrativa) giustificava il rifiuto (anzi, precludeva) all’accesso agli atti relativi all’affidamento, da parte di chi (aziende softweristiche varie), nel frattempo, si era azionato avanti il TAR Lazio (soggetti e motivazioni sono meglio leggibili nei nostri articoli dianzi citati, ai quali si rinvia) avverso la disciplina del SISTRI.

Il costo del SISTRI – di circa 60/70 milioni all’anno – sembra (sic!) ricadere in toto alle imprese. In realtà, per calcolare il “budget SISTRI” andrebbero sommati anche tutte le somme allocate nel bilancio ministeriale per lo start up, per i compensi alle commissioni in vario modo istituite e attivate, ed altri, calcolando altresì il tempo di effettivo impegno di quella parte della struttura pubblica – ministeri, altri enti, ecc. – che è stata in vario modo impegnata, per molto tempo, sul fronte SISTRI.

E’ stato anche segnalato (dal PM Maresca in sede di audizione commissione bicamerale di inchiesta sui rifiuti5 ) come, per effetto dell’esistenza di un contratto di factoring, una parte di circa il 6-7% della somma di 60/70 milioni sarebbe stata destinata a favore delle banche che, appunto, anticipano le risorse finanziarie all’affidatario del servizio (questi aspetti non sarebbero emersi in sede di valutazione del progetto da parte della apposita Commissione costituita ad hoc).

Tra altro (e la trasmissione di ieri sera di Report sembra confermarne, implicitamente, i collegamenti) se è vero che il progetto nasce dal brevetto (pare nel 2000) di un professionista, questo professionista sembra poi aver svolto attività consulenziale per la Protezione Civile nell’ambito della emergenza della Regione Campania, anche per quanto riguarda la disgraziata vicenda del progetto noto come “Sirenetta” (e prima ancora SITRA). Inoltre, altri funzionari all’epoca sempre incaricati dalla Protezione Civile, nonostante le note vicende erariali connesse alla medesima iniziativa “Sirenetta”, ne seguiva la “resurrezione”, nonostante proprio quel progetto Sirenetta avesse comportato inutili spese (per oltre 6 milioni di vecchie Lire). Ma, aspetto ancora più inquietante (e connesso alle trame dei poteri forti o delle sponsorizzazioni di italiano costume) questi funzionari, da tempo lavorano a tempo pieno per la Selex,e…. proprio per il SISTRI…..

Di qui, l’opportunità (se non la necessità) che venga fatta luce nella carsica costruzione e nelle radicazioni profonde del SISTRI, ciò anche con riferimento ai vari soggetti che appaiono e scompaiono nel tempo (ma che ancora ivi gravitano e fanno echeggiare altrui volontà).

Ora, detto seccamente e con tutte le cautele del caso, da quanto si capisce dalle cronache di stampa e dalla trasmissione di Report, il SISTRI:

a) parrebbe un ennesimo espediente per “pompare soldi” in termini di consulenze, assunzioni, etc. a tacere d’altro6 ;

b) non ha mai funzionato (almeno come dovrebbe), ma è stato sempre stampellato e, per così dire… “incentivato” (rectius, coartato) con sanzioni invero sproporzionate e irragionevoli7 ;

c) è blindatissimo, peraltro a strafavore della Selex, col famoso contratto secretato che nelle sue numerose clausole garantisce alla medesima Selex una posizione contrattuale quantomeno priva di “seri” e significativi rischi imprenditoriali.

La chiarificazione di tutta la situazione dianzi cennata, si impone,dicevamo, quantomeno dal punto di vista erariale e puranche nei confronti dei soggetti che hanno diligentemente pagato il canone SISTRI (e, come è stato segnalato, le di molto “sovrapprezzate” attrezzature), portando alla luce tutti gli incarichi relativi (direttamente, ma anche indirettamente) al SISTRI, tutti i costi diretti e indiretti, le prebende, eccetera, insomma tutte le somme che in tutta questa vera e propria “ragnatela” sono state previste, accantonate, siano state esse somme liquidate o meno.

Ma la soluzione più pratica (senza tanti alambicchi giuridici) potrebbe essere quella di mettere alla prova il SISTRI nella sua funzionalità effettiva e per come progettata (nonostante le numerose deroghe ed eccezioni nel tempo introdotte).

Come sappiamo, il 30 giugno 2012 (dopo numerosi, dovrebbero essere nel complesso 12, rinvii) il SISTRI dovrebbe finalmente partire, cioè entrare finalmente in vigore.

Se il SISTRI funzionerà nei modi contrattualmente previsti, almeno il danno sarà contenuto (fermo restando la necessità di chiarire la “ragnatela” di cui si è dato cenno anche nei recenti scoop mediatici), se invece –come noi pensiamo – il SISTRI imploderà per sua stessa inconsistenza o incapacità o altro, allora non resterà altro che prenderne atto e rescindere il contratto in essere tra il Ministero dell’Ambiente e la Selex8 , promuovendo una azione di risarcimento di danni nei confronti della Selex (a tacere, si ripete, degli altri aspetti del SISTRI di ordine erariale e penale che, comunque, dovranno essere chiariti in modo completo e, soprattutto, fin dalle sue “radici”).

E’ comunque difficile pensare che il SISTRI, dopo tutte queste (larghe e incontrollate) spendite di denaro (pubblico), di energie (pubbliche e non) e di tempo (oltre che di pazienza da parte degli operatori tutti) verrà archiviato.

Semmai il SISTRI potrà partire in modo diverso (e qui c’è da aprire un capitolo sul suo “pensiero” e sul suo apparato sanzionatorio), ma più lentamente, tornando alle “origini”: prima per i rifiuti pericolosi, poi (forse) programmarsi anche per i rifiuti non pericolosi, comunque riscrivendone la disciplina in modo più rispettoso della normativa comunitaria, e così pure rimaneggiandone le sanzioni, tenendo conto della scuola dei fatti.

 

[1] Citasi (non esaustivamente) i seguenti articoli pubblicati nella presente Rubrica “Speciale ambiente” della “Gazzetta enti locali on line”, ex multiis: I servizi pubblici e il sistri dopo la manovra di metà agosto: prime impressioni (5 parti: da agosto 2011 in poi);  Ancora sul Sistri: dualità, l’apparente potenza del produttore, disposizioni rilevanti, il sistema informatico e le sanzioni (4 parti: dal 30 maggio al 20 giugno 2011); Il Sistri come patrimonio statale?  (9 maggio 2011); La testunificazione del Sistri con decreto Mattm : solo un “raggruppamento” di definizioni?  (2 maggio 2011); Il Mud come megafono della tracciabilità Sistri? (7 marzo 2011); Ultime novità (e ombre) sul Sistri (4 parti: dal 30 agosto al 13 settembre 2010);  Sistri (Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti): una prima ricostruzione (4  parti: dal 15 febbraio al 29 marzo 2010). Si vedano, altresì: Il Sistri come Governance dei rifiuti? Ortopedie, dermatologie,chirurgie, immunologie, in due parti pubblicate nella rivista “Diritto e giurisprudenza agraria, alimentare e dell’ambiente”, nn. 5 e 6/7, Roma, 2011; La gestione dei rifiuti nel sistri e  nel codice: occorrono risonanze, più che concordanze, Ufficio Tecnico, n.6 , Rimini 2011; La gestione dei rifiuti e il‘‘congelamento’’ del Sistri: il punto per gli enti locali e loro aziende, Azienditalia, n.7, Milano, 2001. Da ultimo si veda il volume collettaneo, a cura di A.PIEROBON, Manuale di diritto e di gestione ambientale, Rimini, 2012, sia nelle tematiche ricostruttive, ma, soprattutto nelle note ai vari contributi attinenti (direttamente o indirettamente) al SISTRI.

[2] In senso ironico, ci riferiamo a quanto ben osservata N. IRTI, Società civile, Milano, 1992, pag.2 <Il diritto sacro – il potere originario e sovrano, espresso in leggi stabili e generali – cede al diritto profano, allo stratificarsi di norme speciali, di regolamenti penetranti, di atti amministrativi particolari>.

[3] L’allora Ministro A.Pecoraro Scanio sembra avesse sottoscritto il decreto di secretazione dell’iniziativa (allora allo stato di proposta) solo riferita alla gestione dei rifiuti pericolosi e solo in quanto il sistema traeva origine da non meglio precisate tecnologie “militari”.

[4] Che (forse non è un caso….), riguardava anche la famosa questione dei siti protetti per gli impianti in Campania, in seguito alle note problematiche connesse all’emergenza e alle resistenze locali (o sociali) nei confronti della loro realizzazione.

[5] Audizione avvenuta in sede di Commissione parlamentare di inchiesta sulle attivita’ illecite connesse al ciclo dei rifiuti il 15 settembre 2011, da parte del sostituto procuratore della Repubblica presso la direzione distrettuale antimafia di Napoli, Dott. Catello Maresca. L’audizione può ascoltarsi nel sito di radio radicale (www.radioradicale.it/scheda/335394).

[6] Le squadre di calcio (vedi Report del 13 maggio 2012) diventano un veicolo (cosiccome avviene con i contratti di sponsorizzazione ed altri strumenti ancora) per erogare, per così dire…. “liberalità” e “spartire” somme di denaro di diversa provenienza. Va notato come quello dell’utilizzo delle squadre di calcio (e loro finanziamento) trattasi di un sistema in voga tra la criminalità che utilizza questi “enti” soprattutto per infiltrarsi nel “sociale” della comunità dove sono presenti: per esempio un gestore di rifiuti arrivato dal Sud al Nord per prima cosa cerca di crearsi “consenso” non solo tra i potentati locali – sindaci, amministratori, persone di rilievo, etc. – ma pure nel “sociale”, squadre di calcio, associazioni non profit, volontariato, pubblici esercizi, etc.,etc.. Il meccanismo pare essere (in generale) utile anche per “sbiancare” il “nero” e/o per elargire compensi (e/o tangenti) a qualcheduno…

[7] Si tratta di capire quanto a favore dell’interesse pubblico e/o quanto a favore del soggetto privato e di quel che si agita “dietro” a questo soggetto. Sul punto ci si permette, ancora, rinviare ai nostri precedenti scritti sul SISTRI.

[8] Dalle dichiarazioni, assai condivisibili, rese dall’attuale Ministro dell’Ambiente C. CLINI rese alla trasmissione di Report del 13 maggio 2012, sembra emergere questa posizione al contempo molto critica, però equilibrata, non pregiudiziale, improntata alla tutela dell’interesse pubblico sulla questione del SISTRI.

Alberto Pierobon

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